Andrea Bajani riassume in 89 pagine di ironia amarissima i motivi fondamentali di alienazione dell’uomo medio contemporaneo: i falsi obiettivi, che lo inducono a cercare un’identità in ciò che di (discutibilmente) utile egli produce; la precarietà cronica, che lo costringe a conservare scatoloni vuoti sotto la scrivania d’ufficio, ad evitare di trovarsi impreparato di fronte all’improvvisa, seppur sempre incombente, necessità di raccogliere le proprie cose e sgomberare la stanza; l’ansia costante da prestazione lavorativa, che lo rende costantemente reperibile e pronto a rispondere alla chiamate del capo-tiranno di turno anche di domenica, anche alle tre del mattino, anche se non lavora in un pronto soccorso (ma si sa, ‘urgenza’ e ‘priorità’ sono ormai concetti del tutto relativi).
La situazione è, come satira vuole, decisamente paradossale: al protagonista, impiegato in un’azienda in difficoltà e in fase di ‘alleggerimento’ dell’organico, viene affidato il compito di scrivere delle lettere di licenziamento appropriate, in seguito alle lamentele dei licenziati, stanchi di veder scritto il proprio nome su un freddo, irrispettosamente impersonale foglio prestampato. Come se il problema fondamentale di chi perde il lavoro fosse il modo in cui la novità gli viene comunicata. Il protagonista si dilunga in lettere iperboliche e barocche, piene di retorica e sentimento, il cui ragionamento di fondo è: la lasciamo andare affinché possa dare libero sfogo alla sua creatività, la salviamo dall’imbarbarimento della routine. La licenziamo per farle un favore. E, paradossalmente, i congedati apprezzano.
Esagerata, caricaturale anche la figura del ‘boss’, il direttore del personale: cinico, disperatamente ignorante, con un’opinione su tutto, con la sicurezza di avere la verità in tasca e la chiave del successo nel dna, sembra rappresentare un certo modello di classe dirigente che ha dominato il nostro Paese negli ultimi 20 anni, e dalla cui ombra davvero stentiamo a liberarci, e chissà se mai ci riusciremo.
Dall’altra parte, però, c’è la vita che incombe, e ci costringe ad affrontarla, a conservare un briciolo di umanità: la malattia, la morte, due bambini da accudire, nutrire, salvare, fin quando si può, dal dolore.
Una voce bella, dolce e tagliente, dall’ironia asciutta, quella di Bajani, che accompagna il lettore ben oltre lo spazio di un romanzo breve.
Marina Lomunno
Andrea Bajani, Cordiali saluti, Einaudi, 120 pp., 8,50 euro.