Alla club house di RR il lettore Ironduke ha segnalato questo articolo del Daily Mail che pone le condizioni per battere la truppa di Steve Hansen. Simpatico leggere "brave Wales" su un tabloid 100% English come il Mail e ironico realizzare che l'autore del pezzo, Luke Benedict, abbia suggerito di seguire l'esempio di Warren Gatland e i suoi - al Millennium Stadium la vittoria dei Bokke è stata accolta con un applauso. Cosa fare e soprattutto cosa non fare.
Il pretesto della maul a 13 uomini che ha portato alla realizzazione della prima delle due mete gallesi è lampante. Una contromossa di fronte al dilagare della marea nera che però ha i suoi limiti: gli ABs sono così dumb da cascarci nuovamente? E, come giustamente sottolinea Benedict, il danno collaterale di una tocuhe mal riuscita è di beccarsi un contropiede con sette avversari al largo e un campo a loro completa disposizione: se questi sono capaci di inventarsi un'azione dall'angolo con il duo Israel Dagg e Julian Savea, una triangolazione repentina e imprendibile, figurarsi senza ostacoli cosa salta fuori. Chi osa, sa: ma c'è chi ha osato e i neozelandesi se la saranno appuntata quella giocata.
L'ingrediente per tenerli a bada è probabilmente da ricercare, come scrive il cronista, nel gioco al limite, pure del regolamento - ma meglio evitare i ganci alla Andrew Hore ai danni di Bradley Davies, non solo costano cinque settimane di squalifica, ma gli occhi dei giudici di gioco saranno particolarmente spalancati dopo i fatti di Cardiff. Giocare al limite con gli ABs significa mettere in conto uno sforzo fisico senza precedenti, perché non c'è solo da placcare e placcare duro, ma mantenere la concentrazione al massimo per non ritrovarsi puniti specie partendo da una situazione di possesso dell'ovale. Ai campioni del mondo, raccontavamo nell'analisi del match contro il Galles, il possesso interessa per ciò che basta, altrimenti se ne disfano pure, passando per i piedi.
Fasi di contesa, rallentamenti, dark art vale a dire l'arte oscura di farsi trovare nel posto sbagliato al momento giusto facendola franca: espedienti sempre riproposti, ma davanti a delle qualità conservate nel dna dei neozelandesi, il tutto assume contorni sbiaditi. E anche a rallentarli nelle fasi di contesa, è il contrario che non offre scampo: mandano un solo uomo in ruck, gli altri si schierano fuori con l'obiettivo puntato sulla fanteria pronta ad avanzare. Benedict afferma che l'Inghilterra di Stuart Lancaster non dev'essere conservativa come suo solito. Quindi magari, sotto di quattro punti e con poco tempo sul cronometro, meglio rimessa sui cinque metri e tutti allacciati al raggruppamento avanzate. Battuta a parte, annichiliscono questi ABs: vero che lo scorso sabato il Millennium dopo venti minuti era ammutolito, ringalluzzito in seguito dagli interventi della giovane ala Liam Williams che se non riusciva a placcare l'avversario, almeno andandoci a sbattere gli faceva smarrire il controllo dell'ovale.
Il Galles è stato coraggioso, brave, ma fin troppo sprovveduto: ha avuto l'opportunità di andare sul 6-0, ma i primi due penalty facilmente indirizzabili verso i pali da Leigh Halpenny sono stati giocati in rimessa o addirittura con una mischia a introduzione avversaria, con il pallone calciato da Rhys Priestland finito oltre il campo. Sei punti non fanno un successo, ma un modo per costringere gli ABs ad uscire il più presto possibile dalla tana. Gli inglesi sabato possono vincere, potrebbero (tutta la differenza che corre tra can e may), o perché sfoderano una prestazione sublime o perché gli All Blacks si perdono. Tertium non datur?