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consigli per un’amica: Cambogia

Creato il 13 novembre 2014 da Paola Annoni @scusateiovado

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Convincere qualcuno a fare un viaggio porta con sé l’intrinseco dovere morale di spiegare il motivo per cui uno dovrebbe intraprendere questo cammino affondando le proprie orme in quelle che già sono state tue.

E con Serena Puosi io non ho cercato di convincerla ad andare in Cambogia, le ho fatto proprio del pressing, e la soddisfazione che ho provato al suo messaggio “abbiamo prenotato”… beh, è stata tanta. Quindi, ecco i miei consigli per loro (parte accoppiata), e per chiunque volesse partire per la mia amata Cambogia, quella che è stata per me il sogno di una vita, il mio primo viaggio da sola ed il primo passo verso una nuova vita.

Questo post è anche per Manuela, che ha ancora più tempo per sognare e desiderarla con tutto il cuore. Come fa di solito.

  • Preparati emotivamente. La Cambogia è un pugno nello stomaco continuo, sia in positivo che in negativo: la bellezza di sconvolge, l’orrore ti travolge. Hai un buon cuore, aprilo ma proteggilo. L’impatto con l’India è più violento: sporca, caotica, chiassosa, esagerata. La Cambogia è delicata, ma ti si insinua sotto pelle e ti senti in dovere di fare parte della loro storia, almeno affettivamente.
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  • Cerca l’Amok perfetto. Il loro piatto nazionale (un curry di pesce con verdure) è delizioso, anche se sempre diverso. Ne ho assaggiati tantissimi, ma ancora non riesco a decidermi quale fosse il più buono. Mangiare in solitaria mi ha fatto concentrare su ogni forchettata che mangiavo, forse per questo mi è sembrato così buono.
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  • Fai un corso di cucina se passi per Battambang. La mia foto profilo in cui sollevo con le bacchette un pezzo di pesce con un sorriso ad 84 denti l’ho fatta lì. La gioia mista alla soddisfazione di aver cucinato il mio primo piatto cambogiano. Se lo fai allo Smoki’n pot Restaurant preparati perché il cuoco/insegnante è così antipatico da diventare comico. Io mi sono davvero divertita, anche se l’accetta con cui ci faceva tagliare i fagiolini e con cui giocava il figlio gliela avrei data in testa. Ancora oggi uso il ricettario che mi ha dato dopo il corso, e il mio amok è discretamente buono.
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  • Ad Angkor, svegliati all’alba e la prima goditela al Bayon – il tempio più celebre insieme ad Angkor Vat – non c’è nessuno e veder sorgere il sole dietro quella meraviglia in completa solitudine o stringendo l’unica persona che vorresti avere accanto in quel momento… Beh, è un’emozione indimenticabile. Uno dei momenti più incredibili della mia vita.
  • Ad Angkor, non prendere la bicicletta. Investi 15/20$ in un tuk tuk che ti scarrozza in giro per i templi senza fatica. La fatica la farai già salendo e scendendo dai gradoni sotto un sole battente (dicembre è un’ottima stagione, ma fa comunque un gran caldo). Portati dietro dell’acqua e godi della frutta che potrai comprare ad ogni angolo di strada. Il mango e l’ananas ti sorprenderanno (come tutta la frutta nel sud est asiatico, d’altronde)
  • Se da Angkor ti muovi verso nord, scegli la via fluviale, armati di crema protettiva e goditi lo spettacolo incredibile di tutte quelle persone che abitano lungo il fiume. I bambini che giocano nell’acqua torbida con sorrisi che aprirebbero le nuvole per quanto sono belli… Ti rimetteranno in pace col mondo.
  • Porta a casa con te tutta la consapevolezza e lo sdegno nei confronti del mondo occidentale che piega la Cambogia (e non solo), alla sua volontà. Oltre a sapere quanto vengono sfruttati dai grandi marchi per cucire vestiti che noi compriamo per pochi euro, ti capiterà di vedere vecchi bianchi con bambine, e ti vergognerai per il genere umano. Sono poveri, sfruttarli è facile. Purtroppo.
  • se passi per Battambang, fatti un giro sul bamboo train. Una cosa tanto semplice quanto spassosa.
  • Se ti piace farti fare i massaggi fatti manipolare (o dedicati un massaggio ai piedi) da un non vedente. Esistono diverse associazioni che li aiutano facendoli lavorare in questo modo. Io l’ho provato e il massaggiatore mi ha letteralmente smontata. Oltretutto dopo aver camminato per ore tra le strade polverose di Angkor, trovare qualcuno che ti sciolga i muscoli, sarà il tuo unico desiderio. Ecco magari anche farti fare un pedicure dai pesciolini… Ma quella è un’altra storia!
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  • A Phnom Penh sii pronta ad affrontare una delle pagine più orribili della storia dell’umanità. Dopo aver visitato il campo di tortura mi son sentita male, perché è quasi inconcepibile che l’essere umano possa arrivare a tanto. I Killing Fields (come Hiroshima) sono uno di quei posti in cui io porterei tutti i capi di stato del mondo.
  • Interagisci con loro. I cambogiani sono belli, accoglienti, simpatici. Ricordo in un caldo pomeriggio in cui mi sono rifugiata in un 7eleven per bere qualcosa di fresco e un ragazzo si è avvicinato a me chiedendomi se poteva fare un po’ di conversazione, perché gli avrebbe fatto piacere. Quel gesto, carico di educazione e gentilezza, mi è rimasto nel cuore come il proprietario di un centro estetico dove avevo fatto un pedicure (per una cifra ridicola oltretutto) che mi ha ringraziato tantissimo per aver scelto il suo paese come meta del mio primo viaggio importante. Non sono invadenti, ma sono curiosi. Sono belli e sorridenti, con l’incredibile dote di dimenticare il passato. Li ho amati profondamente e non ho mai avuto problemi di nessun tipo.

Di consigli potrei dartene tanti altri, ma mi piace pensare che queste parole siano solo uno stimolo, il giusto input, quel pizzico di curiosità in più che possano arricchire il tuo viaggio. Noi blogger possiamo dare grandi consigli, ma chi parte deve metterci nello zaino come supporto di una strada personale, di un cammino costruito sulle pagine delle guide, nelle fotografie di altri, nei post di qualcuno.

Nei sogni che alimentano la felicità.

Buon viaggio.


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