(Da un delirio sfuggito alla redazione)
Sono tutti coraggiosi con la fifa degli altri. Sono tutti coraggiosi nelle vite degli altri. È una cosa che succede spesso ai giornalisti, per esempio, un antipatico automatismo. Rivivere la scena di un delitto nella metropolitana e additare ai lettori la vigliaccheria della gente che si volta dall’altra parte. Ricostruire con la storia con i se e con i ma, proprio come non piaceva a Trapattoni, che sempre ci ha ammonito che così non si vincono i campionati.
Ma sai, quando lavori troppo col culo sulla sedia, è il culo il primo a reclamare una seconda chance, un’altra vita in cui Clark Kent cede il passo a Superman. In quell’altra vita i miei contemporanei Maurizio e Vittorio di coraggio ne hanno, e da vendere.
E sì, che per dare del ”fifone rammollito” a chi si trova un fucile puntato addosso o nel bel mezzo di un terremoto ci vuole coraggio. E a loro, bisogna dargliene atto, questo coraggio non è mancato.
Me li immagino sempre presenti in ogni dramma. A trovare soluzioni che altri, privi di ingegno e di coraggio, neanche si sognerebbero.
Me li vedo già dentro le torri gemelle a spiegare con assoluta calma che forzando con il contrappeso l’oscillazione della struttura ascendente si possono spostare le torri ed evitare gli aerei. E me li immagino con la compassione da padri di famiglia, consigliare quegli “scalmanati” sopravvissuti della Love Parade di Berlini, che la prossima volta si invita Dj Francesco e si dimezzano automaticamente le presenza. E suggerire, perché no, agli studenti della scuola di Columbine di guardare sempre i film di Gus Van Sant la mattina prima di uscire (qui Vittorio ammette che nel ’94 era impegnato in campagna elettorale e questa sua omissione costò la vita a Kurt Cobain)
Allora ho chiuso gli occhi e me li sono immaginati così:
e così:
Hanno coraggio da supereroi, davanti alla morte sparano frasi patriottiche, inneggiando a Dio e alla vendetta, hanno polluzioni diurne nel richiamarsi alla legge della giungla (dove non c’è spazio per i deboli e per le checche, bellezza!)
Ecco questo coraggio è FRANKAMENTE pura retorica del cazzo!
Il coraggio vero è quello delle generazioni e delle istituzioni norvegesi che continueranno a vivere in in modo aperto e fraterno dimostrando di non essersi piegati al terrore.
ps. non ho volutamente menzionato il coraggio di Formigoni nelle sue scelte stilistiche