Che cosa si cela dietro le lettere di rifiuto scritte dalle case editrici agli aspiranti scrittori che mandano loro i propri manoscritti?
Quali sono i criteri con cui un editore sceglie di pubblicare o rifiutare le opere che gli pervengono?
Come deve essere stilato un qualsiasi scritto in modo da poter interessare i valutatori incaricati di consigliare l’editore sul pubblicarlo o meno?
Quali errori bisogna evitare, come deve essere proposta un’opera in maniera che sia accattivante?
Le risposte a queste domande si trovano tra le righe di questo libro, che racconta in presa diretta l’esperienza di uno dei lettori che esaminano i manoscritti che arrivano alla nostra casa editrice.
Sono stati scritti migliaia di libri sulla scrittura e sullo scrivere creativo e decine di autori si sono cimentati nella stesura di saggi in cui raccogliere le proprie esperienze e i consigli da trasmettere ad altri futuri scrittori.
Bene, questo è solamente uno in più.
E come tutti i libri sulla scrittura che l’hanno preceduto anche questo non ha la pretesa di insegnare come scrivere dei capolavori, ma quantomeno di far riflettere una persona che si accinge a stilare un racconto sugli errori da non commettere.
Si tratta di una sorta di “manuale” sulla scrittura costruito a partire dai commenti che Giovagnoni inoltra alla casa editrice a seguito della lettura dei manoscritti che aspirano ad essere pubblicati e che passano sotto le sue mani. I commenti, spesso, sono taglienti, infarciti di qualche parolaccia, talvolta al limite dell’offesa personale che, stando a quanto ci viene descritto, sarebbe il minimo per coloro che pensano di aver scritto un capolavoro e che, invece, hanno seri problemi con la grammatica e la sintassi italiana. A partire dalle basi.
Non nego di essermi divertita in alcuni passaggi, condividendo lo sdegno dell’autore “costretto” a sorbirsi un’accozzaglia di concetti e frasi spesso illeggibili. Leggendo molto mi capita, infatti, di avere a che fare con testi scritti “con i piedi” che vengono pubblicati a pagamento o che scelgono la via dell’autopublicazione, saltando del tutto il filtro (?) dei comitati di lettura delle più svariate case editrici. Talvolta, intendiamoci, può essere anche un bene: il giudizio di una casa editrice non deve essere preso come oro colato, infatti. Tanto più se alcune di esse, poi, danno alle stampe dei prodotti che ignorano le più banali regole editoriali, trincerandosi dietro nebulose scelte dettate, a loro dire, dai gusti dei singoli editori.
Ma questa è un’altra storia.
Nel complesso, il libro dovrebbe essere letto da tutti coloro che aspirano a pubblicare, a prescindere dalla modalità, per capire quali errori non commettere e per cercare di mettersi in discussione, aspetto, questo, che “a noi scrittori” proprio non va giù.