Continua la scia di sangue in Libia: ucciso il capo della Polizia Albaragthin

Creato il 18 ottobre 2013 da Giacomo Dolzani @giacomodolzani

di Giacomo Dolzani

È stato ucciso oggi davanti all’entrata della sua abitazione a Bengasi, con due colpi di pistola alla testa il colonnello a capo della polizia militare libica, Ahmed Mustafa Albaragthin.
Secondo quanto riferiscono i media del paese nordafricano e fonti vicine alle forze di sicurezza l’ufficiale sarebbe stato assassinato questa mattina da un attentatore, forse un sicario, ma non si conoscono ancora le cause del gesto o gli eventuali mandanti. Trasportato all’ospedale in fin di vita è morto poco dopo.
Solo alcuni giorni fa, l’8 ottobre, il presidente libico Ali Zeidan era stato sequestrato, per poi essere rilasciato dopo poche ore, da guerriglieri facenti parte di un gruppo di ex ribelli, “La Camera rivoluzionari libici” come rappresaglia per la cattura del terrorista al-Libi, avvenuta due giorni prima.
Non è da escludere quindi che l’uccisione di Albaragthin sia una vendetta da parte di uno dei tanti gruppi qaedisti che infestano la Libia post rivoluzionaria per l’appoggio fornito al commando statunitense che ha arrestato il terrorista.
al-Libi è infatti considerato da Washington la mente e l’esecutore degli attacchi contro le ambasciate statunitensi in Kenya e Tanzania che nel 1998 causarono più di 200 vittime, oltre ad essere probabilmente coinvolto nell’assalto al consolato americano a Bengasi in cui persero la vita l’ambasciatore Chris Stevens, quattro funzionari della rappresentanza diplomatica ed una decina di poliziotti libici.
Per contrastare questi gruppi di ribelli e terroristi che hanno preso piede in tutto il paese dopo la caduta del Rais, Muammar Gheddafi, in un incontro tenutosi il 4 luglio scorso a Roma tra Ali Zeidan ed il premier italiano, Enrico Letta, sono stati presi impegni per l’addestramento da parte dell’Italia delle nuove forze di sicurezza libiche, per un totale di 5000 unità, oltre che per il controllo delle frontiere meridionali del paese tramite l’installazione di apparecchi tecnologici, per impedire l’introduzione di armi e l’ingresso di guerriglieri attraverso il deserto.

da Notizie Geopolitiche



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