Ho letto libri più completi sugli artisti, ma un ripasso è sempre interessante. Questo breve (molto breve, ahimè) saggio, ha il vantaggio di riportare molte frasi di gente del mestiere, una pagina sì e una no. Per i miei gusti, la parte discorsiva è scritta troppo in piccolo, ma il difetto non è così grave, perché alla fine risaltano le citazioni degli artisti (di solito riportate con caratteri più grandi), che riassumono in modo più conciso ed esperienziale quello che viene detto dalla Arnaldi.
I contenuti, come dicevo, si ripetono rispetto ad altre opere sulla materia: l’arte non è solo inspiration, ma – soprattutto – transpiration. Frequenti dunque le esortazioni a tirarsi su le maniche, a non mollare, a seguire i consigli tenendo conto anche delle critiche, a imparare la tecnica senza dimenticare mai l’idea.
Il web, come terreno di scambio e pubblicità, non è certo da dimenticare, ma secondo l’autrice i contatti, necessarissimi, vanno gestiti nel mondo reale. Al bando, dunque, quelli che si ritengono geni incompresi, e che sempre più si rivelano incompresi, più che geni. Al bando i misantropi: se non ti crei il mercato, le tue opere restano fuffa.
Mettiamocela via che il mercato ha un ruolo importantissimo e che spesso bisogna pagare: per le location, per le recensioni, per la pubblicità. Spesso uno pseudoartista danaroso ha più probabilità di imporsi sul mercato rispetto a un Artista squattrinato: Tutti sanno, nessuno vede, chi è costretto ingoia. Questa è la pratica comune e conoscerla è il primo passo per tentare di scardinarla.
Apprezzabile questo commento, che va un po’ contro corrente rispetto alle voci che ti dicono vai, fai, prima o poi famoso diventerai:
Quando il lavoro diventa doloroso per il peso dell’insuccesso, è bene fermarsi a riflettere e chiedersi se sia davvero questo quello che si vuole.
Chiediamocelo: il senso della vita è la felicità o l’immortalità artistica? Quando le due cose sono in opposizione, la testardaggine andrebbe messa da parte.
Intanto, mi godo i quadretti di mio figlio…