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E’ la stessa etimologia di fanatico, termine dal quale è derivato fanatismo, a suggerirci di relegare il raggio di azione di questo soggetto a quello religioso-ideologico. In realtà, come sottolinea Amos Oz nel volume Contro il Fanatismo, questa pratica ha radici ben più profonde e non si può solo ricondurre a matrici religiose. Il fanatismo, infatti, è nato con l’uomo ed è insito nel suo DNA: una sorta di gene difettoso che rende tutti noi potenziali fanatici. La lettura di questo preziosissimo volume, che raccoglie tre lezioni tenute dallo scrittore israeliano all’Università di Tubinga all’indomani del 11 settembre, dovrebbe essere, a mio parere, obbligatoria. Leggendolo, infatti, sarà possibile rendersi conto di quanto fanatismo c’è nella vostra vita. Quante volte, infatti, ci è stato detto che è necessario imparare a vedere le sfumature, a non dimenticare mai che la virtù sta nel mezzo e che essere sempre e comunque coerenti con se stessi e i nostri ideali ci porterà ad avere una visione manichea della vita che tenderà a escludere dal nostro campo visivo tutto quello che non vi rientra? Ma ogni giorno attraverso piccoli grandi gesti quotidiani dimostriamo che questa lezione la conosciamo, ma non l’abbiamo mai messa in pratica. Nelle tre lezioni (Passioni Oscure, Come guarire un fanatico, Israele e Palestina) Amos Oz ci dimostra che non serve: “dar la caccia a un manipolo di fanatici sui monti dell’Afghanistan o per i meandri di Gaza e Baghdad” per far guarire l’umanità dal fanatismo, perché quella è la sua manifestazione più ovvia, ma paradossalmente non è la più pericolosa. “Il fanatismo è praticamente dappertutto, e nelle sue forme più silenziose e civili è presente tutto intorno a noi, e fors’anche dentro di noi. Conosco bene quei non fumatori capaci di bruciarti vivo se osi soltanto accendere una sigaretta vicino a loro!Conosco quei vegetariani capaci di mangiarti vivo per aver ordinato una bistecca! Conosco quei pacifisti, alcuni miei colleghi del movimento per la pace in Israele, capaci di spararmi in testa solo perché ho auspicato una strategia lievemente diversa per il processo di pace con i palestinesi. Insomma, non voglio certo dire che chiunque levi la voce contro qualunque cosa sia un fanatico. Non voglio lasciar intendere che ogni opinione convinta sia una forma di fanatismo, certo che no. Però penso che il seme del fanatismo si annidi immancabilmente nella rettitudine inflessibile, piaga di molti secoli”.Fanatico, infatti, è colui che ritiene tutto ciò che non incontra le sue convinzioni e il suo stile di vita “sbagliato” e tenta, con ogni modo e mezzo, di far "aprire gli occhi" a chi è in disaccordo con lui. E’ capitato a tutti di incontrare, almeno una volta nella vita, persone che ritenevano di possedere la verità in tasca, dimenticandosi che tra ciò che loro ritengono giusto o sbagliato c’è una quantità infinita di sfumature e scelte di vita diverse. Quello che rende un uomo fanatico, infatti, è il non voler accettare che i concetti di giusto o sbagliato non esistono, anzi sono quelli più relativi e labili che esistano, ma esiste solo la scelta. Si sceglie il proprio percorso di vita, si scelgono i valori da seguire, si scelgono le strade da intraprendere e tutte queste scelte non sono univoche, ma vengono irrimediabilmente rivalutate più e più volte durante il nostro cammino, cosa che non rappresenta di certo una sconfitta. La capacità di adattarsi e di rispondere agli stimoli che ci offre la vita, infatti, ci aiuterà a vivere meglio. Come si può guarire un fanatico, quindi, se non con la pratica dell’umorismo e del compromesso? L’umorismo, infatti, ci permette di ridere di noi stessi, di guardarci dal di fuori e di cogliere il giusto grado di tragicità e di comicità della nostra vita. Compromesso, invece, non significa reprimere o scendere a patti con qualcosa\qualcuno, ma al contrario significa saper incontrare l’altro a metà strada e questo non comporterà una perdita dei nostri valori o della nostra identità, ma al contrario un arricchimento di entrambe le parti, che correranno solo il rischio di confrontarsi ed espandere i loro orizzonti. A dirci tutto ciò è un uomo che è nato e cresciuto in un lembo di terra dove il compromesso è sinonimo di vita. Personalmente da quando ho letto questo piccolo, ma preziosissimo libro la mia personale visione del mondo e i miei atteggiamenti sono molto cambiati. Sono riuscita ad affrontare i cambiamenti nel miglior modo possibile, perché la pratica del compromesso, se viene realmente e quotidianamente applicata, è una vera e propria ancora di salvezza... provare per credere. Alla prossimaDiana
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