ROMA – Quando si è in coppia, il nostro partner è probabilmente la persona più importante della nostra vita, quella a cui si racconta tutto, con cui ci si confida e con cui ci si sfoga, quella a cui si “ricorre” nel momento in cui ci sentiamo soli o abbandonati dal mondo o quella con cui si vuole parlare per primi quando si ha da dare una bella notizia.
Le cose, però, inevitabilmente cambiano quando la coppia… scoppia e in quei casi, che si tratti di coniugi o fidanzati, si presenta sempre lo stesso dilemma: quale posto “riservare” alla persona con cui abbiamo condiviso una fetta più o meno grande di vita?
Parlando in maniera teorica, si dovrebbe rimanere amici con la persona con cui si è condiviso gioie e dolori. Certo, sarebbe la soluzione migliore soprattutto in caso di bambini qualora questi ci fossero ma, si sa, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e quella di rimanere amici spesso non è la scelta più facile e semplice anzi, richiede qualche sacrificio.
È dunque possibile rimanere vicini ai nostri ex? Di certo non è cosa semplice, soprattutto all’inizio quando le cause della rottura sono probabilmente ancora fresche. Tuttavia, alcune coppie ci riescono soprattutto quando le condizioni della loro rottura non sono troppo tempestose, o quando la rottura è avvenuta da molto tempo.
Per iniziare, bisogna rendersi conto che le coppie raramente si separano di comune accordo e con serenità. Sentimenti come il rancore, la gelosia, a volte anche l’odio è quasi normale che prevalgano sulla dolcezza e la razionalità. Più la relazione è stata intensa, poi, maggiori sono i rischi di dissapori. Ricordiamo che, per quanto riguarda i divorzi, più della metà non sono consensuali, ma contenziosi ed ecco che il rischio che i coniugi intraprendano una vera e propria “lotta” a proposito dell’affidamento dei figli, degli alimenti da versare, della casa e così via è molto elevato.
Uno dei fattori che di certo alimenta di più i dissapori è il fatto che raramente le persone hanno il coraggio di prendersi la responsabilità (tutta o almeno una parte) della rottura attribuendo la colpa sempre all’altro. Il tradimento è un fattore lampante: la persona “tradita”, essendo una “vittima” si sente in obbligo di poter fare tutto: l’altro deve pagarla cara per quello che ha fatto, in tutti i sensi. E, purtroppo, chi poi ne fa le spese sono spesso i bambini. Poche coppie separate riescono a superare i loro dissapori e a mantenere una relazione sufficientemente sana per preservare i bambini dai dissapori.
Un altro caso è quando la persona che vuole terminare una relazione non ha il coraggio di dire “non ti amo più” e inizia a elencare tutti i difetti (veri o presunti) dell’altro millantando per esempio che “è cambiato” o che “lo ha sopportato anche troppo”.
Se si vuole davvero costruire una relazione amichevole o comunque di rispetto, è bene che si calmino antichi “bollori”. E con il tempo questo a volte accade. Ci si inizia a rendere conto che l’ex non era poi così “perfido” e “negativo”. In fondo ci abbiamo costruito un pezzo, grande o piccolo che sia, della nostra vita e una certa complicità deve esserci stata per forza. Dobbiamo renderci conto che se sono cambiati i sentimenti non vuol dire che la persona che abbiamo davanti sia cambiata del tutto e ciò che nel quotidiano ci sembrava insopportabile con la distanza non ha più alcuna conseguenza. Dobbiamo entrare nell’ottica che l’ex, a meno che ovviamente i motivi della rottura non siano davvero gravi (problemi con la giustizia o con la legge, persona aggressiva…), non è un nemico da combattere ma semplicemente una persona con cui “non è andata” ma non per questo non ci si può più tornare a scherzare.
Così dopo la “tempesta” iniziale o quando la separazione è consensuale, può instaurarsi una complicità nuova tra gli ex che è a metà strada fra l’amore e l’amicizia. Qualcosa difficile da definire e che spesso può essere anche “frainteso” o, addirittura, può anche far scaturire dei ritorni di fiamma. Non sono poche le coppie che si “ritrovano” dopo qualche tempo, in effetti.