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Contenitori di uomini

Creato il 05 agosto 2011 da Einzige
I.   squatters delight
Contenitori di uominiè praticamente miracoloso vedere come, nonostante l’orribile standardizzazione dei complessi abitativi contemporanei, gli individui siano ancora capaci di esprimere la propria umanità. perché- voglio dire- se ci si dovesse fidare ciecamente della massima secondo cui è l’ambiente a forgiare il carattere delle persone vivremmo in una società di anonimi, psicopatici, abbrutiti e schizofrenici. che è in realtà una delle tante descrizioni possibili degli abitanti di una qualunque metropoli di un qualunque paese del mondo. pensateci: non c’è un’indiscutibile aumento della violenza concreta, nonché, in realtà, della soglia d’intolleranza, alienazione, disgregazione, degrado sociale e psicologico?
II.   casa mia, casa mia…
Contenitori di uominiuna parte non indifferente di questo processo (in continua e sorprendente evoluzione) è possibile imputarla proprio alle nostre case. case costruite in catena di montaggio, tutte uguali, tutte funzionali a quelle tre, quattro necessità base e senza nessun’altra fantasia, in poche parole: non sono a misura d’uomo, ma a misura dell’uomo standard, il fantomatico uomo medio che io, nella mia esperienza quotidiana, fatico decisamente a vedere. nelle città, in particolar modo, c’è un pessimo uso dello spazio: palazzoni chilometrici senza senso, costruiti con materiali poveri, ai margini della vita culturale e il più lontano possibile dagli occhi di quei benpensanti che l’hanno ideati, riempiti con schiere- eserciti di gente che ringrazia il cielo già solo per avere un tetto sopra la testa. poi ci meravigliamo se le periferia urbane sono il regno di degradazione e barbarie varia, visto dov’è che cresciamo e viviamo.
III.   squatters, deluxe
Contenitori di uominisarebbe meglio, per tutti, che la casa- la nostra casa- sia partorita dalle nostre stesse mani, anche solo per ridurre il processo di segmentazione sociale che ci allontana sempre di più da tutti i beni di cui facciamo uso: strutture uguali per tutti, mobili uguali per tutti, che eliminano drasticamente l’elemento umano per far spazio al grigio anonimismo della catena industriale, che tutto è fuorché produttrice di benessere.partorita dalle nostre sole mani perché noi soli sappiamo cos’è che vogliamo, qual è la precisa cosa che ci serve e come deve essere costruita (che, se vogliamo, è anche una rivalutazione della capacità individuale in barba all’insulsa etica della divisione del lavoro). insomma- tanto per ripetere quelli che sono sempre gli stessi concetti- la vera rivoluzione inizia dal giardino di casa. letteralmente.
Contenitori di uomini

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