“Ogni giorno 100 ettari di terreno vanno persi, negli ultimi 40 anni parliamo di una superficie di circa 5 milioni. Siamo passati da un totale di aree coltivate di 18 milioni di ettari a meno di 13.
Sono dati che devono farci riflettere sul fatto che il problema del consumo del suolo nel nostro Paese deve essere una priorità da affrontare e contrastare.
In un quadro come quello italiano, che da questo punto di vista non è assolutamente virtuoso, dobbiamo invertire la rotta di un trend gravissimo che richiede un intervento in tempi rapidi.
Serve una battaglia di civiltà, per rimettere l’agricoltura al centro di quel modello di sviluppo che vogliamo dare al nostro Paese. Non penso, naturalmente, a un ritorno a un paese agreste, ma immagino uno Stato che rispetti il proprio territorio e che salvaguardia le proprie potenzialità. Noi usciremo vincenti da questa crisi se lo faremo con un nuovo modello di crescita che passa necessariamente attraverso questi temi. Sono spesso, infatti, proprio questi passaggi difficili quelli utili a dare una svolta”.
Lo ha detto il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, nel corso dell’evento “Costruire il futuro: difendere l’agricoltura dalla cementificazione“, organizzato dal Mipaaf presso la Biblioteca della Camera dei Deputati a Palazzo San Macuto. Al convegno, nel corso del quale il Ministro Catania ha presentato un disegno di legge sul tema, hanno partecipato come relatori Sergio Rizzo, giornalista del Corriere della Sera, e Carlo Petrini, fondatore di “Slow Food”.
“Nel corso della storia – ha spiegato il Ministro Catania – si sono alternate epoche in cui la campagna ha vissuto dei momenti di splendore e dei momenti di abbandono. Ma erano fasi fisiologiche, determinate dal progresso.
In epoca recente, in questa alternanza, si è inserito un fattore che ha reso il consumo del suolo un processo irreversibile: la cementificazione. È un fenomeno che ha un impatto fortissimo sulle aree agricole del nostro Paese, ma diventa ancora di più preoccupante quando lo vediamo concentrato in quelle zone altamente produttive, ad esempio sulle pianure. È qualcosa di devastante sia per l’ambiente sia per l’impresa agricola, con effetti negativi sul volume della produzione. La sottrazione di superfici alle coltivazioni abbatte la produzione agricola, ha un effetto nefasto sul paesaggio e, di conseguenza, sul turismo“.
“Tutto ciò – ha aggiunto il Ministro – avviene in un Paese come il nostro dove il livello di approvvigionamento è molto basso, dato che almeno il 20 per cento dei consumi nazionali è coperto dalle importazioni. Qual è il nostro compito? Dobbiamo aggredire le cause di questo processo, serve una nuova visione economica, un diverso modello di sviluppo.
Bisogna anche contrastare l’aggressività di alcuni poteri forti, l’assenza di regole, dobbiamo modificare una certa cecità della politica, introducendo un cambiamento normativo nel meccanismo di spesa degli oneri di urbanizzazione che vanno nelle casse dei Comuni. Purtroppo, su questo aspetto, ancora manca una visione complessiva da parte di molti. Questa battaglia – ha spiegato Catania – è invece talmente importante che non la si vince con la singola iniziativa isolata, ma lavorando insieme, attraverso suggerimenti e il dialogo”.
“La crescita delle città deve avvenire per sostituzione e non più solo per espansione” è il commento di Dino Piacentini Presidente di Aniem (Associazione nazionale pmi edili manifatturiere) allo studio presentato dal Ministro delle politiche agricole Mario Catania sul rischio dato dall’avanzamento del cemento.
E aggiunge: “E’ ora di dire basta al consumo di suolo libero: è necessario riciclare il terreno già compromesso dalle costruzioni dismesse o da edifici senza qualità, inadeguati strutturalmente e per i quali il recupero integrale non avrebbe senso di mercato. Solo così potremmo liberare territorio all’agricoltura e ai servizi”
Aniem da tempo sollecita alle Istituzioni e promuove tra gli associati meccanismi di sostituzione edilizia che prevedono l’abbattimento di edifici degradati e ormai obsoleti e la costruzione di nuovi complessi abitativi secondo una logica verticale. Obiettivo è, infatti, quello di salvaguardare nonché guadagnare porzioni di suolo evitando l’avanzamento del cemento.
“Costruiamo sulle aree urbane già compromesse da precedenti edificazioni” commenta Piacentini.
“Capitali e progetti sono pronti, occorre non frenarli con la burocrazia o con l’indecisionismo che a volte prevale nel nostro Paese. Il risultato di un ciclo di demolizioni e ricostruzioni può essere una situazione in cui tutti vincono: le imprese lavorano, lo Stato incassa le imposte dalle nuove realizzazioni edilizie, i cittadini abiteranno in edifici più belli, moderni e funzionali, che consumano molto meno dei precedenti. La città si espande su sé stessa e la collettività ottiene il vantaggio di un territorio meno aggredito dalla espansione urbana, liberando anche spazio all’agricoltura”.
Aniem intende proseguire questa politica di sostituzione edilizia rendendola concreta: sta infatti ultimando la progettazione di un’area, situata nella periferia della città di Modena, che segue la logica urbana della demolizione e della sostituzione anziché dell’espansione edilizia.
Sul tema del consumo di suolo segnaliamo anche “Consumo di suolo, uno “spreco” non solo italiano“, interessante riflessione della nostra blogger Roberta Lazzari.