Le gravidanze in adolescenza rappresentano un problema serio che riguarda molti paesi europei e gli Stati Uniti.
La Gran Bretagna ha il tasso più elevato dell’Europa occidentale, che è il quintuplo di quello olandese e doppio di quelli francesi e tedeschi. Nel 2009 in Inghilterra tra le ragazze tra i 15 e i 17 anni era 38.2 per 1000. Inoltre, il 49 % dei concepimenti al di sotto dei 18 anni e il 60.2% di quelli al di sotto dei 16 è terminato con un aborto. Negli USA, nello stesso anno, il tasso di gravidanze in teenager è stato 39.1.
Secondo le autorità sanitarie britanniche, le madri adolescenti hanno più probabilità di interrompere gli studi e di far crescere i figli da sole e in condizioni economiche disagiate. Il tasso di mortalità dei figli di madri adolescenti è del 60% più elevato rispetto a quello dei bambini nati da donne più adulte. Da considerare anche i rilevanti costi sanitari che tutto questo comporta.
Notevoli sono quindi gli sforzi delle autorità britanniche per prevenire le gravidanze tra adolescenti. Tra gli interventi messi in atto, uno in particolare ha scatenato proprio in questi giorni le proteste dei genitori delle ragazze coinvolte e dell’opinione pubblica.
In nove scuole del Southampton, ma la pratica è molto più diffusa, è stato offerto a ragazzine di 13 anni un impianto contraccettivo che si inserisce sotto la pelle del braccio e che rilascia progesterone nel corpo impedendo l’ovulazione. Con questo metodo si è coperti dal rischio di gravidanze indesiderate per 3 anni. Le proteste sono sorte perché tutto ciò, in alcuni casi, è stato fatto senza che i genitori ne fossero informati, secondo le testimonianze pubblicate sul Telegraph.
Il National Health Service ha risposto alle accuse difendendo il proprio operato. Durante lo scorso anno, informano, 1700 ragazze tra i 13 e i 14 anni hanno ricevuto l’impianto, mentre ad altre 800 sono state somministrate delle iniezioni che hanno un effetto analogo. Nell’anno ancora precedente sono stati 3200 gli impianti e 1700 le iniezioni alle quindicenni. Questo, insieme agli interventi sulla salute sessuale nelle scuole, avrebbe provocato la diminuzione del 22% di gravidanze in questa fascia d’età.
Prima di procedere sarebbe stata valutata la capacità di consenso delle ragazzine e stilata una loro storia clinica da parte di personale opportunamente formato.
Ed effettivamente, ha confermato un portavoce del NHS, non sono stati informati i genitori sia delle ragazze sopra i 16 anni, come da normative, ma nemmeno quelli delle più giovani per dovere di riservatezza, dopo aver valutato la loro capacità di dare il consenso. Tuttavia, avrebbero incoraggiato le giovani a parlarne coi genitori, cosa che non tutte, evidentemente hanno deciso di fare.
Io non credo che questo conduca i giovani a fare sesso e incoraggi la promiscuità, come è stato paventato da molte organizzazioni britanniche. Il vero rischio, a mio parere, è che queste giovanissime coppie, sentendosi al sicuro da gravidanze indesiderate corrano un rischio molto elevato di contrarre malattie a trasmissione sessuale dalle quali solo il profilattico può proteggere. Queste in Gran Bretagna sono più comuni tra i giovani tra i 16 e i 24 che in altre fasce d’età. Le persone sotto i 24, pur rappresentando il 12% dell’intera popolazione britannica costituiscono più della metà dei soggetti che ricevono nuove diagnosi di MST (Chlamydia, gonorrea, herpes genitale, ulcere genitali, sifilide).
Per completezza le statistiche italiane, che non sono raggelanti come le altre. I dati forniti dall’ISTAT, che raffrontano gli anni 1995 e 2008, mostrano come il fenomeno delle mamme teen sia abbastanza circoscritto rispetto al numero totale delle nascite. Nel 1995, il numero di nati vivi partoriti da madri minorenni era pari a 2.962 unità, cioè lo 0,57% del totale delle nascite. Negli anni successivi l’incidenza è diminuita, seppur lievemente, arrivando a toccare lo 0,44% nel 2008.