La comunità internazionale ha reagito imponendo nuove sanzioni ONU, approvate per la prima volta con il pieno appoggio della Cina, sempre più preoccupata per l’atteggiamento irresponsabile del vicino. Le manovre militari congiunte tra Stati Uniti e Sud Corea hanno ulteriormente pungolato l'establishment nordcoreano, che non poteva che rispondere con ulteriori minacce, dichiarando che dal 15 Aprile non sarebbe stata garantita la sicurezza del personale delle ambasciate. La linea dura potrebbe essere dettata dalla volontà di Kim Jong-un di voler accontentare i generali più oltranzisti, affezionati alla cultura anti-imperialista. In questo caso il leader nordcoreano dovrebbe arginare il predominio della vecchia cultura di partito con la nomina di persone di fiducia a ruoli chiave, dando inizio ad una metamorfosi che potrebbe cambiare la Corea del Nord. Nonostante l'opinione pubblica internazionale tenda a concentrarsi sulle presunte mire distruttive del figlio di Kim Jong-il, vi è la reale possibilità di poter assistere a una graduale apertura dell'economia, ora totalmente dipendente dagli aiuti esterni.
Arrivato ad un bivio cruciale, il Paese asiatico deve decidere quale strada prendere: isolarsi ulteriormente e continuare a basare la propria sussistenza sugli aiuti o cominciare a percorrere un iter di riforme per rafforzarsi. La nomina a Primo Ministro di Pak Pong Ju, epurato da Kim Jong-il per aver proposto riforme salariali giudicate troppo vicine al modello capitalista, poi nuovamente riabilitato alla carica da Kim Jong-un, fa pensare che ci sia un serio interesse per le riforme economiche. D'altronde, nel discorso per il nuovo anno, il figlio del Caro Leader aveva annunciato che il 2013 sarebbe stato un anno di grandi cambiamenti e sforzi per la costruzione di un "gigante economico" e per il miglioramento degli standard di vita della popolazione. Il potenziamento dell'arsenale atomico rappresenta quindi l’unica garanzia dell'indipendenza dello Juche dalle forze straniere e dall'ingombrante vicino cinese, molto interessato ad espandere la propria zona di influenza.
Gli ordigni atomici sono la sola carta che il regime di Pyongyang può giocare per accedere al club delle nazioni che contano, guadagnandosi il loro rispetto. Inoltre, l’indipendenza guadagnata, allontanerebbe lo spettro di un fallimento nel caso in cui i rapporti con la Cina si incrinassero del tutto e la Nord Corea fosse obbligata ad accedere ai prestiti del FMI e della Banca Mondiale. Sul fronte dei diritti della popolazione, non è possibile prospettare un cambiamento nel breve o medio periodo. Le graduali aperture del mercato, guardando anche agli esempi di Sud Corea e Taiwan, possono far sperare in una trasformazione politica che tenga conto dell'ipotetica richiesta di garanzia dei diritti fondamentali, ma la situazione attuale è destinata a rimanere grave. Centinaia di migliaia di cittadini sono reclusi in campi di prigionia senza conoscere la data del loro rilascio, e la popolazione è costretta a seguire le rigide direttive del regime, in uno stato di propaganda e di indottrinamento costante. Una condizione che lascia pochi margini di speranza per una riforma sostanziale dell'assetto politico e sociale nordcoreano.
Fabio McNamara