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Contro-intervista dei Drink to Me a figurehead.it

Creato il 22 maggio 2012 da Figurehead @figureheadblog

Tutte le volte che leggo un’intervista, a parte il come fanno gli artisti ad avere la pazienza di rispondere a certe domande che saranno tutte uguali, quello che mi chiedo è: ok tutti fanno domande a loro, e loro rispondono sempre (più o meno)…ma nessuno si è mai chiesto se anche loro hanno delle domande da fare?

Approfittando del fatto che avevo i Drink to Me all’angolo per un’intervista gliel’ho chiesto. E a quanto pare di domande da fare ne avevano.

intervista drink to me

I blog di musica si sbilanciano di più rispetto alle riviste cartacee, di solito sono sempre in cerca della novità…forse perchè non hanno una linea editoriale dietro, come ad esempio un direttore di un giornale,non ci sono filtri.
Dunque, cosa ne pensate voi che gestite un blog delle riviste cartacee che scrivono di musica?

Le riviste cartacee hanno costi pesanti, che bilanciano con acquisti delle copie e pubblicità. Ovviamente hanno bisogno di vendere e per far ciò devono fare concessioni al grande pubblico, quindi ti parlano di Red Hot Chili Peppers e J-Ax, non dell’ultimo album dei Thee Oh Sees. Poi ho avuto un paio di delusioni, leggendo articoli su Radiohead e Black Keys dove, in realtà, non dicevano nulla. Nulla!
Però ci sono dei bravissimi scrittori e recensori quindi leggo le recensioni brevi di nascosto nelle edicole in stazione.
I blog sono meno legati a questi fattori, a volte completamente indipendenti da logiche economiche e possono dire quello che vogliono, anche se non li ascolta nessuno.

Siete consapevoli o avete mai pensato di far parte di un processo culturale molto ampio che ha a che fare con la frammentazione della cultura che forse c’è stata fino al 1900 e che è stata quella specialistica accademica?
Vi rendete conto di far parte di un processo di grande individualizzazione dove ognuno ha la possibilità di esprimere la propria voce e il suo giudizio?
Tu come vivi questa cosa Riccardo?
Si dice che, da una parte, chiunque può produrre musica e ciò ha creato una sorta di ipertrofismo musicale, dall’altra ci sono i pareri individuali, le recensioni che esplodono…

Sì è vero che ognuno può esprimere il suo giudizio però questa non è mica una cosa tanto positiva. Ok che posso scrivere quello che voglio e metterlo su internet dove tutto il mondo potenzialmente mi può leggere, ma siccome altri milioni di persone lo fanno l’utenza attuale è molto ristretta. Penso che siamo sugli stessi numeri che avrei se pubblicassi le recensioni sul giornalino del liceo, solo che la gente è sparpagliata per il mondo. Penso che la stessa cosa valga per voi musicisti. E’ più facile esporsi al mondo ma è più difficile farsi sentire in tutto il brusio che c’è. C’è troppa roba e se ne parla troppo…spesso emerge chi è più immanicato o ha il manager più bravo, e ci saranno sempre gruppi bellissimi che si spegneranno nell’anonimato.

Molto spesso, non sempre, nei blog una band trova la sua cartella stampa, scritta da qualcuno, più o meno bella, che parla bene del disco, messa lì come una sorta di cappello della recensione, spesso questa cartella stampa viene ripetuta, altre volte viene apportata giusto qualche modifica…
Siete pigri oppure le cartelle stampa son tanto belle?

Onestamente non sapevo nemmeno cosa fosse la cartella stampa prima di leggere questa domanda. Poi ho guardato sulle mail ricevute e ho visto quell’allegato testuale che non leggo mai (e mai più leggerò). Se pubblicassi ogni cosa che mi arriva, che mi piaccia o no, e ci incollassi il comunicato allegato ci metterei veramente 5 minuti a scrivere un post e avrei un sito bello pieno, con un sacco di gente che lo segue grazie al passaparola delle band pubblicate e dei loro promoter. Però non me ne frega un ca**o, pubblico musica solo se mi piace, ci metto una sera intera a completare un post e a volte non pubblico niente per una settimana di fila. Tanto non ho sponsor e non ci faccio soldi con sto blog, anzi…!

 

Spero di aver dato loro risposte soddisfacenti, visto che le ho date in differita per iscritto. E comunque, dopo tante parole, un po’ di musica.


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