Il fatto che si richiami l'evento che segnò il dissolvimento dello stato liberale italiano e l'avvento della dittatura di Mussolini, ha però di sicuro, una qualcosa di tetro da sfondo, fosse solo quell'essere intriso di quella nostalgia mai del tutto abbandonata da qualcuno e da quelle paura - legittima - che solo uno stato lento, pigro e conservatore, come il nostro, può ancora mantenere viva: la difficoltà di affrancarsi dalla propria storia e di vivere il futuro, senza richiami a fasti o giorni nefasti, con la dignità di un buon domani.
Vale allora la pena unificarsi al codice: per capire dove non dobbiamo andare, facciamoci aiutare da chi c'era prima di noi. Tenere impresse nella mente certe parole, allora: che valgono in certe occasioni ancora di più, ma che dovrebbero essere tatuate nelle nostre coscienze nazionali. Verbo democratico, respiro di libertà. Sono parole pronunciate da Alcide De Gasperi, durante il suo intervento - da primo ministro - al III Congresso della Democrazia Cristiana, ai primi di giugno del 1949. La grandezza di De Gasperi - uomo senza il quale l'Italia non si troverebbe in questa parte di mondo, quella occidentale, quella tanto discussa da certi, ma che a quei certi permette il lusso di discuterne - come si dice in certi casi, sta nell'attualità del suo pensiero. (Ahinoi!).
Le metto qui, a memoria: per riflessione se non altro, sulla ciclicità in cui il nostro Paese finisce in determinate circostanze.
Vorrei, soprattutto richiamare l'attenzione dei giovani che non conoscono né possono conoscere, come noi che ne fummo testimoni, la storia dell'avvento del fascismo, richiamare l'attenzione sopra la similarità dell'avvento del fascismo, richiamare l'attenzione sopra la similarità dell'inizio della lotta contro la libertà. Si parte sempre con una svalutazione del Parlamento. È chiaro. Il Parlamento, il sistema parlamentare, è tutt'altro che perfezionato: vediamo evidentemente che ci vogliono delle riforme, sappiamo benissimo che con la ripresa del Parlamento antico non si è raggiunta la massima funzionalità del Parlamento.
C'è, quindi, il problema del Parlamento, cioè il problema funzionale del Parlamento, ma non bisogna in nessun modo contribuire alla svalutazione dell'Istituto come tale, non bisogna in nessun modo svalutare la sua opera, ridurla a manifestazioni spettacolari che possono solo giovare in un certo momento e vendere qualche copia di giornale in più, ma che certo non sono educative.
Non bisogna contribuire al formarsi dì un'opinione pubblica antiparlamentare. È pericoloso. Una volta noi, quando eravamo giovani come voi o giù di lì, credevamo che non ci fosse pericolo, credevamo che la libertà fosse eternamente garantita. Chi pensava di dover andare in prigione per ragioni politiche? Chi pensava in Italia di dover fuggire dal proprio Paese? Ebbene, è bastato che il Parlamento venisse non abolito, ma svuotato, perché tutte queste libertà civili e personali fossero messe in pericolo.
Quindi, amici miei, criticate pure la condotta del Parlamento, ma criticatela a scopo costruttivo per rimediarci. Studiate voi stessi i metodi nuovi per poter fare progredire la nostra democrazia parlamentare. Ma ricordate che, caduto il Parlamento, sono cadute tutte le libertà: civili, spirituali, politiche e personali.