Magazine Diario personale

Consigli per gli acquisti.

Da Gattolona1964

Articolo scritto il 23 ottobre 2009 dalla sottoscritta. Poi qualcuno dei cari negozianti e “negoziantesse”, non mi vengano a dire che non lo avevo detto e scritto…..Non mi piace polemizzare, come qualcuno erroneamente pensa, puntualizzare sì: sempre e comunque. Per essere coerente con quel discorso della ricerca della verità del quale vi parlavo. Per dovere di cronaca riporto di seguito l’articolo integrale, senza i dovuti tagli effettuati dal caro Dott. Nitrosi, per questioni di spazio sulla pagina “NOI REGGIANI”. Buona lettura e  buon lunedì a tutti!!

Sono delusa e molto triste per i troppi titoloni e controsensi che ne derivano,da quanto purtroppo apprendiamo dai mass media,in merito alla crisi che ci attanaglia oramai da diverso tempo, senza trascurare nessun settore. Alcuni ne sono più toccati, altri meno; la sostanza purtroppo non cambia. Leggiamo e sentiamo di tutto,ma anche il contrario di tutto. Sono disorientata, cerco di ragionare, anche se non capisco il motivo per cui, prima ci fanno credere che vi è qualche segnale di ripresa,poi ci avvertono mettendoci in allarme, che moltissime persone non riescono nemmeno più a fare una spesa alimentare dignitosa. Cerchiamo il discount meno caro anche se lontano da casa,approfittiamo di tutti i “tre per due”, possibili ed immaginabili, stiamo attenti alle offerte di prodotti non di amrca, o generici che dir si voglia, un pò come i medicinali. Non sottovalutiamo il fatto che, a volte, i generici o sostituti del prodotto originale, possono dare delle sorprese non gradevoli, mi riferisco in particolar modo ai prodotti alimentari.Io stessa fino a poco tempo fa non conoscevo nemmeno il costo di un chilo di pane, ora sto attenta alle liquidazioni totali per rinnovo locali, cerco di centellinare gli acquisti del superfluo, uso milel accorgimenti per sfidare la crisi sempre maggiore. Solo chi se lo può ancora permettere, acquista la classica fettina di bovino,o filetto di cavallo, quello di un tempo, tanto utile per la crescita,il macinato che mia madre metteva, crudo con olio e limone, nel panino per la merenda a scuola. Come non ricordarci di quella buona carne rossa naturale, non colorata con addittivi per fare bella figura! I nostri genitori dicevano che “faceva sangue”, cioè ti dava forza e vitalità. Oggi invece mi pare, che il sangue ce lo stiamo facendo oltremodo amaro, nel peggiore dei casi accettiamo di farcelo togliere con salassi non richiesti. Un altro controsenso:nei ristoranti,pizzerie o trattorie, sovente regna il “tutto esaurito” nel week end, tanto che per andarci bisogna prenotare almeno una settimana prima. Osservando le boutiques di Reggio Emilia e di altre città, mi accorgo che spesso sono semi vuote, pur esponendo capi ed oggetti firmati ed esclusivi.Per fortuna le persone definite normali, cioè del ceto medio,la stra grande maggioranza alla quale anche io appartengo, si rivolgono sempre di più,in modo intelligente ai mercatini dell’usato, ai mercati cittadini,agli outlets. Si riesce così a fare acquisti a prezzi accessibili, abbigliamento grazioso e accessori deliziosi, in ottimo stato e ancora molto attuali. Oppure, cosa ancora più lodevole ed intelligente, tra noi mamme e donne oculate, ci scambiamo gli abiti dismessi dei nostri figlioli,i giocattoli, le scarpe,le videocassette per le favole, al fine di creare una catena di non consumo sfrenato, ma di aiuto reciproco.La ricerca a tutti i costi del nuovo, delle firme,dell’ultimo modello di cellulare, la corsa affannosa ad un finto progresso,ci sta conducendo ad un ineluttabile processo di regresso. I negozi e gli ambulanti di cui sopra,di conseguenza hanno migliorato la qualità della merce esposta, data la clientela esigente di oggi. Oramai non si trovano soltanto stracci o rimanenze, ma osservando e scavando bene nelle casse e cassette, possiamo quasi rifarci il guardaroba, con dignità e risparmio.Purtroppo gli stilisti, persone squisite, creative, brillanti, vivono nel loro mondo fantastico, dotati di estro e bacchette magiche, ma  sono un pochino fuori di testa per i tempi attuali: non me ne vogliano! Negli anni ottanta, ho lavorato per 3 anni nella più importante azienda di abbigliamento femminile che abbiamo a Reggio Emilia, cioè il gruppo Max Mara, perciò con stilisti e personaggi creativi, ci ho mangiato assieme per molto tempo,alla mensa del dott.Maramotti. Ogni anno questi campioni dell’estro, partorivano campionari splendidi, ma a volte importabili sia per struttura del modello disegnato, sia per prezzo, non accessibile a chiunque.E’ ovvio che è il loro mestiere, sono nati e hanno studiato per creare ed inventare, ma non tutte abbiamo la fortuna di essere assemblate come Naomi Campbell, o Elle Macpherson, non a caso chiamata per decenni “the body”.Troppa pubblicità ci avvinghia e ci fa soffocare in una morsa troppo stretta. Se disgraziatamente ci lasciassimo invogliare da tutto ciò che vediamo sfilare o leggiamo sui giornali, ci ritroveremmo in poco tempo tutti quanti, in mutande non di seta, sotto al Ponte del Crostolo,piccolo e noto torrente Reggiano.Io stessa e altre mie amiche del ceto medio, donne che lavorano, autonome finanziariamente, acquistiamo spesso ai mercati cittadini sempre forniti e con capi molto graziosi. Andiamo con piacere nei mercatini dell’usato, divertendoci moltissimo a scovare le vere occasioni, non solo di abbigliamento, ma di qualsiasi altro genere.Occasioni vere, non certo quelle dei negozi dove puoi trovare un paio di stivali di pitone spendendo solo quattrocento euro, invece degli ottocento a prezzo pieno.Potrebbe quasi essere lo stipendio di una commessa part time: se decide di acquistare il pitone, in quel mese forse, mangia solo pane e cipolla!In tutto questo caos generale, le grandi firme delle case automobilistiche hanno capito finalmente che e’inutile, fuori tempo massimo e molto oneroso organizzare e presentare modelli di auto accessibili oramai solo ai petrolieri arabi,o al massimo a persone come Donald Trump. Trattasi di centinaia di migliaia di euro o dollari: inammissibile di questi tetri tempi. Non ci sarà l’edizione anno 2010 del salone dell’auto di Londra,probabilmente nemmeno il salone di Francoforte, di Ginevra, la biennale di Colonia.Mancheranno sicuramente diverse firme per le due ruote.Ci auspichiamo che il tempo e le energie usate per organizzare e partecipare ai vari saloni,lo impieghino pensando e riflettendo, se non sia il caso di rivedere i piani di marketing e di vendite, se non vogliono fallire di brutto. Auto pensate per tutti, non solo per miliardari e magnati arabi.Forse noi Italiani cominciamo a capire che e’tempo di cambiare drasticamente molte delle nostre abitudini,rinunciando a beni “voluttuari” che prima compravamo (me compresa), senza ritegno,forse, non potendocelo permettere.Pensiamo invece insieme,con coraggio e determinazione,a far rifiorire un tantino quello che era la nostra economia, partendo dalle piccolissime cose, magari unendoci tra di noi in nuove iniziative volte a salvaguardare anche il piccolo commerciante. Concludo su un punto che mi preme sottolineare: spero di vedere in tv meno modelle sfilare con abiti costosissimi,o leggere di sbronze & coca delle medesime, nei locali cosiddetti di grido, dove il conto che viene loro pagato non e’certamente insipido. Le inviterei caldamente,a turno, ad impiegare parte del loro tempo a fare volontariato,distribuendo a chi ne ha bisogno tutto quello che oramai non entra più nei loro armadi dentro ai loro lussuosissimi appartamenti.Vorrei che si ricordassero solo per un istante, di una certa Signora chiamata Madre Teresa di Calcutta. Dateci anche voi stelle di un Olimpo fasullo e virtuale, un piccolo segno, che in fondo, siete uomini e donne come noi.

Risposta del Dott. Davide  Nitrosi:

Rahm Emanuel, il capo dello staff di Obama, ha detto che “non bisogna mai sprecare l’occasione di una grave crisi”. Ed è davvero così: si può uscire da una crisi economica cercando di tornare come prima, sapendo che prima o poi ci ricascheremo, oppure cercando di cambiare regole, abitudini, stili di vita e modelli economici. Senza far chiudere le boutiques per carità! ma cercando di non farci travolgere dal verbo consumistico e dalla febbre delle mode. Riflettiamo.



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