per cacciar via lo spauracchio delle flebo e della ricaduta, quale scelta migliore se non partecipare al contest di Puffola Pigmea una blogger che ho avuto il piacere di incontrare grazie a Slela della tribù.
Tema del contest: l’anima gemella.
allora le regole del contest di Puffola Pigmea le trovate qui.
e questa è la mia storia, sulla mia anima gemella…
tenete pronti i fazzoletti, vi avviso.
dicembre 98, sabato sera sabato qualunque. sono appoggiata al cofano di un’auto in attesa che si decidano dove andare a trascorrere la serata: pizza o non pizza? pizza! al ricomincio da 3,! tutti in auto allora, tutti in tiro e con tanta voglia di essere spensierata. quella sera ero nuova della comitiva, una outsider. tutti più grandi di me, di parecchio, io matricola universitaria con in tasca un misero esame. che però avevo tutta l’intenzione di festeggiare quella sera. a tavola , le solite cose, scherzi da prete e risate e canzoni. lui era seduto di fronte a me. le presentazioni molto cordiali al limite del formale…pensare! avevo tra le mani il suo bigliettino da visita, molto professionale… al dessert, mi domanda se possiamo dividere una fetta di babà alla crema. e io accetto. nell’intimità del piattino e della lacrima di rhum che odora di belle cose, il ghiaccio si rompe tra noi due come per magia. restiamo a tavola mentre gli altri complice la musica vanno a ballare e parliamo parliamo. trono a casa, senza voce. la settimana trascorre così, senza nuovi contatti…il motivo? il più banale! io non avevo il cellulare! sì era un’era geologica fa. a pensarci bene.
in ogni caso, il sabato successivo stesso posto stessa comitiva ci rivediamo. e da lì…insomma iniziamo a frequentarci più assiduamente. natale capodanno all’epifania eravamo sotto marechiaro e lì il nostro primo bacio.
tutto bene? fino alla fine di san valentino. un brusco ripensamento. fine della storia.
sto da cani. vado via da napoli. vado proprio al nord. poi ritorno. devo comunque pensare all’università. e poi alla fine non posso fare la monaca di monza. ed ecco che alla fine della primavera ritorna sui suoi passi. mi spiega. dice che non si sentiva sicuro. tutto tropo in fretta. alla fine. ricominciamo. perchè sentiamo di essere fatti l’uno per l’altra.
e la nostra storia procede, a gonfie vele. nonostante la mia giovane età. che poi 7 anni di differenza che saranno mai!?!
andiamo sicuri, perchè ci completiamo, lui è la mia spalla la mia sicurezza, il mio bene. siamo una cosa sola. a riscriverlo così mi vengono i brividi. un amore totalizzante il nostro. che dava comunque spazio alle nostre aspirazioni.
iniziamo a pensare per scherzo e per gioco alla possibilità di andare a vivere insieme. ma non una convivenza qualsiasi. una cosa seria, cioè un matrimonio. allora. bisogna a qesto punto conoscere la famiglia di lui in modo ufficiale.
e qui. cade la prima nota dolente. avete presente romeo e giulietta? d’ora in poi sarà questo il copione della mia storia d’amore. per tutto il periodo del fidanzamento ho subito una serie di ostacoli emotivi e non solo che penso che un’altra al mio posto avrebbe rinunciato a sposare il suo fidanzato senza nemmeno il beneficio del dubbio! per fare un esempio?
è il giorno della mia laurea. è tutto pronto. la seduta è finita. promossa con il massimo dei voti. tutto il parentado che si avvia verso la festa del dopo laurea. tutti al ristorante….tutti meno la famiglia del mio fidanzato! che mi telefonano, -mi telefonano!- dicendo che non potevano venire più nonostante la sera prima mi avessero rassicurato della loro presenza. era l’occasione per conoscere i miei genitori. i miei zii un’occasione per stare insieme per divertirsi e festeggiare. dove si sarebbe festeggiato anche l’anello di fidanzamento! bene almeno quello l’abbiamo festeggiato! ma quanta delusione, quanta amarezza! quelle sedie ai tavoli vuote. quel chiaro rifiuto di essere partecipi!!!
vabbè…siccome sono una brava ragazza, metto da parte orgoglio e amarezza, ma ovviamente i rapporti si raffreddano. anche con lui, che paradossalemnte non sa come districarsi in una situazione del genere. il messaggio della sua famiglia era stato chiaro. almeno a me . e comunque mi propone un patto. tesoro freghiamocene, non ci pensiamo. lavoriamo studiamo, pensiamo al nostro futuro. mettiamoci alla ricerca di una casetta e vediamo se possiamo sposarci.
nel giro di nemmeno 6 mesi come per magia le cose cambiano in meglio: trovo lavoro, un bel lavoro, trovo casa. una bella casetta, la fittiamo ed è soltanto ora di pensare al matrimonio. si mette in moto la complessa macchina nuziale. abito fedi confetti ricevimento. faccio tutto da sola grazie all’aiuto di mia madre. i aprenti di lui. spettatori e basta.
ho tentato di coinvolgerli. vuoi venire alla prova dell’abito? alla scelta della torta? sempre rifiuti. non devo andare a fare la spesa!
e cmq sapete nell’assurdità della situazione ero felice lo stesso.
poi il fulmine a ciel sereno.
mia ammalo sono ricoverata in ospedale. 2 mesi prima delle nozze. la diagnosi è sclerosi multipla.
nonostante questa spada di damocle sulla testa ci sposiamo lo stesso. siamo stati pazzi vero?
lo siamo ancora credo.
da qual giorno di nove anni fa, la nostra unione è andata avanti. non è stato sempre facile. non per la malattia in sè ma per i continui ostacoli familiari. che oggi fortunatamente non ci sono più. se il cielo è un po’ più sfocato oggi mi consolo guardando al passato, all’enorme risorsa del nostro amore, soprattutto al frutto del nostro amore, al nostro bambino. il nostro bene più prezioso. quello per cui vale vivere e lottare e amare e sperare.