Da settimane su internet non si parla di nient'altro che della famigerata Cookie Law, una legge che riguarda i cookie, ovvero quelle brevi righe di codice che aiutano i siti a migliorare i servizi offerti all'utenza memorizzando certificati di autenticazione e preferenze. Riguardo alla definizione di questa legge è stato fatto tanto sensazionalismo, si è cercato di agitare le masse contro il Garante per la privacy poichè tutte le volte che nel nostro Paese viene nominata la parola privacy succede sempre di tutto.
L'Italia, parlando di regolamentazione della privacy degli utenti, è come il selvaggio West: in pratica non ci si capisce niente e nonostante testate giornalistiche più o meno autorevoli e blogger informati si siano azzannati alla gola riguardo alla Cookie Law alla fine non ci abbiamo capito un'acca quindi sarebbe necessario, innanzitutto, un pizzico di chiarezza.
Cioè: che diavolo è questa Cookie Law?
Il provvedimento serve a regolamentare i cookie di profilazione cioè quelli che memorizzano le scelte dell'utente con l'obiettivo di non doverle ripetere ogni volta che ci si riconnette allo stesso sito internet. In base alla Cookie Law il gestore della pagina ha l'obbligo di informare l'utente con un apposito banner per evitare che le preferenze (che rimangono sui server a tempo indeterminato) vengano usati da servizi di terze parti per raccogliere informazioni personali.
In pratica la Cookie Law mette le decisioni nelle mani degli utenti che devono obbligatoriamente essere informati.
Il problema, come sempre succede qui da noi, è che il Garante della privacy ha dato un anno di tempo ai gestori per adeguarsi e questi ultimi, ovviamente, ci hanno pensato solamente a poche ore dalla scadenza del termine generando il codazzo di polemiche che ha confuso tutti e fatto guadagnare visualizzazioni a chi cavalca questo genere di notizie per attirare lettori.