“Fra le origini e gli anni 50 il cinema era un mezzo nuovo. I cineasti erano incoraggiati a sperimentare, perché non si sapeva ancora dove e come il mezzo sarebbe andato. Oggi chi fa cinema viene fortemente scoraggiato a sperimentare, perché ci sono in gioco somme di denaro enormi e si pensa di sapere dove va e cosa vuole il mercato. La verità è che nessuno sa che cosa sarà il cinema fra 10 o 20 anni, e se non si è capaci di guardare indietro, oltre che avanti, si rischia di imboccare vicoli ciechi a tutta velocità…”.
Arrivato a 70 anni un Francis Ford Coppola in stato di grazia osa guardare indietro per andare avanti, come racconta lui stesso nei contenuti speciali. E si ispira a modo suo a due capolavori che cita, Fronte del porto del 1854 di Elia Kazan e Rocco e i suoi fratelli (1960) di Luchino Visconti, paragonando la perfomance del coprotagonista esordiente Alden Enreichen a quelle dei giovani Marlon Brando e Alain Delon, anche se in realtà ricorda di più le prime apparizioni di Leonardo Di Caprio, teen idol più recente.
Il film di Coppola è volutamente anticommerciale, intimista, girato in un’Argentina insolita esaltata dai chiaroscuri di un bianco e nero che accentua l’atmosfera retrò di una terra dove forse gli anni Sessanta sono oggi. E’ la storia di due fratelli che si ritrovano: il maggiore soffre di disturbi mentali. Un Vincent Gallo perfettamente bipolare che sembra uscito più che altro da una costola della Meglio Gioventù di Marco Tullio Giordana. E’ lui il Tetro (abbreviazione del cognome italiano Tetrocini) del titolo originale, comprensibilmente cambiato dai distributori nostrani. Il fratello piccolo (Enreichen) è un diciottenne insicuro che cerca di ritrovare quel fratello (scrittore fallito) a lungo perduto e rimpianto e di sfuggire dalle grinfie di un padre comune (Karl Maria Brandauer) famoso direttore d’orchestra (ma questo si scopre dopo) che compare solo in flashback a colori e di ricostruire una storia di famiglia piena di buchi oscuri e segreti inconfessati.
Il rapporto spinoso, conflittuale, fra i due fratelli viene conciliato da lla figura della moglie di Tetro, Miranda, un’incantevole figura di saggia donna romantica interpretata dalla grande attrice spagnola Maribel Verdù (ricordate il Labirinto del fauno di Cuaron?).
Il gioco è condotto con mano ferma. La posta in gioco è quella della costruzione non soltanto cerebrale ma anche sentimentale di una pellicola che possa essere ricordata e recuperata, non solo consumata, mentre di consumato c’è solo il mestiere di un grande artefice del cinema che vuole dimostrre (forse a sé stesso prima ancora che al pubblico) di non essere capace solo di costruire indimenticabili blockbuster (dal Pardino ad Apocalipse now) ma anche piccole perle di poesia e saggezza.