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Contraddizioni moderne: perchè spesso chi è abortista è pacifista e chi è antiabortista è interventista?

Creato il 28 aprile 2011 da Paopasc @questdecisione
Contraddizioni moderne: perchè spesso chi è abortista è pacifista e chi è antiabortista è interventista?Noto, stranamente, una cosa: nelle posizioni di pacifisti e interventisti oppure di abortisti e antiabortisti o ancora tra quelli pro eutanasia e quelli contro eutanasia, vi sono delle caratteristiche ricorrenti.Chi è abortista, spesso, è anche favorevole all'eutanasia, al testamento biologico ed è sovente pacifista ovvero ripudia ogni forma di conflitto armato, anche quello che ha le sue belle giustificazioni con tanto di bollo Onu.Chi è antiabortista, invece, è contrario all'eutanasia, al testamento biologico se prevede la libertà di scegliere se farsi curare  o meno ma è anche, molto spesso, disposto ad usare sistemi rudi per risolvere situazioni conflittuali, per dirla crudamente è disposto a sganciare bombe sulla testa di Gheddafi -e di chi gli sta vicino- per salvare vite umane.Dico innanzi tutto che entrambe le posizioni mi sembrano godere di una intrinseca debolezza.In chi rispetta ogni forma di vita umana, dall'embrione a chi si trova in stato vegetativo, prima di adottare la soluzione armata lo vedo pensarci non una ma mille volte, sempre poi che ne sia mai soddisfatto. Invece non è così. La spiegazione che si invoca per giustificare l'intervento armato non è peregrina: evitare altre vittime. Se uno volesse fare una macabra contabilità magari verrebbe fuori che per salvare mille vite se ne devono uccidere duemila, ma è solo un'ipotesi.Quello che è stridente è l'inconciliabilità, ex ante, della posizione tutta pro-vita con quella in favore della guerra, seppure lampo.
Contraddizioni moderne: perchè spesso chi è abortista è pacifista e chi è antiabortista è interventista?Dall'altro versante non stanno messi meglio. I pacifisti urlano ad ogni occasione che la guerra uccide più di quanto salvi, che non è un sistema buono per risolvere i conflitti politici, che lo si può dimostrare con la storia passata e, in buona parte, gli si può dare ragione. Costoro sono sensibili alle sofferenze inferte alle persone, dalle cosiddette bombe intelligenti -o stupide, a seconda del punto di vista- da tutto ciò che porta la guerra, dalla morte, la rovina, la distruzione. Riescono a empatizzare in maniera incredibile con le sofferenze dei piccoli  o grandi mutilati dagli ordigni, dal dolore che pervade tutto. Però, molto spesso, sono anche abortisti e favorevoli all'eutanasia, e anche alla cessazione delle cure in malati in stato vegetativo permanente. Anche qui potrebbe essere individuata una contraddizione: il pacifista ama la vita (come l'antiabortista) e odia le sofferenze, come concilia questo, per esempio, con l'aborto? Gli è sufficiente immaginare che il feto non sentirà dolore? Che non è un essere senziente? Ma da quando, essere senzienti, è discrimine sufficiente per decidere della vita o della morte? 
Queste apparenti o realistiche contraddizioni spariscono o si attenuano se uno ragiona in questo modo: pacifisti, abortisti e pro eutanasia guardano soprattutto alla persona. Gli abortisti sono analitici. La persona è il loro focus. Se vedono la sofferenza tracciarsi sul suo volto ne restano addolorati e sconfortati. Questo vale per il sofferente da mutilazioni di guerra, per la sofferente che cerca l'aborto come soluzione alla sua disperazione o come estremo aiuto ai parenti che soffrono nel vedere il loro congiunto precipitato nel baratro dello stato vegetativo, non sufficientemente vivo per stimolare la compassione, non sufficientemente morto per ricordarlo come persona viva.E gli antiabortisti, i contrari all'eutanasia e i favorevoli agli interventi armati guardano soprattutto alla dottrina, all'obbligo scritto, e al gruppo di riferimento, più che al singolo. Gli antiabortisti sono sintetici. il gruppo è il loro riferimento e il gruppo di riferimento è anche quello più spesso al centro della loro attenzione. In questo modo, quando sorgono conflitti, se il gruppo è coeso non sorgono contrasti quando si deve giudicare tra il gruppo e gli altri, perchè il proprio riferimento è parziale, riguarda un settore specifico, con il quale si solidarizza ed empatizza, a scapito degli altri.Sia chiaro: non intendo affermare che gli antiabortisti, per buona parte riconducibili alla confessione cattolica, non sia interessati alla persona. Ma come ognuno di noi sa, noi stabiliamo continuamente dei pesi e delle misure: per l'abortista vale di più la madre che soffre e vuole liberarsi, per l'antiabortista vale di più il gruppo di riferimento, al quale può essere ascritto il nascituro, almeno potenzialmente.Si noti, inoltre, che la posizione abortista è meno forte di quella antiabortista, perchè la seconda mira a salvare tutte le vite mentre la prima ne sacrifica una. Anche per quanto riguarda l'eutanasia o le cure palliative in malati terminali, non si può dire che chi sia contro l'eutanasia sia a favore della sofferenza nè chiaramente lo si può dire di chi è a favore dell'eutanasia. La differenza sta appunto nel riferimento: la persona singola o il gruppo -con annessa dottrina, perchè per mantenere un gruppo ci vuole una dottrina-.In ultimo, la posizione pacifista mira genericamente a salvare tutte le vite (come l'antiabortista) e quindi è più forte di quella di chi è favorevole alla soluzione armata, che ne sacrifica alcune (anche se la posizione pacifista può fare vittime, la posizione interventista potrebbe sembrare causarle direttamente).

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