Convivenza: una ricetta inaffidabile

Creato il 03 aprile 2011 da Gadilu

Ricordate? “La prudenzia non è mai troppo”, diceva il personaggio Dante Cruciani (Totò) ammonendo gli sgangheratissimi aspiranti scassinatori di cassaforte nel film “I soliti ignoti”. Ma anche: “Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco” (Giovanni Trapattoni). Proverbi e adagi si sprecano. Ha fatto perciò bene il primo cittadino di Bolzano, Luigi Spagnolli, a non stappare subito lo spumante davanti al testo della lettera che il direttore dei Beni Culturali e Paesaggistici della regione Veneto, Ugo Soragni, ha spedito allo stesso sindaco, al presidente della Provincia Luis Durnwalder e al Commissario del Governo Furio Testi, informandoli del suo parere positivo riguardo al progetto di utilizzare le parti interrate del Monumento alla Vittoria in chiave museale, ospitando cioè quel centro di documentazione sull’epoca dei fascismi del quale finora molto si è parlato, ma ancora nulla si è visto.

Diversamente da Spagnolli, noi però possiamo permetterci un po’ d’entusiasmo in più. Occorre dunque sottolineare che l’approvazione di Soragni costituisce un parere autorevole e vincolante per favorire la soluzione di una controversia che ci ha tenuti prigionieri per troppo tempo, dando continuamente visibilità e voce a due posizioni opposte e sommamente improduttive: da un lato quelli che pretendono di cancellare i segni di un passato nefasto ignorandone – proprio ai fini di un loro effettivo superamento! – il valore documentale; dall’altro quelli che affermano che è esclusivo compito del tempo fare giustizia degli errori umani, che cioè bisogna sempre e solo rimanere inattivi, declinando o persino negando ogni responsabilità avuta nel merito. Posizioni opposte, dicevo, ma anche straordinariamente complementari e alla fine sodali nel pessimo risultato di bloccare il discorso pubblico locale su estenuanti palleggi di accuse reciproche.

Se adesso si riuscirà a reperire i fondi necessari e a tradurre in pratica quanto appare deciso, non c’è dubbio che potremo considerare chiuso almeno uno dei capitoli più imbarazzanti della nostra storia recente. Imbarazzo ovviamente non solo legato all’oggetto in questione, per quanto ingombrante, ma anche – e direi soprattutto – al fatto di non essere riusciti in modo autonomo, senza aiuti esterni, a trovare sul piano dei simboli (dell’immaginario) quell’accordo e quella comprensione conquistati grazie alle leggi che regolano la nostra convivenza. Non scordiamoci infatti che il progresso del quale parliamo è stato reso possibile da un frettoloso “via libera” dato dall’ex ministro ai Beni Culturali Sandro Bondi in occasione dell’inutile voto di fiducia espresso in suo favore dal Parlamento. È vero insomma che spesso la storia riesce a sgranare il suo rosario facendo leva sul caso. Però sarebbe bene non farci l’abitudine, anche perché trovare aiuto nell’incapacità di un ministro per nascondere la nostra non è una ricetta affidabile sul lungo periodo.

Corriere dell’Alto Adige, 1 aprile 2011



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