Schifani contestato alla festa nazionale del Partito Democratico; scritta così, sembrerebbe una cosa assolutamente normale.
Sarebbe quantomeno lecito, specialmente dinnanzi a chi sostiene senza nè pesi nè misure l'avversario corruttore avendo nutrito anche, in passato, conoscenze ed amicizie assai dubbie.
Nonostante tutto questo, però, nella situazione di ieri c'è un qualcosa che fa attrito.
Permane, in situazioni come quella verificatasi, un qualcosa che va oltre il semplice confronto politico.
Era significativo il titolo dell'incontro tra Fassino ed il Presidente del Sentato: "Le istituzioni alla prova".
Titolo significativo in quanto, a fatti avvenuti, qualcuno considera la prova non superata.
Molti altri considerano la prova non superata, ma da troppo tempo.
Purtroppo vuoti e privi di senso certi richiami fatti dall'esponente Pd:
"Provate ad ascoltare...Noi abbiamo definito squadristi quelli che si stavano organizzando per andare a contestare Fini a Mirabello".
Al di là di una ragionevole e dovuta replica, in altre vesti moltissimi esponenti del Pd sono i primi a dire di non ascoltare esponenti del PdL in fibrillazione.
Non si deve mai dimenticare, però, che le Feste de L'Unità (Festa del Pd è un concetto troppo elitario, nds) sono una platea di confronto, ascolto e dibattito.
Dovrebbero essere luoghi in cui gli stessi ascoltanti hanno pieno diritto di esprimere consenso o dissenso.
La chiave di volta deve essere il diritto di espressione, in piena ed assoluta civiltà.
Tutto ciò perchè è la democrazia a dirlo e, giustamente, pretenderlo.
Nonostante tutto, l'intolleranza mostrata ieri da quei pochi o molti contestatori DEVE avere una radice sensata; la parte intollerante in ognuno di noi ha un fascino tutto particolare, ed è capace di sentirsi sollecitata quando è necessario.
Per i contestatori, forse, ieri era necessario.
Ce lo ricorda anche Caparezza, in una sua canzone-capolavoro:
"Trovo molto interessante la mia parte intollerante che mi rende rivoltante tutta questa bella gente"
Ciascuna parte intollerante ha una qualche forma di interesse, sempre meritevole di ascolto.
Contestare è lecito, dunque.
E' lecito senza però, mai, oltrepassare limiti di civiltà e convivenza democratica.
Lasciar parlare il Presidente del Senato era doveroso, quantomeno per poter avvertire ancora di più la vera differenza che esiste tra sinistra e destra.
Nonostante tutto ciò, la contestazione è avvenuta con toni esasperati.
Esasperati, così come altrettanto esasperata è la parte intollerante di una larghissima fetta di Italia.
Esasperata è la parte intollerante che è figlia di una condizione sempre più inaccettabile per moltissimi italiani.
Esasperato è il tentativo fatto dal Pd di invitare ad un dialogo costruttivo un Presidente del Senato che, nonostante la diversità di opinione, accetta il confronto.
La difficoltà che risiede nell'accettare passivamente il confronto con certi personaggi risiede, forse, nella plurivalenza che queste persone rivestono nel tessuto statale italiano.
L'attrito risiede forse nel contestare un Presidente Del Senato che, sotto il lato umano, ha avuto frequentazioni e trascorsi piuttosto dubbi con esponenti di dubbia lucidità e trasparenza.
Attrito evidente, nel senso che contestare il primo è ritenuto sbagliato, mentre avere qualcosa da "chiedere" al primo è assolutamente lecito.
Il problema è, forse, tutto qui.
A sentirlo ieri, eppure, qualcosa di buono lo stava anche dicendo:
"E' stata l'estate dello scontro, dell'imbarbarimento. [...] Se non fosse possibile ricomporre (il PdL, nds) tutto torna nelle mani del Capo dello Stato, un grande statista. Lui è garante della Costituzione, lo è sempre stato. Ha dimostrato di esserlo in maniera impeccabile in ogni momento della vita del paese. E'un grande statista, ha un grande senso di responsabilità e saprà lui fare le scelte migliori nel caso in cui la maggioranza dovesse andare in crisi. [...]"
Discorso diverso è invece quello di cercare, nel marasma totale, i veri colpevoli di questo imbarbarimento e di questa Italia "intollerante" che va esasperando le proprie manifestazioni di dissenso.
E' forse questo il vero problema.
E' un problema che ha tinte esasperate, drammatiche e senza uscita.
Ha il colore del popolo viola, ha la voce del multimedialmente affermato Beppe Grillo; il male diffusamente percepito è forse lecito che si concretizzi, in modi magari sbagliati, anche in Feste de L'Unità.
Le dichiarazioni rilasciate dal leader del Movimento 5 Stelle dovrebbero, purtroppo, parlare chiaro alla classe politica del Paese:
"Questo è solo l'inizio. Devono rendersi conto che è finita. [...] Io non sono l'autore o il sobillatore, io interpreto quello che vedo e che sento: la gente non ne può più."
Il malessere deve essere affidato alla voce di Grillo e non a quella di rappresentanti politici d'esperienza e, si auspicherebbe, di coerenza?
Il mistero è aperto, la risposta è scontata, a parer mio.
La sobrietà nelle contestazioni va, forse, di pari passo allo stato di sopportazione degli italiani.
Ne è consapevole lo stesso Napolitano, riprendendo una nota alla contestazione svoltasi ieri:
"Il tentativo di impedire con intimidatorie gazzarre il libero svolgimento di manifestazioni e discorsi politici è un segno dell'allarmante degenerazione che caratterizza i comportamenti di gruppi sia pur minoritari (ne siamo poi così sicuri?, nds) incapaci di rispettare il principio del libero e democratico confronto e di riconoscere nel Parlamento e nella stessa magistratura le Istituzioni cui è affidata nel sistema democratico ogni chiarificazione e ricerca di verità."
Allarmante degenerazione, appunto: si tratta forse di una degenerazione, però, a suo modo altrettanto dotata di giustificazioni e ragioni.
Al di là di qualsiasi giudizio, per la parte intollerante italiana "Le istituzioni alla prova" hanno già fallito in partenza.
Non c'è bisogno di dibattere troppo a lungo.
Magazine Politica
Contestazione a schifani? ascoltare, senza pero' giustificare, questa "parte intollerante"...
Creato il 05 settembre 2010 da Alessandro @AleTrasforini
Schifani contestato alla festa nazionale del Partito Democratico; scritta così, sembrerebbe una cosa assolutamente normale.
Sarebbe quantomeno lecito, specialmente dinnanzi a chi sostiene senza nè pesi nè misure l'avversario corruttore avendo nutrito anche, in passato, conoscenze ed amicizie assai dubbie.
Nonostante tutto questo, però, nella situazione di ieri c'è un qualcosa che fa attrito.
Permane, in situazioni come quella verificatasi, un qualcosa che va oltre il semplice confronto politico.
Era significativo il titolo dell'incontro tra Fassino ed il Presidente del Sentato: "Le istituzioni alla prova".
Titolo significativo in quanto, a fatti avvenuti, qualcuno considera la prova non superata.
Molti altri considerano la prova non superata, ma da troppo tempo.
Purtroppo vuoti e privi di senso certi richiami fatti dall'esponente Pd:
"Provate ad ascoltare...Noi abbiamo definito squadristi quelli che si stavano organizzando per andare a contestare Fini a Mirabello".
Al di là di una ragionevole e dovuta replica, in altre vesti moltissimi esponenti del Pd sono i primi a dire di non ascoltare esponenti del PdL in fibrillazione.
Non si deve mai dimenticare, però, che le Feste de L'Unità (Festa del Pd è un concetto troppo elitario, nds) sono una platea di confronto, ascolto e dibattito.
Dovrebbero essere luoghi in cui gli stessi ascoltanti hanno pieno diritto di esprimere consenso o dissenso.
La chiave di volta deve essere il diritto di espressione, in piena ed assoluta civiltà.
Tutto ciò perchè è la democrazia a dirlo e, giustamente, pretenderlo.
Nonostante tutto, l'intolleranza mostrata ieri da quei pochi o molti contestatori DEVE avere una radice sensata; la parte intollerante in ognuno di noi ha un fascino tutto particolare, ed è capace di sentirsi sollecitata quando è necessario.
Per i contestatori, forse, ieri era necessario.
Ce lo ricorda anche Caparezza, in una sua canzone-capolavoro:
"Trovo molto interessante la mia parte intollerante che mi rende rivoltante tutta questa bella gente"
Ciascuna parte intollerante ha una qualche forma di interesse, sempre meritevole di ascolto.
Contestare è lecito, dunque.
E' lecito senza però, mai, oltrepassare limiti di civiltà e convivenza democratica.
Lasciar parlare il Presidente del Senato era doveroso, quantomeno per poter avvertire ancora di più la vera differenza che esiste tra sinistra e destra.
Nonostante tutto ciò, la contestazione è avvenuta con toni esasperati.
Esasperati, così come altrettanto esasperata è la parte intollerante di una larghissima fetta di Italia.
Esasperata è la parte intollerante che è figlia di una condizione sempre più inaccettabile per moltissimi italiani.
Esasperato è il tentativo fatto dal Pd di invitare ad un dialogo costruttivo un Presidente del Senato che, nonostante la diversità di opinione, accetta il confronto.
La difficoltà che risiede nell'accettare passivamente il confronto con certi personaggi risiede, forse, nella plurivalenza che queste persone rivestono nel tessuto statale italiano.
L'attrito risiede forse nel contestare un Presidente Del Senato che, sotto il lato umano, ha avuto frequentazioni e trascorsi piuttosto dubbi con esponenti di dubbia lucidità e trasparenza.
Attrito evidente, nel senso che contestare il primo è ritenuto sbagliato, mentre avere qualcosa da "chiedere" al primo è assolutamente lecito.
Il problema è, forse, tutto qui.
A sentirlo ieri, eppure, qualcosa di buono lo stava anche dicendo:
"E' stata l'estate dello scontro, dell'imbarbarimento. [...] Se non fosse possibile ricomporre (il PdL, nds) tutto torna nelle mani del Capo dello Stato, un grande statista. Lui è garante della Costituzione, lo è sempre stato. Ha dimostrato di esserlo in maniera impeccabile in ogni momento della vita del paese. E'un grande statista, ha un grande senso di responsabilità e saprà lui fare le scelte migliori nel caso in cui la maggioranza dovesse andare in crisi. [...]"
Discorso diverso è invece quello di cercare, nel marasma totale, i veri colpevoli di questo imbarbarimento e di questa Italia "intollerante" che va esasperando le proprie manifestazioni di dissenso.
E' forse questo il vero problema.
E' un problema che ha tinte esasperate, drammatiche e senza uscita.
Ha il colore del popolo viola, ha la voce del multimedialmente affermato Beppe Grillo; il male diffusamente percepito è forse lecito che si concretizzi, in modi magari sbagliati, anche in Feste de L'Unità.
Le dichiarazioni rilasciate dal leader del Movimento 5 Stelle dovrebbero, purtroppo, parlare chiaro alla classe politica del Paese:
"Questo è solo l'inizio. Devono rendersi conto che è finita. [...] Io non sono l'autore o il sobillatore, io interpreto quello che vedo e che sento: la gente non ne può più."
Il malessere deve essere affidato alla voce di Grillo e non a quella di rappresentanti politici d'esperienza e, si auspicherebbe, di coerenza?
Il mistero è aperto, la risposta è scontata, a parer mio.
La sobrietà nelle contestazioni va, forse, di pari passo allo stato di sopportazione degli italiani.
Ne è consapevole lo stesso Napolitano, riprendendo una nota alla contestazione svoltasi ieri:
"Il tentativo di impedire con intimidatorie gazzarre il libero svolgimento di manifestazioni e discorsi politici è un segno dell'allarmante degenerazione che caratterizza i comportamenti di gruppi sia pur minoritari (ne siamo poi così sicuri?, nds) incapaci di rispettare il principio del libero e democratico confronto e di riconoscere nel Parlamento e nella stessa magistratura le Istituzioni cui è affidata nel sistema democratico ogni chiarificazione e ricerca di verità."
Allarmante degenerazione, appunto: si tratta forse di una degenerazione, però, a suo modo altrettanto dotata di giustificazioni e ragioni.
Al di là di qualsiasi giudizio, per la parte intollerante italiana "Le istituzioni alla prova" hanno già fallito in partenza.
Non c'è bisogno di dibattere troppo a lungo.
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