Divertente thriller con risvolti (molto leggeri) horror, questo Cornered! firmato Daniel Maze.
Il titolo da una buona idea della situazione: bloccati, imprigionati, incastrati, senza via di fuga. Un classico dell’horror.
La trama è decisamente scontata, nulla di nuovo ma rende sempre bene.
In un minimarket si fermano a passare la notte giocando a carte il proprietario ed una combriccola di amici e dipendenti decisamente scalcinata.
Abbiamo la grassona di colore, che guadagna fingendosi chiunque con le linee erotiche.
Poi la bella bionda con tette strizzate e minigonna, prostituta di professione.
Poi c’è Jessy, in crisi di astinenza e terrorizzato dagli scarafaggi, e Tony, dipendente invece dalle ciambelle.
Lo stesso Steve, il titolare, non ha tutte le rotelle a posto, pur con le buone intenzioni da cui è spinto.
I cinque si trovano chiusi nel locale, impossibilitati a scappare per motivi contingenti ed ovviamente senza telefoni.
Scoprono nottetempo di essere braccati dal serial killer che sta terrorizzando la città, simpatica personcina che proverà a farli fuori uno alla volta, con modalità ben precise.
Se il soggetto è classico, la realizzazione è davvero buona.
A partire da una fotografia calda che dona eleganza alle riprese, per passare ad inquadrature ben realizzate, pensate e studiate con pazienza. Non mancano i dettagli e i movimenti di macchina corretti.
Di horror c’è pochino (giusto qualche omicidio) anche perchè la consapevolezza della presenza dell’assassino arriva dopo un ora di film, quando la combriccola si è già decisamente ridotta.
Ogni omicidio è però ben curato, introdotto con la giusta tensione e concluso con l’inevitabile contrappasso.
Il continuo passaggio dal tavolo da gioco, caciarone e divertente per i personaggi che lo compongono, alla solitudine dell’isolato di turno, vittima inevitabile, rende il classico gioco del cambio di ritmo continuo molto funzionante.
Torno per un momento alla scelta delle immagini per segnalarvi l’affollamento di lattine di birra e di ciambelle che simboleggiano la debolezza dei personaggi, le reiterate inquadrature strette (per lo meno all’inizio) sulle tette di Elizabeth Nicole ed anche la presenza delle ormai immancabili telecamere di sorveglianza che raccontano alcune delle scene ed inevitabile parte hanno nella soluzione del giallo.
Caratterizzati e funzionanti i personaggi, con una nota di merito per Steve Guttenberg, cui è ritagliato un ruolo interessante e ben gestito.
Chiudo con la sequenza dell’omicidio finale (o quasi), realizzato davvero ottimamente da Maze con una scelta curiosa ed in controtendenza col resto della narrazione.
Però permettetemi di non raccontarvela per non rovinarvi l’eventuale visione.
Giudizio sintetico: godibile.