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The scarred people è il classico disco di chi non ha voglia di rischiare: un riciclo elegante di idee già enunciate in dischi precedenti . I Tiamat del 2012 sono una band goth rock dal sound piuttosto scarno che si basa quasi esclusivamente sulla vocalità quasi eldritchiana ( nel senso del cantante dei Sister of Mercy) di Edlund che comunque continua a essere notevole. Alcuni brani potrebbero appartenere ai tempi belli dei Tiamat tipo la title track o la conclusiva The Red of the morning sun, altri sono semplicemente dei filler, suonati con classe ma un filo anonimi. Pochi sussulti e una certa omogeneità che stavolta non è detto che sia un bene ( VOTO : 6/ 10 ).
CANDLEMASS " PSALMS OF THE DEAD" ( Napalm Records 2012). Leif Edling ha detto che questo sarà l'ultimo album dei Candlemass e che ora si concentreranno solo sull'attività live e per fare questo ha licenziato Robert Lowe che aveva raccolto la pesante eredità di Messiah Marcolin dal 2006 in poi, colpevole a suo dire di non fornire prestazioni live all'altezza della potenza del gruppo. Per me i Candlemass saranno sempre quelli con Messiah Marcolin e il suo inimitabile timbro baritonale. Non che il signor Lowe fosse l'ultimo arrivato, almeno in studio ha dato sempre buona prova di sè. Anche in questo Psalms of the dead. Tutti lo etichettano come doom ma per me è un hard rock al massimo ottantiano in cui Lowe fa verso al Ronnie James Dio del periodo Heaven and Hell. In The Lights of Thebe sembra proprio di sentire al microfono il piccolo folletto ormai passato a miglior vita( RIP), così come in The killing of the sun però su un riff che ricorda molto da vicino Iron Man, immortale brano dei Sabs del periodo Ozzy. Quindi il corto circuito è completo. Psalms of the dead è la testimonianza comunque di una band in salute e di una vena compositiva che non si è inaridita a più di venticinque anni dall'esordio. Speriamo che Leif Edling , signore e padrone dei Candlemass ci ripensi.( VOTO: 7+/ 10 )
DORDEDUH " DAR DE DUH " ( Prophecy Production, 2012) Mai avrei pensato di ascoltare un gruppo black metal dalla Romania. E scoprì qualche anno fa i Negura Bunget,letteralmente esplosivi per la loro fusione tra black e folk.Ora dalle loro ceneri, o meglio da una una costola putrefatta di quel fantastico gruppo nasce un progetto entusiasmante che ha dato alle stampe quello che per me è uno dei dischi dell'anno. I Dordeduh sono impropriamente gettati nel calderone balck metal ma nella loro musica c'è molto di più. Ci sono strumenti antichi, lunghi passaggi strumentali che rasentano( o magari oltrepassano il progressive), c'è il recupero di canti tradizionali folkloristici e in sovrappiù ci sono sfuriate black e death metal che sono come la ciliegina sulla torta, un aroma speziato che rende ancora più preziosa la pietanza musicale che i Dordeduh ci porgono su un piatto d'argento. Oltre 80 minuti di musica cangiante ed evocativa ( tra cui anche una cover degli Enslaved) con un alto tasso di orginalità, tra l'altro prodotta benissimo. LA VERA rivelazione dell'anno ( VOTO : 9 / 10 )
ANAAL NATHRAKH " VANITAS " ( Candlelight 2012 ) E' il primo disco che ascolto degli Anaal Nathrakh( nome preso dalle parole della formula magica pronunciata dal mago Merlino in Excalibur di John Boorman), duo black /death/ grind/ industrial inglese. Vanitas è condotto a velocità assurde e col vocalist V.I.T.R.I.O.L. ( nomen omen mai nome fu così azzeccato ) che ha veramente una fogna in gola : le sue urla agghiaccianti si intervallano a parti in scream e addirittura a parti in clean vocals che danno un che di "melodico" ( naturalmente prendendo questo termine in un'accezione molto lata) alla furia nichilista che parte dal primo secondo del disco e termina con l'ultima nota. La prima volta che ho ascoltato l'ultima traccia di questo disco( A metaphor for the dead) sono quasi collassato: c'è una sorta di refrain molto d'effetto in cui viene ripreso il Ridi Pagliaccio tratto da I Pagliacci di Leoncavallo. Vanitas è tranquillamente definibile come un'elegantissima mazzata sulle gengive. Una sola cosa: il disco dura solo 37 minuti: è vero che non rimpiango i soldi spesi e che la bellezza della musica non si misura un tanto al minuto( o al kilo) ma spendere quasi 20 euro per quello che per altri può essere un EP...ebbene , un po' scoccia. Però anche se dura poco, è bello.( VOTO: 7+/ 10 ).
SHINING " REDIFINING DARKNESS" ( Spinefarm 2012 ) Qui siamo ad alti livelli. Un disco che per dirla con il titolo cerca di ridefinire il concetto e i colori dell' oscurità . Dopo la partenza lanciata della prima parte dell'opener Du, Mitt Konstverk, gli Shining rallentano di brutto per dare in pasto ai famelici ascoltatori un gioiello grezzo di nera depressione. Lo scream è intervallato con clean vocals evocative che dettano la linea melodica, abbondano gli arpeggi di chitarra acustica , addirittura un sax malinconico intona una sorta di deguello nel secondo brano del cd, The Ghastly Silence, uno dei migliori del lotto purtroppo molto ristretto perchè sono cinque brani (piuttosto lunghi) più un breve strumentale per solo pianoforte, per un totale di circa 40 minuti.Se dovessi scegliere un solo brano sceglierei l'ultimo, For the God Below, quasi nove minuti che racchiudono come in un piccolo caleidoscopio tutti i colori dell'oscurità targata Shining. Da segnalare numerosi ospiti celebri, da Andy la Rocque a Rob Caggiano che regalano bellissimi assoli di chitarra. Da ascoltare. ( VOTO : 8+ / 10 ).
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