Magazine Viaggi

Next Stop: Etiopia.

Creato il 11 marzo 2016 da Paola Annoni @scusateiovado

Next Stop: Etiopia.Sto letteralmente perdendo il filo.

Amici e familiari che urlano al telefono dei "Cooooosa!? Scusa ma quando avevi intenzione di dirci che parti?".

"Ve l'avevo detto!"

"No... No ti assicuro di no"

No, forse no.

La vita ultimamente mi ha travolto.

I mille lavori mi hanno letteralmente risucchiato, l'attenzione di ogni mio pensiero non lavorativo è stata catalizzata da mia sorella incinta - prima - e da quella specie di meraviglia formato bambino -poi -.

E' nato Marco. Se non lavoro penso a lui o corro da lui.

Poi c'è Gianni a cui non dedico nessun tipo di attenzione (povero), la famiglia (mio padre che anche oggi mi ha chiesto "ma cazzo ci andate a fare in Somalia?", "andiamo in Etiopia"..."ah, è vero...Ma tipo almeno ci spieghi il giro?"), un progetto grosso, le amiche, gli amici, la radio a cui non sto dedicando attenzioni, il blog, che poverino, ultimamente mi fa un po' pena.

Le mie giornate dovrebbero essere di 45 ore, almeno per avere il tempo di dedicarmi un po' a me stessa, agli altri in maniera decente, a pensare ad un viaggio in arrivo.

Martedì parto. Andiamo in Etiopia.

Parto e non me ne sono ancora resa conto.

Sono impreparata (maledettamente impreparata questo giro), incosciente, spaventata a morte da mille cose. Non so che zaino prendere, che vestiti prendere. Non ho manco un paio di occhiali da sole decenti.

Ieri sono andata dal parrucchiere dopo mesi.

Si sono offerti di farmi un massaggio al collo ma sono scappata a gambe levate perchè ero di corsa e anche farmi lavare i capelli (sei lenta! Muoviti! Ma quanto ci vuole dai! A casa ci impiego 5 minuti!), è stata una tortura.

Tra pochi giorni metterò i piedi sul continente africano per la prima volta e mi manca un po' il fiato.

Non l'ho detto a nessuno, forse è vero.

Non sono mai riuscira e non riuscirò mai a scrivere mille post e fare 10 video dicendo che partirò.

La sovraesposizione mediatica di molti blogger mi porta costantemente a rintanarmi dentro il guscio, ed è un nonsense se hai deciso di fare la blogger.

Pazienza. Lo faccio ora.

La verità è che mi sono messa a scrivere dopo essermi seduta sulla potrona morbidona bevendo un caffè, e mi sono messa a fissare ancora il disegno di Cabiria, appoggiato lì, sopra le mille guide, in attesa di una corince.

Era un po' che le chiedevo di regalarmi una pagina dei suoi taccuini di viaggio, e lei l'ha fatto.

Mi ha disegnato una pagina, l'ha scannerizzata, plastificata e me l'ha portata (ha tutti gli angoli piegati, ma questa è un'altra storia).

In questo meraviglioso disegno c'è tutto il mio anno che verrà.

E' un poetico promemoria di tutta la strada che mi aspetta nei prossimi mesi, è una poesia su carta accopagnata casualmente da una delle mie frasi da viaggio preferite in assoluto.

L'ho citata nella puntata su Viaggi ed Altri viaggi di Antonio Tabucchi, l'ho letta prima di un concerto.

"Un luogo non è mai solo 'quel' luogo: quel luogo siamo un po' anche noi. In qualche modo, senza saperlo, ce lo portavamo dentro e un giorno, per caso, ci siamo arrivati."

E mi viene da attacarcene subito un'altra di citazione.

Come sarebbe bello dire "per caso"? Tu credi che ci sia davvero qualcosa che succede "per caso"?

Parole di un Baricco virtuoso e non troppo borioso.

No, nulla capita per caso.

Quel disegno lo guardo ogni giorno, quando entro ed esco di casa, quando vado a prendere o riporre una guida, quando scelgo di rilassarmi un attimo sulla poltrona morbidona.

Un disegno mi ricorda scelte fatte, strade da inseguire, parole che hanno un significato fortissimo e restano impresse più di quanto non lo fossero già.

Sto per partire, non ho ancora fatto lo zaino.

Ci infilerò dentro quello che serve e poco di più, andrò a comprare un paio di occhiali da sole visto che l'oculista mi ha sgridato, le bustine natalizie che mi ha regalato l'Irene, i biglietti saranno in quel portadocumenti colorato lì, quello che da quando la Cri me lo ha regalato è sempre con me.

E' dal 10 dicembre che dormo nel mio letto e in queste ultime notti ho tolto i pantaloni del pigiama per sentire sulla pelle le lenzuola morbide, che sanno ancora di bucato appena fatto.

Dopo due giorni in viaggio mi sarò già dimenticata delle comodità di casa, uscirà l'anima sporca e viaggiatrice, quella che si vede in quella foto con il wallaby, lui che era salito sulle mie gambe, io che sorrido così a fondo che la pelle si riempie di rughe scavate dal sole.

Perdo le comodità, guadagno felicità.

Mi tremano le gambe. Il gomitolo di pensieri non si dipana, è una palla di spaghetti troppo cotti che dovrò tagliare con coltello e forchetta.

Ho due voli da prendere, uno stop lungo ad Al Cairo, ho un nuovo continente che mi aspetta.

Guardo il mio disegno.

Martedì si parte.

Next Stop: Etiopia.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :