Oggi – mentre la ‘povna e i Pesci erano chiusi in aula, zitti zitti, a parlare di apologhi, Odissea, menzogna, Ulisse, potere della parola e Polifemo – nel resto della scuola succedevano cose, variamente, giusto per non smentire la voglia di stupire dello sceneggiatore.
Ci hanno pensato prima di tutto i Merry Men, che (“la primavera sbuca”, dice Montale – ma poi secondo ormone avanza) hanno pensato bene di caricare e far suonare all’improvviso una sveglia, nel bel mezzo dell’ora di Trasfigurazione, contribuendo a imbestialire la collega di Snape oltre ogni soglia e limite, e rendendosi gli agenti scatenanti di svariati psicodrammi che si sono protratti così, tra un pianto e un lamento, ben oltre l’orario di chiusura.
Ha continuato l’Onda, che ha deciso di ricordarsi che giovinezza è sempre (e chissenefrega se si è in quinta); e ha ben pensato di ricalcare a vetro (sul modello inappuntabile del disegno di Peter, come sempre) l’esercitazione grafica che aveva dato loro l’Ingegnera Tosta, identica a quelle della maturità.
Ci hanno caricato l’asso i Maculati, innamorati persi, che hanno aperto di priorità la porta di comunicazione interna con l’Artistico, alla ricerca di un bacio e una carezza dalle bimbe che lì sono residenti (nonché loro fidanzate).
Ma la verità è che tutte queste, una per una, sono cazzate, punto e basta. Perché – mentre appunto la ‘povna e i Pesci, zitti zitti, erano chiusi nella famosa aula – tra i loro vicini di casa, i Bufali dell’Orda, bussava la tragedia a pugni. Quelli dati – a freddo, ripetuti e con inusitata violenza – da Steerforth a Billy Boy, così spedito gioco forza all’ospedale.
E la ‘povna, dopo aver speso con il collega Fumino (che abbaia tanto, ma non morde, ed è bravissimo) molte parole di sbigottito terrore per una situazione che sembra molto, molto complicata e tosta, è risalita sul treno in un pomeriggio di sole che scaldava freddo. Pensando che non solo le fa paura l’idea che tutto questo sia potuto succedere vicino a lei, che è andata avanti a spiegare così, senza accorgersi di niente; non solo le sembra che tutto il resto sia francamente sovrastruttura e minutaglia. Ma, soprattutto, che è tanto, tanto difficile sfuggire a un nome, un buco oscuro dentro, una vocazione, una famiglia. E pensa, desolata e impotente, che al suo Steerforth (che oramai è maggiorenne, e rischia grosso) manchi ancora da macinare tanta strada.
“Ma mi condusse alla sponda, e lì, dove io e l’Emilia avevamo cercato le conchiglie – lì dove erano sparsi dal vento alcuni frammenti del vecchio battello distrut-to dall’uragano la sera innanzi – fra le rovine della casa che egli aveva disonorato – lo vidi allungato con la te-sta sul braccio, come lo avevo visto nel letto del con-vitto, di Salem House“, Ch. Dickens, David Copperfield