Non sono sicura che sia legittima la mia lieve insofferenza nei confronti di chi ha fatto la scelta d’essere vegetariano per ragioni “romantiche”. Eppure sono tanti i blog e i siti Internet in cui si parla delle motivazioni economiche, ecologiche e sociali del vegetarianesimo, ma quando chiedi ad un vegetariano dei motivi della sua scelta spesso non vengono citate e, se sei fortunato, trovi solo qualche accenno.
Quando le persone che si trovano a condividere con me un pasto scoprono che sono vegetariana, tra un sorso di vino e un “passami il sale” chiedono quali siano le mie motivazioni. Col tempo ho elaborato diversi tipi di risposta. Quella breve suona più o meno così: «Sono vegetariana perché mi oppongo agli allevamenti intensivi, effetto della scelta economica capitalista e consumistica»; se l’interlocutore non ha girato la testa dall’altra parte, allora continuo e subentra la risposta “semi-lunga”: «Non mangio carne perché i metodi di produzione, lavorazione, confezionamento e distribuzione della carne fanno parte di un circolo economico vizioso da cui voglio tirarmi fuori: non voglio far parte di quei consumatori che lo sostengono con i loro acquisti. Per me il vegetarianesimo è una forma di boicottaggio».
La risposta “lunga” non sono ancora riuscita a formularla nel tempo di una cena, per ragioni legate alle circostanze, non sempre purtroppo favorevoli a temi non prettamente di svago. Credo che se ne avessi il tempo e l’occasione parlerei dell’eccessiva deforestazione per i pascoli di allevamento industriale, che l’ecosistema del pianeta non può sopportare. Parlerei dell’utilizzo di quei mangimi che sono prodotti di scarto dannosi, sia per l’animale che li mangia, sia per chi si ciba di quell’animale che li ha mangiati. Direi degli antibiotici e dei vaccini preventivi che vengono iniettati negli animali di allevamento intensivo; penserei alle tanto dannose catene di fast-food che fanno dell’hamburger (con chissà cosa dentro) il loro cavallo di battaglia; spiegherei che per far ingrassare (non per cibare) la grande quantità di animali d’allevamento intensivo (consumati in quantità molto superiori al necessario) vengono utilizzati cereali e legumi che potrebbero benissimo sfamare le popolazioni del mondo intero, senza lasciar morire di fame il cosiddetto “Terzo Mondo” che “deve” invece rimaner povero perché il suo sottosviluppo fa il gioco delle multinazionali che vogliono sfruttarne le preziose materie prime.
Non rifiuto la carne come cibo in assoluto, rifiuto il prodotto scadente che nella nostra società è la carne; rifiuto la commercializzazione di questo prodotto scadente, che viene consumato in quantità assolutamente eccessive; così come rifiuto di comprare l’ennesimo paio di jeans solo perchè la pubblicità mi passa il messaggio che sarò più “figa” e attraente. A chi mi chiede se consumo almeno il pesce, dico di ripensare al mio discorso prendendo in considerazione che quando parlo di allevamento industriale parlo anche di quello ittico e della pesca. A chi contesta che anche le verdure sono contaminate dai pesticidi rispondo che esiste l’alternativa biologica: senza mangiare carne si vive più che bene, ma senza mangiare verdure, cereali e legumi non si può certo stare!