La Caporedattrice si è rotta il cazzo di tutto.
Della sua vita privata, di quella pubblica e di quella familiare e lavorativa:
- Si è rotta il cazzo di una redattrice che si chiama R.C, che vende fumo, spacciatrice di gloria. Lei sa tutto, lei può tutto, lei è dio. Gli altri sono un emerito cazzo. Lavora in internet e sogna un futuro a Repubblica, ama da morire le chiacchiere e i complotti, alle volte se li crea da sola. Vive in un universo parallelo dove, se le cose vanno bene allora c’è la fregatura. Così, se arriva una, una che non ha mai visto, ma che telefona (ovviamente non badando a come ha avuto il suo numero, né da chi, né dove) e racconta stronzate, lei ci crede. E si monta, come la panna, come un cazzo, e spara sentenze, si infuria, ma di più si chiude in un’ostinata convinzione che nemmeno le prove più prove sminuiscono.
Così, pur lavorando in internet, non sa usare internet: non ha ancora capito che la Webzine è dotata di una pagina a lei dedicata dove ci sono tutte, ma dico tutte, le informazioni che la riguardano. Così, di domenica, manda articoli e poi fa “mi mandi il link?”. Io, per il quieto vivere dico “si, va bene”.
Ma stamattina mi son svegliata scazzata assai. E con la cistite. E così sai che ti dico Zoccola? Che no, il link non te lo mando, comodamente puoi trovarteli da sola i link ai tuoi articoli. I tuoi non letti articoli.
- Sulla vita privata sorvoliamo. Basta dire che al Conad ha avuto un incontro ravvicinato del terzo tipo, roba che ricevere foto di WC e loro contenuto post evacuazione è quasi da riderci su. “Amore! Amore! Amore!!! Urlava lei, di nero e succintamente vestita, 97 kg di pura parente che ha sgravato da due mesi e che le intasa Facebook con frasi del tipo “li su qualcuno ti ama”, “ricordiamoci i nonni lassù”, stati del tipo “la nostra bimba oggi ha fatto il vaccino e ha pianto ma dopo poco le è tornato il sorriso è la gioia di mamma e papà”… ma sti gran cazzi che è la gioia di mamma e papà!! Ma sti gran cazzi in generale, è una F-E-M-M-I-N-A e io non ci azzecco con le femmine. Mi trascina dalla piccola bestia che mi guarda male, mi schifa e inizia a increspare il mento. Mi sta venendo da dirle piccola bestia, sappi che poggi il culo su 269euro, che non sono dei tuoi genitori ma lei mi fa “Non è bellissima?!”. Certo come no, come la patata in fiamme che ho da due giorni, questa ragazzina mi odia e io dovrò battezzarla. Scusa, possiamo cambiare programma e sparentarci? mi hanno informato che ci si può sbattezzare e perciò io la farei anche perchè a dirtela tutta io e te siamo pure incomparate di matrimonio e il tutto si riduce a salvadanai VUOTI regalati a Natale con scritto “Ciao Commare, questo è per farti risparmiare soldi per il bambino che arriva” (e giuro che è andata così) e a incursioni (anali) il sabato sera perchè non sai dove cazzo cenare. Poi si scende, io pago la pizza e pure le sigarette.
E’ che io non me la sento mia la famiglia. Posso illudermi di volerla però sono diversa e per averla dovrei cambiare. Testa, cuore, dovrei sposarmi e poi fare figli come se tutta la vita fosse un percorso studiato. Ti fai la casa? Allora hai fissato la data del matrimonio, allora ti sposi, e dove, in quale chiesa, ma come, cosa farai… E poi i figli, d’obbligo, necessari e pure due o tre, perchè sai, è giusto. Questo concetto di giusto e di lecito, che si ripropone sotto Natale con i regali e le visite e poi dietro le chiacchiere e le polemiche e poi la pressione di tutti per fare delle cose che appagano loro ma lasciano te distrutta.
La gente se ne fotte di quello che farò, ma si sente in dovere di consigliarmi delle cose che per me diventano vangelo, perchè io, insicura, cerco un conforto o un brava che non verrà mai da chi voglio.
E sono mesi di stanchezza su questa cosa, mesi di “ma chi me lo fa fare”, mesi, che ogni volta che mi si propina qualcuno della famiglia in casa il pensiero successivo è “ok, ora vendo TUTTO e me ne vado a vivere in Venezuela”, quando qualcuno mi fa quella risatella isterica e mi chiede che cosa faccio a 30anni, così, senza una fede al dito, mi girano le palle.
Anni di indolenza e di aspettare che qualcosa di bello e di importante succedesse, non capendo che tocca a me farlo accadere e che mi sento in trappola, confinata alle dipendenze degli altri che sono una penisola da conquistare e che sto sempre a elemosinare considerazione e approvazione e che alla fine ho sviluppato una forma di dipendenza da altri in cui sono imprigionata da anni. Infelice. Gli altri però, poi, non ci sono mai. E mi sto chiedendo, chi me lo fa fare? A che serve?
Io non voglio avere orari e non voglio vivere con l’ansia del cellulare, io non voglio sentirmi Atlante e non voglio un mondo da reggere. Io voglio fare quello che mi pare e non sentirmi in colpa perchè tutti si aspettano da me quei tre secondi di felicità. Voglio tornare a casa quando mi pare e voglio stare dove mi pare, con chi mi pare, quanto voglio. Non voglio guardare la TV e mi scoccia quando Pollo mi si sbatte in casa e si mette a chiedere “Ale che mi passi l’acqua, Ale che posso accendere la TV? Ale posso giocare con la WII” che mio (nonchè suo) nipote è più autonomo e penso sempre che arriva, prende la mia poltrona rossa e la gira verso la tv, guarda la moglie e fa “bella sta poltrona, vè amò?” e poi la Billy dell’Ikea, la cosa più banale “Bella vé amò? ma quanto costa?” e poi giù la manfrina coi buffi per la macchina e il frigo. Si parla sempre di se stessi e del passato, tanto che io non riesco bene a parlare con gli altri e a connettermi con gli altri, spesso, la paura mi mangia, divento chiacchiere & distintivo, passo dalla sconfinata voglia di fare, che mi rosicchia dal basso, alla grande paura che il fare poi rovini equilibri, impegni.
Voglio leggerezza, quella che non ho avuto a 20anni, quella che mi spettava a 20anni, la voglio adesso, forse adesso è il mio momento. A quasi 30anni. Voglio smetterla di essere così perchè tanto in fin dei conti, sono arrivata, la mia vita inizia adesso e mi sono stancata di sentirmi vecchia e in trappola e presa da decisioni di cui non sono proprietaria, voglio progettare e sono stanca della paura che domina ogni mio attimo, ho bisogno d’aria. Ho bisogno di stare bene, di fare qualcosa per me. Perchè sono io la padrona di me stessa e sono stanca di rendere conto.
Stanca di dire una cosa e poi ripensarci, la mossa del cavallo sulla scacchiera, perchè sono presa da 1000 dubbi e da 1000 pensieri, da 1000 dopo. Sto ferma qui per ora, ai piedi una valle sconfinata. Ho questa di vita, voglio togliermi il piombo dai sensi e riprendermi in mano. E’ necessario. O morirò così.
E io non voglio proprio farlo.
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