Abbiamo da poco affrontato l'argomento scarpe e visto che si trattava di un discorso piuttosto ampio, sia come argomento che come periodo incriminato, avevo deciso coscientemente di lasciar da parte qualcosa.
La maggior parte delle cose non dette sono dettagli o piccole nozioni che non importano a nessuno, refusi della mia mania per i particolari, ma una cosa ci tenevo ad approfondirla: i tacchi.
Sandali Fiorucci collezione estiva 2010
LI ADORO e sono miei!
Ecco dove siamo arrivati...
Quasi tutte le mie prof di Lettere mi hanno sempre detto che non avevo il dono della sintesi, verissimo, e più vado avanti più me ne accorgo, ma la mia facilità di scrittura per il momento compensa, quindi ecco che vi beccate, in barba alle mie insegnanti, un altro post al limite della flebo.
Inoltre, lo confesso, sono una maniaca dei tacchi, lo sono talmente tanto che quando metto un paio di ballerine non sono capace di muovermi, sembra che stia camminando sulle uova =(
Non chiedetemi come m'è presa questa cosa, fino al giorno prima portavo solo scarpe da ginnastica (adoro le Adidas Superstar) e poi è capitato che una mia amica mi facesse provare i suoi stivali e... boom, danno fatto.
Storia e significato
Il tacco è un elemento presente in quasi tutte le culture, solo per citarne alcune, oltre a quella europea si può dire esista in quella musulmana, giapponese, sudamericana.
Il tacco è simbolo di regalità, se portato con coscienza e consapevolezza conferisce grazia e dignità a chi lo indossa, contribuendo anche ad innalzarlo al di sopra degli altri, evidenziando quindi il suo status di nobile o ricco.
Sebbene le ragioni iniziali dell'applicazione di questo accessorio fossero pratiche, col passare del tempo il tacco è diventato non solo utile, ma adoperato anche come parametro estetico o come esaltatore di alcune qualità della gamba, del piede o della scarpa.
Scarpetta vittoriana ricamata 1873
I soliti storici litigiosi stanno a disquisire anche su quando e dove sia nato il tacco e le due maggiori scuole di pensiero propongono, rispettivamente, l'Antico Egitto e la Grecia Ellenistica, in entrambi i casi si hanno pitture raffiguranti uomini e donne che indossano rialzamenti sotto la suola delle scarpe.Le matrone romane indossavano delle zeppe, sebbene la calzatura romana più famosa sia il classico sandalo alla schiava, ovvero suola piatta e un'infinità di lacci che si annodano alla caviglia.
Durante il Medioevo erano indossati dai nobili e dai ricchi mercanti, specialmente veneziani e genovesi, per far sì che le preziose vesti non si dovessero sporcare nel fango delle strade dove camminavano e ricordiamoci che all'epoca erano dei veri e propri letamai, in tutti i sensi.
Uno delle molte paia di scarpe di Caterina de' Medici
avete visto che tacchi?!
In realtà profondamente insicura (arrivo in Francia a 14 anni, sola e senza supporto morale), Caterina usò i tacchi alti (10cm!) come espediente per non sembrare eccessivamente piccola e insignificante, in questo modo poté guardare alla pari le antipatiche nobildonne del suo seguito che sparlavano di lei.
Caterina infatti non era molto amata dai francesi, che dimostrarono più apprezzamento per l'amante del re Diana di Poitier; bassina e non bellissima con occhi sporgenti, lineamenti marcati e girovita... non proprio di vespa (era molto golosa), Caterina fu vittima di pesanti critiche estetiche e, visto che queste non ebbero molta efficacia nel destabilizzare la sua condotta o distogliere il suo interesse per la politica, venne addirittura tacciata di stregoneria e leggende di corte narrano che nel suo armadio tenesse pozioni e veleni per eliminare tutti quelli che cercavano di ostacolarla.
Chopine veneziane
A Venezia i tacchi erano indossati come simbolo di potere ed eleganza, ma uniti alla praticità, essi infatti permettevano a chi li indossava di non inzupparsi i piedi nelle pozzanghere o di evitare con semplicità i pochi centimetri d'acqua che rimangono quando defluisce l'alta marea. I tacchi veneziani erano abominevoli, quasi importabili, alti fino a 45cm! E prendevano il nome di chopine.L'invenzione dei tacchi veneziani non era proprio originale, era stata infatti ripresa dalla moda ottomana poco distante.
Simbolo per eccellenza delle colte ed affascinanti cortigiane della Laguna, che si dice fossero migliaia, le scarpe alte erano uno dei loro simboli distintivi e alle ragazze che imparavano il mestiere veniva proprio insegnato loro come camminare con contegno ed eleganza indossando questi zatteroni, un po' come si fa al giorno d'oggi con le modelle da passerella.
Le chopine veneziane non comparivano sotto le vesti, che dovevano essere molto più lunghe rispetto all'altezza della ragazza per coprire quei 40cm aggiuntivi, un po' come succedere per i kimono.
Per maggiori informazioni consiglio la visione del film Padrona del suo destino del 1998, riferito alla vita della famosa "cortigiana onesta" Veronica Franco che fu anche abile poetessa e oratrice, coltissima e affascinante.
I tacchi rossi di Luigi XIV
Da Venezia i tacchi vennero importati dai mercanti di tessuti e sete fino in Inghilterra (ricordiamoci che a Londra esiste una stada chiamata Lombard Street) e introdotti alla corte di Elisabetta I, dove divennero subito di moda, arrivando ad altezze vertiginose finchè non ricominciarono ad abbassarsi nel ritmo cadenzato ed altalenante della moda che propone sempre una cosa e il suo contrario in un gioco di alti e bassi scanditi da lassi temporali definiti.È francese l'invenzione dei Tacchi rossi come simbolo di potere di vita o di morte sulle persone, moda che, naturalmente, si diffuse ben presto in tutta Europa.
La grazia delle cortigiane giapponesi
Okobo geta per i kimono moderni
Come si è detto, però, non si tratta di un fenomeno esclusivamente europeo perchè anche all'estero si hanno molti esempi di scarpe col tacco o munite di zeppe.In Giappone, ad esempio, geishe e le maiko (tirocinanti geishe) indossavano e indossano tuttora dei geta, ovvero delle calzature in legno fatte ad infradito con una pianta alta più di dieci centimetri e, in aluni casi, finemente laccati e lavorati; nel caso delle maiko, inoltre, la parte davanti del sandalo è sagomata in modo che sia rientrante, il che dà loro una superficie di appoggio su terra inferiore a quella di appoggio del piede, minando la stabilità della camminata: quest'ultimo paio di calzature si chiama okobo geta.
In Giappone, quasi tutte le geishe e maiko risultano più alte dei loro accompagnatori proprio per questo (i giapponesi, inoltre, non sono molto alti).
Non solo, un'altra calzatura tipica erano i koma geta, detti anche mitsu ashi (tre gambe), particolarmente alti (oltre i 20cm) indossati dalle oiran, le cortigiane d'alto rango, tra queste le più importanti erano chiamate tayu (per approfondimenti vedere: Bunny Chan Monogatatari | Stavolta la trasformazione in... oiran!) ed erano una figura analoga alla cortigiana veneziana del Cinquecento.
Sandali mitsu ashi
Le cortigiane NON erano geishe in quanto nel mestiere di geisha non è contemplata la vendita del proprio corpo per atti sessuali, sebbene, come per tutti i mestieri, ci fossero donne disposte anche a farlo, ma andava oltre i loro doveri professionali, ma nessuno direbbe che una hostess è una prostituta solo perchè alcune donne lo sono.Come esempio esplicativo vi lascio un paio di video, sono ambientati nel 44° anno dell'epoca Meiji, quindi nel 1911, e rappresentano la parata tradizionale di una tayu.
I video sono tratti da un drama giapponese initolato Yosiwaraenjyou, consiglio la visione in HD.
Al minuto 1:50 trovate la camminata della cortigiana, con il suo galateo di portamento
Qui si vede ancora meglio, al minuto 0:16
Essere nel novero dei clienti di una oiran era molto difficile ed estremamente oneroso, così come mantenere una cortigiana a Venezia, bisognava essere ben ben ricchi
Quando le oiran passavano per le strade col loro seguito di servitori, i costosissimi kimono e le alte acconciature “chiassose”, non mancavano di destare stupore e rispetto.
Dalla Cina con furore
Chopine manchu indossate in un evento
tradizionale
In realtà all'interno della cultura cinese troviamo moltissimi ed interessanti esempi di scarpe col tacco, sebbene la foggia sia un po' differente da quella a cui siamo abituati.
Un esempio molto particolare sono le scarpe fatte a ballerina che sormontano un tacco largo centrale su cui appoggia l'intero piede, vengono volgarmente conosciute come manchu chopine e a questo link potrete trovare la leggenda originaria della loro invenzione ad opera della regina manchu Duoluo Ganzhu, la spiegazione è in inglese:
The Origins of Manchu Chopine
Una scarpetta con tacco manchu
Queste scarpe sono tipiche della cultura manchu e divennero famose in Cina durante l'ultima dinastia regnante, le si possono anche trovare in fotografie e ritratti dell'Imperatrice Cixi, di origini manchu appunto.Alle donne manchu era precluso il matrimonio con persone cinesi e l'introduzione dell'usanza di fasciare i piedi che, per quanto sia un abominio, all'epoca era un deficit non da poco. E fu proprio grazie a questa non integrazione che si mantenne l'usanza e oggi possiamo ammirare questi splendidi esempi di scarpa ancora intatti e portati fino alla fine della nobiltà cinese.
Scarpette manchu modello
cloud climbing (notate il ricamo a
nuvolette sulla punta?)
Può considerarsi l'antenata delle moderne e high-tech MBT Masai, che tanto masai non sono, ma vengono invece dall'Impero del Figlio del Cielo (il sito ufficiale delle MBT vi fa riferimenti ufficiali, cfr. link a fondo pagina).
Zeppe dell'Imperatrice cinese, dinastria Qing
E se la suola non era sagomata a barchetta? C'era anche quella possibilità, una specie di zeppa di altezza uniforme, perchè ricordiamoci che la scarpa nazionale è la ballerina...In quel caso il modello è più vecchio, am si hanno testimonianze, come dimostra la foto accanto, che di sicuro vi renderà l'idea [questo tipo di scarpa mi piace molto, spero che torni di moda anche in Occidente].
La scarpa a ballerina tipica di moltissime culture orientali, tra queste quella cinese, giapponese, coreana, taiwanese, ecc, è alla base anche delle stravaganti creazioni manchu.
Lotus shoes cinesi per piedi fasciati
Un altra scarpa cinese a tacco, sebbene basso, è quella chiamata fior di loto, si tratta di una scarpa tradizionale, fatta a stivaletto, caratterizzata da una punta e da un tacco largo e basso (fino a 5cm); notando l'imboccatura larga della scarpa e la sua altezza è facile giungere alla conclusione che fu progettata per donne i cui piedi erano stati fasciati, una pratica tanto rivoltante quanto diffusa in tutto il paese e non solo tra i nobili, perpetrata perchè si pensava che i piedi di donna dovessero essere per natura piccoli e graziosi, peccato che la fasciatura, oltre a dolori insopportabili, ad una camminata distorta e alla deformazione della colonna vertebrale producesse anche piedi deformi.Esperimento coreano
Anche se ho studiato un po' di cultura e lingua coreana con madrelingua, continuo a domandarmi se le scarpe alla coreana abbiano o meno il tacco.
Kotshin coreane da abbinare all'hanbok
So che le calzature portate abitualmente con l'hanbok moderno, il vestito tradizionale della cultura coreana come il kimono lo è per quella giapponese, sono assolutamente piatte, ma ho visto moltissimi modelli anche con un mezzo tacco e ho scoperto che il modello tradizionale di hanbok prevede che la scarpa sia rialzata sul retro (e Gung da questo punto di vista insegna), come le nostre scarpe da ufficio col tacco moderno, più o meno anche della stessa altezza (sotto gli 8cm, dice il galateo della segretaria): il loro nome ufficiale è kotshin e se questo Natale sarò abbastanza pazza, me ne comprerò un paio tramite la mia amica Hyunjoo che abita a Busan.Ancora una volta mi trovo a riflettere su quanto la Corea (non faccio distinzioni di Nord e Sud sia perchè i coreani si sentono coreani e basta, non nordisti e sudisti, sia perchè la separazione è un fatto estremamente recente rispetto ai periodi di cui parliamo di solito) sia più simile alla cultura europea o occidentale che a quella orientale di Cina e Giappone sotto certi punti di vista, ad esempio lingua, alfabeto, comportamenti, ecc.
All'ottomana per il bagno
Il paio di calzature che vedrete adesso sono sandali appositi realizzati per la frequentazione di saune e bagni turchi.
Qabaqib turche
La fotografia proviene dal Bata Museum di Toronto e ci mostra come i turchi non fossero proprio il massimo dell'intelligenza, specie considerando che in quei luoghi umidi e pieni di vapori è semplicissimo prendere una straccionata per terra, verò è però che queste calzature impedivano di toccare il pavimento bagnato, evitando di prendersi funghi e verruche, cose ancora facilissime nelle piscine pubbliche.Le scarpe, chiamate qabaqib nella loro lingua, sono realizzate in legno e madreperla e sono alte la bellezza di 26cm!
Questo modello di scarpa ispirò moltissimo le chopine veneziane che si rifanno proprio a questa calzatura.
Irlanda mon amour
Tap shoes
Anche in Irlanda, per quanto stia a due passi dall'Inghilterra, esistono scarpe con tacchi particolari, o meglio, esiste un paio di scarpe fatte al contrario: vengono chiamate tap shoes e sono scarpe da ballo, adoperate ormai quasi esclusivamente per esibizioni e feste tradizionali, erano utilizzate per ballare la tap dance un ballo ritmato basato sullo scalpiccìo delle scarpe sul legno. Questo tipo di scarpe, fatte esattamente come un paio di scarpe da ballo, quindi tacco quadrato di media altezza e incrocio sul davanti, avevano però la particolarità di avere un tacco che rialzava la punta arrotondata, in questo modo si produceva il suono anche quando si batteva la scarpa di punta e non solo di tacco.Con queste scarpe si fanno esibizioni davvero spettacolari, ma, dicono le persone che le calzano, sono estremamente scomode.
Guardate il video a seguire della Riverdance e ditemi se non merita un'occhiata ^__^ io lo trovo affascinante, mi ipnotizza, sono così tanti e tutti così coordinati...
Link interessanti e libri
Bata Shoe Museum (!!! consigliato !!!)
Heilbrunn Timeline of Art History - Shoes in the Costume Institute
MBT - Some interesting history about shoes (I)
The Fashionspot Forum - 1700-1990 The history of footwear
Camilla Morton - How to Walk in High Heels: The Girl's Guide to Everything
Jonathan Walford - The Seductive Shoe: Four Centuries of Fashion Footwear
Laurie Lawlor - Where Will This Shoe Take You? A Walk Through the History of Footwear
Charlotte Yue - Shoes: Their History in Words and Pictures
Dorothy Ko - Every Step a Lotus: Shoes for Bound Feet
Beverly Jackson - Splendid Slippers: A Thousand Years of an Erotic Tradition
Louise Mitchell - Stepping Out: Three Centuries of Shoes
Carol Belanger Grafton - Shoes, Hats and Fashion Accessories: A Pictorial Archive, 1850-1940
Nancy E. Rexford - Women's Shoes in America, 1795-1930
John T.M. Johnston, Harry Lewis Bailey - The Life of A.D. Brown: The History of the Greatest Shoe Merchant in the World
Althea MacKenzie - Shoes and Slippers: From Snowshill, One of the World's Leading Collections of Costume and Accessories of the 18th and 19th Centuries
Scrivere questo post è stato davvero interessante e accattivante, mi auguro quindi che vi sia piaciuto e abbia ispirato in voi gli splendidi sentimenti di curiosità nati dentro di me.
Ci scriviamo presto,
baci
Mauser