Brasile eliminato dal Paraguay nei quarti di Copa America
Cronaca di una disfatta annunciata.
Ieri sera s’è consumato l’ultimo atto di un deicidio iniziato già il 17 Luglio, per mano dell’ Uruguay carnefice dei padroni di casa argentini, commesso dal Paraguay che ha eliminato ai rigori la Seleção delle giovani stelle Neymar,Pato e Ganso.
Se l’uscita di scena di Messi e compagni era ipotizzabile, visto il gioco inesistente della formazione guidata da Sergio Batista, anche in virtù dell’avversario, un Uruguay solido ed ordinato completamente strutturato per fornire supporto alla coppia di stelle d’attacco Forlan-Suarez (vista l’assenza di Cavani per infortunio), l’uscita di scena dei verdeoro contro il Paraguay ha dell’incredibile.
Incredibile è che proprio disputando la miglior partita, come collettivo, il Brasile vada fuori, incredibile è pensare all’abnorme numero di azioni da gol non concretizzate dai talenti brasiliani, forse troppo intenti a piacersi piuttosto che a finalizzare quanto costruito.
Incredibile è vedere un Ganso lento e macchinoso, buono solo per passaggi di prima stucchevoli e spesso superflui, un Neymar evanescente ed un Robinho più impreciso del solito;
nonostante tutto il Brasile ha però dominato, creando occasioni su occasioni, facendo girare palla per via orizzontale salvo poi verticalizzare all’improvviso alla ricerca della velocità delle punte e riuscendo a fare a fette la macchinosa difesa dell’albi-roja salvo poi andare letteralmente a sbattere su un immenso Justo Vilar, trentaquattrenne portiere paraguagio riserva dell’ Estudiantes di La Plata , ma capace di parate straordinarie e determinanti.
C’era una volta il catenaccio all’italiana che adesso è specialità paraguaiana, Nazionale che ha sempre e solo pareggiato in questa Copa America e che ripetendosi con il Brasile è riuscita ha eliminarlo ai rigori, o meglio, ha permesso ai giocatori brasiliani di auto-eliminarsi dalla competizione sbagliando addirittura quattro calci di rigore su quattro, roba da campetti di periferia,altro che palcoscenici internazionali.
I tempi cambiano, il calcio si evolve ed anche nazioni che fino a quindici anni fa apparivano lontane anni luce dalle grandi tradizionali del calcio, adesso giocano e bene, affilano gli artigli e curano maniacalmente tattica e spirito di squadra e così accade che il Giappone femminile vinca i mondiali battendo in finale gli Stati Uniti e che il Paraguay batta il brasile giocando all’italiana, roba che a raccontarla al Brasile di Romario e Bebeto ci avrebbero riso per mesi interi ma a guardare il Brasile di oggi, l’unica cosa che fa ridere – si fa per dire- sono le valutazioni esose date a giocatori ancora troppo acerbi o troppo esaltati dalla stampa, davvero non all’altezza di rappresentare tradizioni calcistiche tanto importanti ed affascinanti.
In Argentina Maradona è un dio ed il calcio è uno dei perni della società, in Brasile Pelè è O’ Rei ed il fùtbol uno stile di vita ed una via per fuggire dalla povertà, ma evidentemente i giocatori ormai arricchiti ed accecati da lustrini, telecamere e soubrette hanno perso di vista tutto questo ed hanno scordato quanto i loro popoli confidino in loro per avere qualche piccola speranza e qualche sollievo in una vita fatta di difficoltà di ogni sorta e questo porta a smarrire l’essenza vera del calcio che invece le nazionali “minori” hanno ben presente e cioè di uno sport che vale più di un semplice spettacolo in cui ventidue ragazzotti viziati corrono appresso ad un pallone, un qualcosa che non è spettacolo ma cultura, sogni e speranze per qualcosa di più, per un pò di respiro, per un momento di gioia e d’orgoglio sempre più calpestato dalla vita di ogni giorno.