Consigli di lettura

Creato il 12 settembre 2013 da Verdeacqua @verde_acqua
Mi sono riconciliata alla grande con il mio lato divoratore di libri e con il nulla che mi creo intorno ogni volta che prendo parole altrui tra le mie mani. Ovviamente raccolte in un libro che mi piace, che mi ispira e che sa prendermi, un pò per le viscere.
Ho letto sugli scogli in Croazia, ho letto alla luce di una candela in campeggio e ho letto tornata a casa, con la pancia abitata.
E' andata molto meglio che quel week end del Redentore.
Alcuni vale proprio la pena di raccontarli, magari in due puntate, così riesco a pubblicarlo questo post, che altrimenti rimarrà nelle bozze in buona compagnia di tutti gli altri, quelli che sì poi magari pubblicherò, o forse più probabilmente no.
Piccola premessa, ho letto anche quello di Gramellini, Fai bei sogni, tanto osannato, e volevo dire la mia, ma mi spiace, non capisco il perchè di tutto questo successo. Sono l'unica? Per carità bravo, ma io questo buonismo mascherato non riesco ad apprezzarlo. Questa troppa semplicità che lo rende perfetto per un Buongiorno ma non so se per un vero romanzo. L'ultima parte è sicuramente commuovente, ma sono certa che se non fosse per gli ormoni e l'argomento madre non avrei versato nemmeno una lacrimuccia.
Un romanzetto, niente più.
Passiamo a quello che invece mi è piaciuto molto:
1. Chiara Gamberale - LA LUCE NELLE CASE DEGLI ALTRINon avevo mai letto nulla della Gamberale. E adesso rimedierò.
Devo dire che sentendola a Radio24 non è che mi ispirasse molto, ma avevo bisogno di un libro da 500 pagine saccheggiato dalla libreria di mia madre per ricredermi.
E' scritto magistralmente. E' quella scrittura che piace a me, concisa e leggera, ma allo stesso tempo essenziale. Ma come si fanno a scrivere così tante pagine e farle sembrare pochissime, una dietro l'altra, senza dare il minimo accenno di noia o ripetizione? Chapeau.
E' un romanzo con molti protagonisti, ognuno descritto bene, il minimo per poterlo conoscere, il giusto per potersi ritrovare in un gesto, rivedersi in un'esperienza, riviversi in una sensazione.
C'è Mandorla, la bambina di tutti, e la leggi crescere. Una vita diversa da qualunque altra bambina, una vita piena di mancanze e all'ombra di un grande segreto, ma allo stesso tempo ricca, come solo quella di chi vede, tocca e raccoglie esperienze.
C'è la vecchia Tina Polidoro, sola e zitella, più di come si possa immaginare.
Ci sono Samuele e Caterina e il piccolo Lars arrivato dopo lunghe ricerche e un amore logorato da questa ricerca. Annullato, messo da parte e dimenticato. Finchè finito.
Poi ci sono Paolo e Michelangelo, un pò troppo da clichè a mio avviso, ma molto divertenti e passionali, per lo meno uno visto che l'altro si addormenta spesso sul divano. E Mandorla cresce con l'idea naturale che non ci sia nulla di innaturale.
Ci sono Lorenzo e Lidia, la coppia sempre in lotta, un amore difficile da vedere. Che si nascondono dietro alla domanda classica e spesso ricorrente, ma c'è ancora quell'amore?
"Quand'è che un amore finisce?
Finisce quando non ce n'è più, quando ce n'è troppo, quando in realtà non c'è mai stato. Un amore finisce perchè qualcosa si consuma: allora non bisogna usarlo, forse, l'amore. Ma finisce pure quando non si consuma niente e, anzi: tutto rimane come il primo giorno. Così perfetto che pare finto. E allora forse almeno un pò bisognerebbe usarlo, l'amore. E se poi finisce perchè mentre lo usi ti cade per terra e si rompe? Anche quello può capitare. Così come che lo lanci per aria, per giocare, e quello però non torna più indietro: può capitare. O magari finisce perchè te lo scordi da qualche parte, perchè lo vuoi tenere sempre chiuso in tasca per non perderlo, ma così marcisce, va a male. Finisce perchè andavi di fretta, finisce perchè rimani indietro, finisce perchè vuole finire, perchè deve finire. Finisce perchè non c'è cosa più impossibile da tenere a mente, quando un amore comincia, che potrebbe finire."
E poi per ultima c'è la famiglia perfetta. Perfetta perchè si è imposta di esserlo e piuttosto di rischiare e di uscire dalla tanto progettata perfezione vive senza voler sapere.
E poi c'è la mamma. Una mamma che in realtà non c'è più. Ma con cui Mandorla parla.
E una verità, che non salta fuori. Perchè "siamo tutti all'oscuro di qualcosa che ci riguarda".
"I genitori fanno quello che possono Mandorla: tutti. Anche quando sembra il contrario. Il problema è che mentre sono madri e sono padri non smettono di essere anche esseri umani. Ecco perchè sbagliano, inevitabilmente. Chi più, chi meno: sbagliano. Ma prima o poi bisogna perdonarli. E lo sai qual'è l'unico perdono possibile?
Qual'è mamma?
L'unico perdono possibile che possiamo concedere alle nostre mamme e ai nostri papà è lasciarli andare, a un certo punto. Continuare a volergli bene, se pensiamo che l'abbiano meritato. Ma smetterla di far dipendere il nostro destino dal loro. Altrimenti avremmo solo una buona scusa per non farci niente, con questo destino. No?"
2.  Maurice Druon - IL BAMBINO DAI POLLICI VERDI
Non è assolutamente una novità, ma è un piccolo capolavoro scritto nel 1967, un Sellerio (e già questa è una garanzia), semplicemente meraviglioso, che non vedo l'ora di leggere con il mio nano. Con i miei nani potrei dire (!!!). Perchè oltre alle parole ci sono disegni, semplici e bellissimi.
Il protagonista è Tistou, un bambino speciale "non come gli altri" come lo definisce la sua maestra, ma in senso negativo, "questo bambino deve essere sorvegliato da vicino, si pone troppe domande" o ancora "un bambino distratto e osservatore. I suoi generosi sentimenti gli tolgono il senso della realtà". 
E' semplicemente un bambino che non ammette che i grandi gli spieghino il mondo con idee precostituite. Lui rivolge uno sguardo nuovo sulle persone e le cose, spesso distrugge i ragionamenti degli adulti che hanno il giudizio falsato dagli occhi dell'abitudine. "Ogni bambino è impaziente d'agire nella direzione d'un bene comune e per questo aspetta il miracolo di diventare grande. Quando poi ci diventa di solito dimentica quello che voleva fare, oppure ci rinuncia. Così non avviene nulla, c'è solo un grande in più, senza miracoli".
Tistou cambia le cose, cerca di migliorarle, di riqualificare il quartiere più povero della città, di rendere più accogliente una prigione e più sorridente chi vi è rinchiuso e lo fa con i fiori.
Lui ha il pollice più verde che si possa immaginare. Lui può far crescere i colori solo dove c'era grigio e lacrime. Lui può rendere le cose inspiegabili.
"I grandi hanno la mania di voler rendere a tutti i costi spiegabile l'inspiegabile. Tutto quello che li sorprende li tormenta, e quando nel mondo succede qualcosa di nuovo, essi si accaniscono a voler dimostrare che quella cosa nuova assomiglia ad un'altra già conosciuta."
Ecco, dopo aver letto questo libro, mi darei al giardinaggio sfrenato. Peccato che non stia cominciando proprio la stagione giusta. E che il mio pollice sia davvero davvero nero.
"I fiori impediscono al male di passare"


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