Contro la disinformazione sistematica, il giornalismo. Illuminista, libero, critico e partigiano

Creato il 22 ottobre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

La Provincia di Cremona, pagina 10, taglio medio: titolo “Acqua, un pomeriggio caldo”, catenaccio “Nel cortile Federico II la manifestazione dei contras”, poi c’è un sommarietto al centro dell’articolo: “Per il Comitato la gestione deve restare totalmente pubblica e partecipata”. E’ la versione del potere, di Pdl e Gruppo misto e liste civiche. In apertura di pagina c’è la Lega distrutta dagli scandali con i suoi gazebo, che ci fanno passare per un partito pulito.

Una metafora del futuro, visto il regresso che stiamo subendo

Dunque i referendum non esistono come espressione di una maggioranza molto più grande di quella di Perri, sono solo “ideologia”, “quesiti sbagliati”, “utopia” o chissà quale altra vergogna, l’unica verità la dice Perri dal basso della sua canoa arenata sulla sabbia (a meno che privatizzi anche l’acqua dei fiumi, dei bacini, dei laghi, dei mari e persino dell’Oceano Atlantico). Inutile poi chiedere i voti cattolici quando don Bruno Bignami, presidente della Fondazione don Primo Mazzolari, parlando di beni comuni nei paesi della provincia di Cremona, sostiene che la natura non si può strumentalizzare e trasformare in merce, raccogliendo abbondanti consensi. Il comitato acqua pubblica non è da parte propria per la difesa dell’esistente, bensì per un riforma della gestione di un bene pubblico, ad esempio sprecando meno acqua. Si sa che cosa succede ai popoli che hanno poca acqua, poca energia. Lo spirito dei referendum quindi ha un respiro mondiale. Non è una banale vittoria contro la destra: fosse così ci sarebbe da sorridere. L’impegno è molto più vasto e coinvolgente e parla di pace e civiltà. E’ il  mondo che ne ha bisogno. Ogni abitante del pianeta prima o poi si porrà queste domande.

Chi ha stravinto i referendum, però? I “contras”, per il giornale degli agricoltori: la maggioranza viene fatta passare per un gruppuscolo di bizzarri ribelli. Il rilievo mondiale della gestione dell’acqua diventa una presa in giro, un luogo comune da titolo di giornale.

A questo punto non basta più mettere il lettore in condizione di farsi un’opinione. Vale la pena di proporre, di scrivere articoli a tesi, guardando all’interesse generale, che può coincidere anche con quello di una minoranza o maggioranza. Non conta la forza dei numeri, in un dibattito, ma l’idea. Si sospende il rapporto di forza e si apre un confronto razionale. Antico e moderno ideale.

Altra disinformazione elevata a strategia della paura e assai più potente di quella del giornale agrario la si è vista in azione a proposito del governo Monti, sostenuto dai massmedia più di Dio. Gesù Cristo in persona non sarebbe stato tanto glorificato. Disinformazione su Napolitano. Vietato sapere la verità sulle telefonate che riguardano il rapporto Stato-mafia. Scarse notizie dall’estero. Tanto gossip. Misteriosamente l’esposizione mediatica di Vendola a un certo punto è diventata imponente mentre Rifondazione è finita sulla lista nera.

Alcuni leggendo queste pagine ritengono di leggere sentenze. Sono in realtà proposte. Ci si appella al senso di giustizia, ai diritti dell’uomo, alla Costituzione, alla critica di quella che si chiamava borghesia e che è anche peggiorata. Ma lo spirito libero e critico verso l’esistente è una grande eredità lasciata dai secoli passati, dall’illuminismo e non solo, e vale anche per deboli spalle.

Si possono scrivere articoli a tesi, motivandole: e una tesi può essere respinta o accettata. Bisogna informare, ma alla luce di quali criteri? Ci si doveva dimenticare della Dichiarazione dei diritti dell’uomo per fare da megafono a Bossi e Berlusconi negli anni scorsi? Ci dimentichiamo della disposizione XII della Costituzione per dare continuamente la parola ai neofascisti e neonazisti? La storia non ci ha insegnato nulla? La Costituzione americana? Quella italiana?

Normalmente il potere si costruisce anche per mezzo dei massmedia compiacenti. L’intervista al solito politico diventa una vetrina. La scelta delle notizie è ben pilotata. Ma esiste un’etica più profonda, che è più difficile seguire, e che consiste nello stimolare e vigilare. Nessuno ha la verità assoluta in tasca, ma in un’era così tormentata, dopo vent’anni di menzogne, di sottovalutazione degli impegni europei, dei fenomeni internazionali, degli eventi che accadevano nel mondo, dopo questi vent’anni preceduti da un altro lungo periodo di imbrogli craxiani e di umiliazioni patite continuamente dagli italiani, dai contribuenti, dalle persone che lavorano o cercano di farlo, perché dare un credito infinito a chi detiene il potere? Perché mettere verità e menzogna sullo stesso piano? La società mista di Salini e Perri da una parte e il referendum sull’acqua non sono due parti contrapposte, visto che anche Perri era un elettore, non il detentore della verità assoluta.

Poi un giornale, o meglio un libero blog, è anche un amico, un compagno di viaggio, racconta, vigila, spiega, si lascia criticare, risponde, propone, apre una conversazione alla quale il lettore può partecipare, dando idee, altre proposte. E’ vero che parliamo di cose più grandi di noi, che non dipendono da noi, e che non ci si può dare ragione da soli. Anche la razionalità impone una partecipazione e uno scambio di idee, una conversazione. Saremo travolti da una storia molto più grande di noi. E’ solo per la dignità che ha ogni essere umano che parliamo.


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