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Cordenons (PN)/ 132° Reggimento Carri. Cerimonia di avvicendamento del Comandante

Creato il 04 novembre 2012 da Antonio Conte

Cordenons (PN)/ 132° Reggimento Carri. Cerimonia di avvicendamento del Comandante
CARRISTI DEL 132° REGGIMENTO CARRI
Cordenons (PN)/ 132° Reggimento Carri. Cerimonia di avvicendamento del Comandante
IL CAP. BEATRICE PASSANTE AL COMANDO DELLA SUA COMPAGNIA CAR
Cordenons (PN)/ 132° Reggimento Carri. Cerimonia di avvicendamento del Comandante
IL COL. GRECO E LO STENDARDO DEL 132° CARRI
Cordenons (PN)/ 132° Reggimento Carri. Cerimonia di avvicendamento del Comandante
IL PASSAGGIO DELLO STENDARDO DEL 132° CARRI TRA IL COL. GRECO (CEDENTE) ED IL COL. PETROCELLI (SUBENTRANTE)

Cordenons (PN)/ 132° Reggimento Carri. Cerimonia di avvicendamento del Comandante
IL PUBBLICO PRESENTE ALLA CERIMONIA
Cordenons (PN)/ 132° Reggimento Carri. Cerimonia di avvicendamento del Comandante
LO STENDARDO DEL 132° CARRI
Cordenons (PN)/ 132° Reggimento Carri. Cerimonia di avvicendamento del Comandante
LO STENDARDO DEL 132° CARRI
Cordenons (PN)/ 132° Reggimento Carri. Cerimonia di avvicendamento del Comandante
SCHIERAMENTO DEL 132° REGGIMENTO CARRI


di Lieta Zanatta - La voce si fa roca, la lettura prosegue un po’ in salita. La commozione che assale il comandante Mario Nicola Greco contagia il pubblico in tribuna. Sta cedendo il comando del 132° Reggimento Carri di Cordenons al suo parigrado colonnello Giandomenico Petrocelli. Gli augura ”ogni fortuna al comando di questo straordinario reggimento, unico per saldezza morale, determinazione e spirito di corpo”.

E’ l’emozione a dimostrare che queste parole non sono solo retorica. “Lascio oggi, dopo due anni, il comando del 132° reggimento carri con animo malinconico…”. E’ il due novembre 2012. Nel cortile della caserma “De Carli” di Cordenons sono schierate le cinque compagnie di questo reggimento che appartiene alla Brigata Ariete di San Quirino, con i labari delle associazioni, le autorità del posto, e la banda dell’Ariete le cui musiche si espandono ovunque, predisponendo il buon umore in questa giornata autunnale che regala un sole davvero caldo. Sono pochi, ma possono essere intensi due anni, se passati in addestramenti continui e operazioni come Strade Sicure, che ha visto gli uomini e le donne di questo reggimento contribuire attivamente alla sicurezza e all’ordine delle città di Pordenone, Cordenons e le cittadine limitrofe, aumentando il già stretto legame che esiste da tempo con la popolazione. Ora il colonnello Greco lascia Pordenone, dove è anche nato, pronto per una nuova missione che lo vede impegnato, con altre unità del 1° Comando Forze di Difesa, nell’ambito dell’operazione ISAF (International Security Assistance Force) in Afghanistan, dove andrà ad assistere l’esercito afghano. Una fase di transizione che procederà fino al ritiro delle forze NATO dalla regione nel 2014. Al comandante subentrante Giandomenico Petrocelli viene consegnata una bella eredità, a proseguire una carriera che lo ha visto in missione in Bosnia e in Kosovo, seguita da incarichi ONU, fino all’ultima mansione come capo sezione dell’ufficio Pubblica Informazione allo Stato Maggiore Difesa a Roma.

INTERVISTA AL COLONNELLO MARIO NICOLA GRECO

E adesso per il colonnello Mario Nicola Greco c’è il teatro operativo dell’Afghanistan nelle province del Regional Command West di Herat e Farah, con il M.A.T. I Military Advisor Team sono una squadra di circa 300 consiglieri militari, di cui la metà composti da unità della Brigata Ariete, che dovranno monitorare l’esercito e la polizia afghani. “L’Afghanistan è una realtà complessa – dice il colonnello -, non mi aspetto nulla in particolare. Lo scopriremo una volta che arriveremo nel teatro delle operazioni, già martedì prossimo 6 novembre”. Ma l’incarico è di quelli delicati. “Saremo a fianco dei nostri partner afghani, che sono componenti parte della polizia e parte dell’esercito. Il consigliere militare è un’attività piuttosto complicata anche perché ha diversi ambiti di competenza: operativo, logistico, ecc.”.

Una missione dunque che si differisce dalle precedenti che prevedevano l’addestramento dopo l’arruolamento delle forze locali. “I militari afghani non hanno più bisogno di essere supportati, ma solo monitorati. Ora come ora possono procedere da soli. Fra un anno, quando andremo via, dovranno camminare con le proprie gambe”.

Eppure continuano gli “incidenti”, con gli insurgents che si infiltrano tra gli stessi militari afghani, per poi compiere stragi all’interno delle basi militari dove vengono addestrati. “Questi incidenti ci sono – afferma il colonnello –, e anche se ci sono dei filtri, si sa che possono capitare. Ma questo va considerato all’interno dei grandi numeri, perché incide in maniera minima nella casistica”.

E quella commozione nel leggere il commiato dal 132° reggimento? “Certo! – conclude il colonnello sciogliendo un po’ la tensione del viso – C’è stata quando ho pensato ai due anni passati con i miei ragazzi e il sostegno che le famiglie hanno dato in tutto questo tempo. Le cose iniziano e poi terminano sempre. Non sono triste né altro: sto lasciando il mio reggimento”.

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