Copa do Mundo FIFA 2014, “Limpieza brasileira” fra tragica realtà e disinformazione

Creato il 05 giugno 2014 da Federbernardini53 @FedeBernardini

Quella brasiliana è una società violenta, contraddittoria, fatta di grande sviluppo economico ma anche di spaventose sperequazioni sociali e di dura repressione. Luci ed ombre che una democrazia formale, dopo decenni di dittatura militare, non è riuscita a dissipare.

Oggi, in occasione dei prossimi mondiali di calcio, il più grande e ricco paese sudamericano, destinato a diventare uno dei colossi dell’economia mondiale, è sotto i riflettori della stampa e dell’opinione pubblica internazionali.

E come sempre accade, in occasione di grandi eventi politici, sociali o, in questo caso, sportivi, la rete si scatena in un’orgia di informazioni sensazionalistiche, a volte ben documentate, ma altre frutto, in buona o in cattiva fede,  di una volontà denigratoria che semina disinformazione non solo tra gli internauti più sprovveduti.

Molti di noi hanno ancora negli occhi le immagini tremende dei presunti massacri della rivoluzione rumena e della guerra di secessione del Biafra, che si sarebbero poi rivelate autentiche bufale. Un ricordo che mi ha indotto a considerare con grande cautela le notizie di una presunta pulizia sociale in corso in Brasile in occasione dei mondiali. Una pulizia che avrebbe lo scopo di presentare al mondo la faccia pulita del paese, con l’eliminazione fisica di centinaia, qualcuno sostiene addirittura migliaia, di senza tetto, piccoli criminali e “meninos de rua” che infestano le città che saranno sede della competizione sportiva.

Che questa umanità marginale sia da sempre soggetta in Brasile a una dura repressione, fatta di pestaggi, stupri, carcerazioni e uccisioni da parte di corpi paramilitari che operano sovente con la copertura, quando non con la diretta partecipazione dei corpi di polizia e dell’esercito, è cosa risaputa, ma nel caso in esame qualcuno vorrebbe far credere che si tratti di un fenomeno direttamente connesso ai prossimi Mondiali.

Se è ragionevole pensare a una recrudescenza del fenomeno in occasione dell’evento che calamiterà l’attenzione universale, dobbiamo tuttavia riconoscere che questo maldestro tentativo di screditare il paese attraverso l’uso di una falsa documentazione, finisca per ottenere, paradossalmente, l’effetto contrario, inducendo a credere che una piaga endemica come quella della “Limpieza” sia soltanto uno spiacevole e occasionale effetto collaterale della manifestazione sportiva.

Fra le tante immagini che circolano in rete, a dimostrazione dell’eccezionalità del fenomeno, due in particolare, per la loro crudezza, hanno suscitato grande indignazione in una opinione pubblica che di conseguenza proclama a gran voce di boicottare il mondiale.

La prima ritrae un gruppo di meninos de rua letteralmente accatastati sul selciato e la seconda un gruppo di poliziotti ai lati di una scalinata su cui, in un fiume di sangue, giacciono i corpi, crivellati dai colpi delle loro mitragliette, di alcuni adolescenti.

Entrambe, a loro modo, dei falsi, poiché i bambini della prima immagine non sono morti, ma dormono semplicemente per strada, com’è triste consuetudine nelle città brasiliane e la seconda risale al febbraio scorso e non ha alcun riferimento ai Mondiali, perché testimonia una spedizione punitiva della polizia militare nella favela in cui risiedevano i responsabili dell’uccisione di due agenti.

Non eventi occasionali, dunque, ma prassi consolidata. Ciò dovrebbe indurci a considerare la tragica realtà di quel paese non solo alla luce dei Mondiali, per poi dimenticarcene una volta spenti i clamori dell’evento.

Ovviamente, noi non assisteremo a questi Mondiali a suon di  “Caxirola” … più discreta della “Vuvuzela”, dicono… lasciamo ad altri lo spettacolo, da gustarsi in mutande, con frittatona di cipolla, birrona gelata e rutto libero. “Inspiration”, il logo del Mondiale, non ci ispira; nel trionfo di verde-oro c’è una macchia di rosso che, osservandola bene, pare dilatarsi, dilagare, come il sangue dei tanti poveracci che da sempre in Brasile, pagano il prezzo di uno sviluppo selvaggio che ha in dispregio la vita umana.

Federico Bernardini

Illustrazioni tratte da Google immagini



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