da embrione crioconservato a neonato
7 SETTEMBRE – La legge 40 è stata oggetto di polemiche e dibattiti per anni, non solo nelle aule di tribunale ma anche nel mondo politico e culturale, visto che il tema trattato é uno dei più scottanti del nostro secolo. Nuove voci si sono levate pochi giorni fa, quando la Corte di Strasburgo, in risposta al ricorso di due coniugi del 2010, ha definito la legge italiana in materia di pre-impianto embrionale “incoerente”, perché non conforme all’articolo 8 della Convenzione Europea e in contrasto con la Legge sull’Aborto 194/78. Questa è soltanto l’ultima di una serie di sentenze che hanno modificato la legge 40, rivista ben diciassette volte. Anche questa volta, tuttavia, le reazioni non sono mancate. Il tema è particolarmente sentito nel mondo europeo, vista la presenza di una forte cultura cattolica che, malgrado i cambiamenti culturali dell’ultimo ventennio, si mantiene salda.
Non bisogna tuttavia credere che soltanto le cariche religiose si esprimano con veemenza su questo tema. Ogni esponente di partito, ogni uomo di cultura vuol fare sentire la sua voce, cercando di delineare quale debba essere la strada da seguire e quali possano essere i rischi cui si va incontro facilitando o contrastando determinati atteggiamenti medici e scientifici. La sentenza della Corte di Strasburgo ha infatti immediatamente diviso il mondo politico italiano. Il Ministro della Salute Renato Balduzzi ha sùbito manifestato la volontà di proporre ricorso: “Credo sia forse opportuna una richiesta di punto giurisdizionale fermo per quanto riguarda la Corte Europea dei diritti dell’Uomo e che dunque un ricorso da parte del nostro Paese valga proprio a consolidare un punto di riferimento”.
Emma Bonino, vicepresidente del Senato che ha sottolineato la necessità di rispettare la sentenza, manifesta la sua soddisfazione visto che, a suo avviso, “la legge italiana è sostanzialmente proibizionista, ed è la causa dell’uscita di moltissimi Italiani dal nostro Paese verso Paesi più aperti”. Hanno manifestato la loro aperta soddisfazione anche vari esponenti dell’IDV, che hanno apertamente difeso i giudici europei evidenziando come la legge sia da cambiare. Sulla stessa linea d’onda è anche Nichi Vendola, il quale spinge per una maggiore tolleranza in questa materia nel nostro Paese. Taluni esponenti del PD, tuttavia, come Rosa Calipari, Anna Finocchiaro, Ignazio Marino e Vittoria Franco, e la radicale Maria Antonietta Fascina Coscioni, hanno affermato la necessità di rivedere completamente questa legge “ingiusta e crudele nel suo stato attuale”. Ci sono poi alcune posizioni particolarmente precise, come quella dell’Onorevole Cicchito, il quale ritiene che ci siano state della “forzature” della legge 40 o ancora quella di Emanuela Baio, che ritiene il giudizio della Corte di Strasburgo “estremamente superficiale”.
Se le posizioni del mondo politico sono state molte, ancor maggiori sono quelle del mondo intellettuale, con medici, scienziati, ginecologi e filosofi divisi e sulle loro posizioni. Per cominciare, il Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica ha parlato di “eugenetica liberale”, un atteggiamento culturale totalmente deprecabile, che bisogna combattere per evitare, potenzialmente, selezioni naturali simili a quelle che avrebbero voluto attuare i nazisti. A una simile accusa rispondono molti, fra cui il ginecologo Severino Antinori, che spiega come queste misure debbano essere usate soltanto per motivi gravi, e non “per vedere se il bambino è biondo o moro”. Un’altra posizione interessante è quella di Maria Novella De Luca, giornalista di La Repubblica, che ha evidenziato l’incongruenza della legge italiana, visto che “non è permessa la diagnosi sull’embrione ma è permesso l’aborto terapeutico”, il che è veramente assurdo, soprattutto in “un Paese cattolico come l’Italia”. E ancora Carlo Flamigni, membro del Comitato Nazionale di Bioetica, fa sentire la sua voce in modo molto forte e chiaro, sottolineando che “ci sono molte sciocchezze in tutto questo”. Lo scienziato afferma che la normativa sulla fecondazione non c’è più ed evidenzia che in Italia “è rimasto solamente il divieto di donazione dei gameti”; secondo il ginecologo, il tema è difficile per il fatto che bisogna definire il significato delle parole come, ad esempio, quello del termine “genetica”. Ha inoltre affermato che il referendum del 2005 lasciò indifferenti gli Italiani perché il tema non era stato correttamente spiegato ed esposto, sebbene toccasse i diritti fondamentali dell’uomo.Le reazioni della Chiesa Cattolica sono state invece moderate, e curiosamente l’Osservatore Romano non ha fatto commenti. Il Presidente della CEI, il Cardinale Angelo Bagnasco, ha parlato in modo chiaro ma estremamente rapido della sentenza durante l’omelia al Santuario della Madonna della Guardia, in occasione dei festeggiamenti per l’Apparizione della Vergine sul monte Figogna, dicendo che “bisogna ripensarci a livello nazionale, sia di tecnici sia di esperti, sia per merito sia per metodo, perché non si è passati attraverso la magistratura italiana: c’è stato un suo superamento, un surclassamento. E’ singolare”. Questo è stato il solo commento giunto da una carica ecclesiastica, commento che potrebbe significare una posizione di cautela della Chiesa, che non vuole esporsi prima che la legge abbia fatto sentire la sua voce definitiva. Quando la sentenza verrà nuovamente portata a giudizio, probabilmente la Chiesa esprimerà apertamente la sua posizione.
Enrico Cipriani