Domenica di referendum a Taranto.Due si e si fara’ parte della schiera dei fautori della volonta’ di chiudere l’Ilva.
Nessun compromesso,solo stabilimento chiuso e futuro da riprogrammare.
Chi mettera’ si solo sulla chiusura dell’area a caldo,lascia intendere che apre all’azienda una opportunita’ che e’ una via di mezzo del compromesso mai raggiunto qui da noi.
E allora se dovesse vincere il si,il comune ne prenderebbe atto e dovrebbe,in teoria,seguire una logica attuativa nei programmi futuri di ambientalizzazione che questa citta’ chiede a piu’ voce da anni.
Dovrebbe alla fine essere il promotore,il comune e il sindaco in testa,della sofferenza espressa in cabina e farsi vox populi,esponendosi in primo luogo,con iniziative a tutela di tale decisione.
Ma se andiamo a rivedere il percorso sino a questo momento dell’amministrazione tarantina,e’ una serie di ampie ambiguita’ e false promesse.
Riva e la stessa Ilva,nel comune,hanno sempre trovato ampio spazio di manovra e solo per alcune intenzioni da parte dell’Arpa,si e’ assistito a una coesione omogenea per controllare i valori dei fumi dannosi in citta’.
E allora a che ci serve questo referendum?
A cosa mai potra’ servire il si doppio dei cittadini se poi la consulta ha dato campo libero a Riva di produrre e inquinare ancora?
Servira’ solo da monito alla politica che verra’ e ai futuri consiglieri comunali che dovranno prendere atto di tale volonta’ della popolazione tarantina.
Unico dubbio mio e’ quello relativo alla geografia dei seggi.
Perche’ non si e’ fatto votare a Statte,Massafra e comuni limitrofi all’Ilva stessa?
Anche perche’ la mano operaia all’interno dello stabilimento e’ in maggior parte forestiera.
Insomma un referendum giusto o l’ennesima storia inutile di questa cittadina in riva allo Jonio?