Continua il crollo del mercato immobiliare nel nostro paese, gli ultimi dati disponibili sul secondo trimestre 2012, confermano la tendenza in negativo anche per il 2013, ma si vedono all’orizzonte elementi tali da ipotizzare una stabilizzazione del trend.
I dati sottolineano la drammaticità dell’andamento del mercato immobiliare: dimezzate dal 2006 le compravendite di immobili, scambi in calo e prezzi in diminuzione in tutto il paese. Dati allarmanti oramai a due cifre, con un calo di quasi 30% rispetto al precedente anno, che ci riporta a valori del 1985.
Si difendono bene i grossi centri e le grandi metropoli che riescono sempre a sostenere la richiesta di alloggi mentre precipitano con cali considerevoli i piccoli centri, i quartieri periferici o malfamati, i sobborghi e località isolate (-25%).
Con questo sono sette i cali trimestrali consecutivi, anche se per il 2013 l’ampiezza del fenomeno sembra diminuire, nel complesso sembra che la portata tenda ad una naturale stabilizzazione su questi livelli. Il calo copre sia le nuove costruzioni (0,8-1 %) sia l’usato. Su base annuale si sintetizza una diminuzione dei prezzi del -7.4% sulle esistenti ma complessivamente incide molto l’invenduto sulle nuove costruzioni. In media, si calcole che nel primo semestre del corrente anno i prezzi si siano attestati sul un – 5.9 % in meno rispetto al relativo periodo 2012.
Visti i dati, c’è da essere poco ottimisti, Confedilizia, l’associazione che raggruppa le imprese del settore, giudica la situazione preoccupante. Fra i motivi che incidono principalmente, l’aumento generale della fiscalità sulla casa, dall’Imu (permane la confusione sulle ipotesi al vaglio per la seconda rata) all’aumento di ex Tarsu ora denominata Tares. Non aiutano le difficoltà nella concessione di mutui da parte di banche ed istituti finanziari, la contrazione dei salari e l’aumento del precariato.
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