di Nicola Pucci
Esaurita la scorpacciata australe con gli Open segnati dal quarto trionfo di Novak Djokovic, il carrozzone eternamente in itinere del tennis ha proposto per il fine settimana l’appuntamento con il primo turno di Coppa Davis, edizione 2013.
Manifestazione controversa ma affascinante, la cara, vecchia Coppa Davis. Controversa perchè chiama all’impegno di squadra giovani virgulti abili di racchetta abituati a pensare in proprio ma poco propensi alla collettivizzazione dello sforzo agonistico. E’ vero altresì che la gara per nazionali svicola dai rigidi copioni imposti dal ranking e si diverte spesso a ribaltare i valori in campo, e proprio questa prerogativa la rende maledettamente appassionante. Ho ricordi di sfide memorabili, e per noi italici la momoria torna alle lontane sfide per l’insalatiera che nella seconda metà anni Settanta videro Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli battagliare per ben quattro volte. Ma questa è quasi preistoria ormai, magari un giorno su queste stesse pagine narreremo delle eroiche imprese dei ragazzi del buon Nicola Pietrangeli.
Fabio Fognini dopo la vittoria in doppio – da www.tuttosport.com
Tempi moderni, l’Italia dopo anni di purgatorio ha ritrovato il gruppo mondiale che conta e per il debutto 2013 la sorte propone un avversario difficile ma non imbattibile, la Croazia di Marin Cilic e Ivan Dodig. Al Palavela di Torino venerdì si comincia ad handicap con Paolo Lorenzi, che sostituisce l’influenzato Fabio Fognini, opposto al numero 1 rossoscudato. Appunto, la classifica non darebbe chances al nostro, numero 61 contro numero 13 ma dopo l’iniziale titubanza da emozione il senese romano di nascita trova il bandolo della matassa e disinnesca il lungagnone di Medjugorje, troppo brutto e falloso per essere pure vero. Peccato però che si giochi tre su cinque, Paolo non ha tenuta sufficiente e Cilic, con un buon record sulla lunga distanza, infine incamera il primo incontro. Tocca ad Andreas Seppi, fresco di top-20: il ranking, come detto, conta poco o nulla in Davis, ma il bolzanino non tradisce e l’1-1 con cui si chiude la prima giornata rimanda la questione al doppio. Che sarà decisivo.
Sabato Lazzaro, alias Fabio Fognini, si alza dal letto per scendere sul campo in terra battuta al fianco di Simone Bolelli, bello ma sciagurato. Il primo parziale è da paura, 3-6, poi i due azzurri trovano l’affiatamento e la coppia croata … scoppia. Anche se per incassare il 2-1 è necessario palpitare nel terribile tie-break del quarto set in cui gli azzurri sciupano quattro match-point, annullano a loro volta due occasioni slave di issarsi ad un pericolosissimo quinto set, infine scatenano l’entusiasmo tricolore con l’ace di Fabio che chiude la contesa.
Domenica Marin Cilic ci spiega quale sia la differenza che passa tra un top ten, anzi ex-top ten, ed un buon combattente ancora in divenire come Andreas Seppi. Il croato riscatta la sconfitta al quinto subita due settimane prima in Australia e con l’inequivocabile score di 6-3 6-3 7-5 rimanda le sorti della sfida all’incrocio senza ritorno tra Fognini e Dodig, la varietà del nostro contro gli schemi monocorde del loro. E l’inizio, accidenti, fa volteggiare lo spettro dell’eliminazione sulle tribune del Palavela rigurgitante passione ma non riempito all’inverosimile. Fognini stenta, pare bloccato dalla responsabilità opprimente di non poter fallire, perde il primo set e si trova a dover gettare il cuore oltre l’ostacolo. Fortuna vuole che Dodig proprio un cuor di leone non sia, Fognini entra in partita, alza il livello e con un triplice 6-4 porta a casa vittoria e passaggio ai quarti di finale. Alè.
Nel frattempo che succede altrove? Succede che l’unico dei grandi che si è reso disponibile per il primo turno, Djokovic, porta il mattoncino alla causa serba che non teme il Belgio; Wawrinka, orfano di Federer, non basta alla Svizzera per sfruttare il fattore campo contro i campioni in carica della Repubblica Ceca privi di Stepanek e che ricorderanno l’exploit di Berdych e Rosol – toh, chi si rivede! – che impiegano 7ore 2minuti per vincere 24-22 al quinto il doppio decisivo; esce prematuramente la Spagna, cinque volte vincitrice negli ultimi dodici anni, che va in Canada senza Nadal, Ferrer e Almagro e che con i soli Granollers, Ramos e Garcia Lopez non può farla franca. Ecco, saranno proprio Raonic e compagni i nostri prossimi avversari. A risentirci ad aprile.