Le luci e le ombre sembrano però essere quelle che sono cresciute sempre più fino al giorno dell’incontro, patrocinato dalla Regione Piemonte.
“Una iniziativa gratuita come questa” dice in un articolo Monica Cerutti, consigliera regionale Sel “Non avrebbe nessun bisogno di un contributo pubblico. Ci sono già abbastanza sottrazioni al sistema sanitario piemontese di questi tempi”.
Quello che però non ha mancato di sollevare dubbi e obiezioni sono stati sia la sovvenzione pubblica della Regione agli organizzatori dell’evento, la Federvita Piemonte, “movimento fondamentalista cristiano dichiaratamente omofobo” come sottolinea ancora la Cerutti, sia l’assegnazione di 5 ECM (crediti formativi di Educazione Continua in Medicina) a chi vi partecipasse.
Crediti validanti per l’aggiornamento professionale. Obbligatori fino a un numero di 150. E gratuiti, solo in questo caso: i costi di aggiornamento costano di solito anche centinaia di euro.
Uno strappo alla regola, insomma.
Strappo che AlterEva, comitato studentesco che si occupa di formazione di genere sul territorio, non ha ritenuto legittimo.
Dalla prima mattinata, alcuni componenti del comitato si sono trovati presso il Dipartimento, situato nell’Ospedale Sant’Anna, per manifestare il proprio dissenso tramite volantinaggio.
“Abbiamo semplicemente distribuito il comunicato di “distanza” emanato dall’Ufficio Stampa dell’Ateneo e un testo contenente le ragioni del nostro dissenso e sdegno per la presenza di questo tipo di propaganda antiabortista all’interno di una struttura pubblica universitaria e ospedaliera”.
Gli accademici del Coordinamento UniTo avevno infatti dichiarato il desiderio che il convegno si svolgesse “in altro luogo e non fossero riconosciuti crediti ai partecipanti”.
Sempre secondo il comitato, durante l’operazione di volantinaggio “Gli agenti di polizia presenti hanno richiesto i documenti alle donne presenti. Le hanno tenute d’occhio a vista. Una volta effettuati i controlli, in maniera del tutto immotivata, hanno cercato di allontanarle minacciando di non restituire il documento.”
“Forse volevano ci scappasse l’incidente” aggiungono nel loro comunicato sul sito “I partecipanti nemmeno sapevano del dissenso dell’Ateneo in merito”.
Di idee opposte invece il vicepresidente del consiglio comunale di Torino, Silvio Magliano di Forza Italia.
“E’ un attacco liberticida quello dei manifestanti al convegno ProLife” attacca senza mezzi termini.
“Sembra che i luoghi pubblici servano solo a mostrare le linee di chi è allineato” aggiunge “Ci si riempie la bocca di libertà di parola e di stampa ma solo quando fa comodo”.
Commenti che stridono con le dichiarazioni della Cerutti che invece è sicura che sia doveroso “lottare per la difesa della legge 194, per la difesa dell’autodeterminazione delle donne e accesso all’aborto legale”.
Legge che, brevemente, dice che “Nei primi novanta giorni di gravidanza il ricorso all’aborto è permesso alla donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito”.
Non meno accesi i toni sui social network.
“Non si può andare a far propaganda antiabortista nell’unico ospedale torinese che pratica seriamente l’aborto, dove ci sono donne che soffrono e loro vanno a giocare a chi prende voti! Facce di …!” scrive Serena, a cui fanno eco altri commenti, come quello di Federica: “Il Sant’Anna e il dipartimento di scienze chirurgiche sono simboli e come tali devono mantenere la loro laicità”.
Per completezza, inseriamo il testo della legge 194/78 al seguente link.