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Coppa Davis nelle mani della Repubblica Ceca, Serbia KO

Creato il 18 novembre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online
Coppa Davis

Photo Credit: celk19/ Wikimedia Commons/ CC-BY-SA-2.0

La Repubblica Ceca è riuscita ad aggiudicarsi la Coppa Davis. Ed è riuscita a compiere quest’impresa non solo per il secondo anno consecutivo, ma battendo in finale la Serbia (3-2) proprio a Belgrado. Finale molto sentita dalla capitale, e che ha fatto pesare sulle spalle della squadra di casa un enorme senso di responsabilità. La tensione è palpabile nelle parole di Djokovic, ex numero 1 al mondo, primo giocatore serbo ad aver vinto dei tornei del Grande Slam e ad aver raggiunto il tetto della classifica. Nole sapeva di dover vincere: giocava nella sua città, dove aveva perso una sola volta in sette sfide, sulla superfice indoor che proprio lui aveva scelto. Ma non è bastata la determinazione, la squadra si è presentata alla finale decimata: l’assenza di Troicki (l’ amico del cuore e compagno di squadra squalificato per aver saltato il controllo antidoping a Montecarlo) e di Tipsarevic (infortunato alla vigilia) sono state fatali: al suo posto, come secondo singolarista, è entrato in campo Dusan Lajovic, appena numero 117 del mondo, appena debuttante in questa competizione. Come già pronosticato da gran parte dei quotidiani sportivi, Djokovic è riuscito ad aggiudicarsi il singolo, battendo il veterano Stepanek in tre set: 7-5, 6-1, 6-4. A Nole aveva risposto Berdych, battendo nel secondo singolo il novellino Lajovic: 6-3, 6-4, 6-3. Abbastanza agevole è stata anche la vittoria del doppio di sabato da parte della squadra ospite: Berdych e Stepanek sono riusciti a sconfiggere in tre set la coppia Bozoljac-Zimonjic (2-6 , 4-6, 6-7). Nel pomeriggio di oggi, Nole è riuscito a prevalere contro il più forte tra gli avversari, Berdych, in tre set: 6-4, 7-6, 6-2. Fatale però l’ultimo singolo: Stepanek, nonostante sia un giocatore in declino a livello di ranking mondiale (44°), è riuscito a imporsi contro Lajovic, con uno schiacciante 6-3, 6-1, 6-1: un esordio che il 22enne difficilmente dimenticherà.

La giornata di venerdì si è conclusa con un pareggio tra le due squadre: il primo punto se l’era aggiudicato la Serbia, con la vittoria netta di Djokovic su Radek Stepanek. I primi 75 minuti, tuttavia, sono stati stranamente equilibrati: forse il serbo ha accusato la stanchezza di una stagione estenuante, e sicuramente, aver giocato a soli quattro giorni di distanza dalla finale (fortunatamente vinta) del Masters di Londra, non ha aiutato il fisico; l’ospite, che attaccava appena possibile col rovescio a due mani sul dritto di Nole, si proponeneva spesso a rete dettando il ritmo del match. Ma si sa, Djokovic non getta mai la spugna, e da 2-5 è riuscito a recuperare portandosi sul 5 pari. È proprio quando la vittoria sembrava certa che il carattere dell’ex n° 1 si è pienamente espresso: quando il nervosismo era palpabile, anche a causa di uno stadio troppo rumoroso per mantenere la concentrazione, tra la prima e la seconda palla di servizio Nole è riuscito a piazzare uno scatto mostruoso e recupera sotto rete e poi, con la duplice risposta-passante ha conquistato il game del 7-5, dopo che il povero “Steps” si era trovato a un passo dal tie break. Perso il primo set e cancellate tre palle break sull’1-1 del secondo parziale, Radek perde fiducia, lucidità e gambe: perde 15 punti di fila, si ritrova 1-6 dopo un’ora e mezza, e cede anche il terzo set 6-4, dopo 2 ore e 9 minuti di gioco, concluso con un lob mal calibrato che non scavalca Nole.

Prevedibile anche la sconfitta di Lajovic che debutta come numero 117 del mondo: classifica troppo bassa per impensierire un top ten, tanto meno Berdych. Infatti il numero 7 del mondo s’impone, senza strafare, con un solo break nel primo (sul game del 5-3), nel secondo set (3-2) e nel terzo (2-0). La differenza di tecnica ed esperienza è indiscutibile, il risultato è scritto già dai primi scambi tra i due avversari. La partita si conclude col punteggio di 6-3, 6-4, 6-3.

Ad incrementare le speranze di vittoria della finale da parte della Repubblica Ceca è stato però il doppio, partita chiave, disputatosi sabato. La coppia di casa, Zimonjic e Bozoljac, si è trovata a dover fronteggiare un’accoppiata estremamente vincente: Stepanek e Berdych. Due giocatori che non sono mai arrivati al massimo disputando le proprie gare singolarmente, ma che insieme sono quasi imbattibili. Mai una sconfitta, ad eccezione della finale del 2009 contro la Spagna, e 14 vittorie conquistate sulle 15 disputate insieme. Fondamentale il contributo di Berdych, perfetto sul servizio. Ma il vero protagonista della partita è Stepanek. Forse desta stupore per l’età ormai avanzata per un professionista (34 anni, e a 27 anni si considera già iniziata la fase calante precedente al ritiro dai circuiti), ma è stato il più propositivo: perfetto nelle risposte, freddo a rete, con volee spedite sempre tra i piedi degli avversari. I cechi hanno dominato la partita fin dall’inizio, imponendosi con un break già al primo game. In poco più di un’ora erano già avanti di due set. Solo nel terzo set i serbi sono riusciti a giocarsela. Fondamentale a quel punto l’intervento di Berdych: nei suoi turni di servizio è stato rapido e impeccabile, sfruttando l’occasione per ridare fiato e sicurezza al compagno, leggermente in calo. Zimonjic e Bozoljac sono riusciti ad arrivare una sola volta alla palla break , e anche al tie-break hanno avuto poche possibilità. Mini break conquistato al primo colpo, e sul 3-1, i cechi sono riusciti ad aggiudicarsi quattro punti consecutivi, con risposte vincenti assolutamente imprendibili. Vittoria netta, ottenuta col punteggio di 6-2, 6-4, 7-6: un punto chiave in vista della vittoria estremamente probabile di Djokovic nel quarto match della finale.

Cosi accade: la Serbia riesce a riequilibrare le sorti dell’incontro, come previsto, grazie alla vittoria di Djokovic su Berdych: 6-4, 7-6, 6-2. Match combattutissimo, e lo stadio attorno è una bolgia: i tifosi esultano come gli ultrà, e per Nole era sempre una standing ovation. A prevalere è il serbo, anche se il n° 7 del mondo avrebbe meritato di più. Determinante la differenza di atteggiamento che i due tennisti hanno assunto nei punti decisivi. Durante il secondo set il ceco si è trovato ad avere a disposizione due palle break, sul punteggio di 4 pari, ma le ha sprecate malamente, con due errori gratuiti. Fatale anche la mancanza di coraggio nel tie-break: si è portato sul punteggio di 5-4, sfruttando un mini break, ma il copione si è ripetuto: due errori evitabili e set point, ovviamente sfruttato dal serbo. Ormai consapevole di aver sprecato ogni occasione, nel terzo set Berdych si è arreso alla superiorità dell’avversario, e non è più riuscito a spingere da fondo e ad impostare i ritmi dello scambio. Djokovic, aiutato dal suo pubblico, si è imposto facilmente con un 6-2.

Bisogna aspettare il singolo finale per decretare la vittoria della Repubblica Ceca. L’esperto Stepanek, ex n° 10 al mondo, è entrato in campo contro Dusan Lajovic. Da numero 117 Atp, le uniche speranze di vittoria potevano essere o un miracolo, o un affaticamento dell’avversario, che dopo il doppio di sabato era quasi auspicabile. Invece non è bastata una Belgrade Arena simile al San Paolo di Napoli, non è bastato il tifo di Nole Djokovic in panchina. Il 22 enne, già oggetto di pesanti accuse (sembra abbia truccato una partita, perdendo di proposito contro un sedicenne in un torneo Atp, di Vina del Mar), non è riuscito a riscattarsi, e rappresenta per sua sfortuna la chiave della sconfitta della Serbia: come nel primo singolo disputato, anche nel secondo match il risultato è stato impietoso: Stepanek, tutt’altro che indebolito dalle due estenuanti giornate precedenti, gli ha rifilato un secco 6-3, 6-1, 6-1.

La Repubblica Ceca vince quindi la finale di Coppa Davis per il secondo anno consecutivo (l’anno scorso in finale c’era la Spagna) e per la terza volta nella storia: la prima risale al 1980, strappata in finale all’Italia, nella Tesia Arena di Praga.


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