Alta tensione fra le due Coree. La situazione è seria, ma i media italiani, quando si tratta di politica internazionale, troppo spesso inciampano nel grottesco. Questa volta è il caso del Corriere della Sera, che sul proprio sito titola un articolo sulla vicenda in questo modo: «La Corea del Nord ordina ai soldati: mettersi sul piede di guerra». Mettersi sul piede di guerra?! Ma di chi stiamo parlando, dei Sioux di Toro Seduto? Immagino che quando ci sarà una tregua fra le due Coree il titolo del Corriere sarà questo: «I coreani fumano il calumet della pace».
Le espressioni usate dai coreani – del nord e del sud – naturalmente sono ben altre. Vero è che l’esercito sudcoreano è tornato, dopo anni di relativa distensione, a classificare la Corea del Nord come «Nemico principale». Il che significa: allarme rosso. Lo registra con preoccupazione il principale quotidiano sudcoreano di lingua inglese, The Korea Herald, al quale fonti ufficiali sudcoreane hanno dichiarato: «se il nostro spazio navale, aereo o territoriale verrà violato, noi eserciteremo immediatamente il nostro diritto all’autodifesa».
Com’è noto, la tensione è salita dopo che una commissione internazionale d’inchiesta ha riconosciuto la marina nordcoreana colpevole di aver affondato con un siluro una nave sudcoreana, provocando la morte di 46 persone. Come sempre, il regime comunista di Pyongyang nega ogni addebito e parla di “bugie” e di “complotto”, ma al di là della retorica il pericolo di guerra è alto, anche perché il Caro Leader Kim Jong-il è ormai semi-prigionieiro della casta militare, la cui fedeltà è assolutamente necessaria per assicurare la continuità del potere politico a Kim Jong-Un, 27 anni, terzo ed ultimo figlio del Caro Leader. Da qui, secondo alcuni osservatori, la necessità di mantenere sempre alta la tensione militare, in modo da giustificare la centralità politica dei militari nel regime nordcoreano e l’alleanza fra i militari e la famiglia del Caro Leader.
Mentre Pyongyang prosegue nei suoi pericolosi giochi di potere ogni rapporto economico fra le due Coree viene interrotto e i negoziatori americani e giapponesi giunti a Seul vogliono denunciare la politica aggressiva di Pyongyang all’Onu. Per farlo, però, hanno bisogno di coinvolgere il grande alleato di Pyongyang, la Cina popolare, che per ora si limita a lanciare a tutti generici appelli alla “moderazione”, rifiutando di riconoscere il torto subìto dalla marina di Seul.
In questa situazione di crescente caos e di impotenza degli organismi internazionali, dobbiamo così assistere all’ennesima mano di poker militar-nucleare del Caro Leader Kim Jong-il (un gioco che abbiamo analizzato qui e qui). Ci si chiede fino a quando il Caro Leader potrà giocare al rialzo. E se abbia ancora buone carte per condurre una partita così azzardata.