Ho pensato di fare una specie di giochino. Posterò l'incipit di un racconto e voi dovrete terminarlo, come volete. L'unica regola è che... non ci sono regole. Non dovrete rispettare alcun limite di battiture e non dovrete attenervi a niente, oltre all'incipit in questione naturalmente. Il contest durera una settimana, quindi avrete tempo fino a martedì 9 Marzo 2010 alle ore 23:59 per inviare i vostri scritti, rigorosamente in formato Word. Entro pochi giorni, sarà pubblicato il racconto vincitore. I racconti, oltre che da me, saranno valutati dai miei collaboratori, ovvero il mio editor e la responsabile dell'agenzia per cui lavoro. La partecipazione è aperta a tutti, senza limiti di età, sesso e religione. Potete inviare i vostri racconti, corredati da titolo e nome dell'autore (in alternativa un nick) cliccando qui . Ricordate di scrivere nell'oggetto: "Giunti alla fine".
Di seguito l'incipit:
Le giornate si susseguivano sempre uguali. Mai che succedesse qualcosa che mutasse quel ritmo incessante che stava distruggendo la mia vita. Niente. Niente lavoro, niente vita, niente di niente. Facevo qualche esperimento, ogni tanto, tutto qui. E, quasi mai, portavano i risultati sperati. Anzi, quasi sempre, finivano in veri e propri disastri. Era venuta la polizia un paio di volte. L’avevano chiamata i vicini, sicuramente. Pezzi di merda, tutti imbellettati e presi a sputarti in faccia i loro salve, buongiorno e buonasera. Disgustoso. Avevo perso il mio piglio solito, la mia voglia di andare avanti con i miei progetti e di scoprire fino a che punto si potesse andare avanti con la Ricerca. Eh, sì, perché io sono un ricercatore e lo sono sempre stato, sono nato per esserlo. Ma ora non mi ricordo più come si fa. Sembrava che tutto quello che avessi fatto fino a quel momento, non fosse mai esistito, ne erano rimaste solo file e file di quaderni e agende scarabocchiate, con grafici, calcoli, appunti presi qua e là. Adesso non ero neppure in grado di decifrarli. Solo nello sfogliare quelle pagine, mi veniva il mal di testa, forti crampi mi contorcevano lo stomaco e i miei occhi si ribellavano. Ero costretto a desistere ancor prima di iniziare. Non riuscivo a spiegarmi quella situazione e, ancor meno, come ci fossi arrivato. Non era successo nulla di significativo negli ultimi tempi, niente che avrebbe potuto giustificare tutto quello che mi stava succedendo. Non riuscivo neanche più a dormire, di notte. Non avevo mai avuto problemi di insonnia prima di allora, sempre dormito come un angioletto, giuro. La mia vita si stava capovolgendo piano, senza lasciarmi la possibilità di prevedere quale sarebbe stata la prossima mossa. Era diventato tutto come un’infinita partita a scacchi, solo che l’avversario era maledettamente più bravo di me. Non avevo alcuna speranza, ecco qual era la verità. Nato sconfitto. Intanto il telefono continuava a squillare, persone su persone mi cercavano. Non avevo rispettato certe scadenze, non avevo consegnato il progetto che aspettavano per mercoledì e via dicendo; uno mi disse addirittura che gli dovevo dei soldi. Tutti lì col fiato sul collo, il mio collo. Dovevo trovare una soluzione e farlo in fretta.
Continua il racconto e inviacelo ricordando di scrivere nell'oggetto: Giunti alla fine.
Magazine Talenti
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