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Corpo e depressione

Creato il 23 agosto 2013 da Pirpa

Gestire Risorse Umane

Questo lavoro tratterà il tema “depressione” attraverso il modello di riferimento analitico derivato dall’approccio reichiano e successivamente arricchito dalla metodica di Alexander Lowen, fondatore dell’Analisi Bioenergetica e dell’International Institute for Bioenergetic Analysis (I.I.B.A.) con sede in New York, scomparso all’età di novantotto anni.

Questo approccio considera la mente e il corpo un’unità funzionale, inscindibile, tanto che il suo intervento è costituito da una complessa combinazione di lavoro sul corpo e lavoro psicoanalitico.

Mentre Sigmund Freud poneva l’attenzione alla produzione verbale dei suoi pazienti, Wilhelm Reich descrisse per primo quello che oggi noi chiamiamo il linguaggio del corpo e iniziò, a partire anni “30, a lavorare direttamente sul corpo dei suoi pazienti per scopi eminentemente psicoanalitici.

L’Analisi Bioenergetica, inaugurata da Alexander Lowen, è uno sviluppo di alcune delle teorie e della prassi di W. Reich. Basandosi infatti sulla tesi dell’identità funzionale tra l’atteggiamento fisico di una persona e la struttura del suo Io, Alexander Lowen sottolinea come l’organismo umano funzioni come un tutto organico ed i versanti psichico e somatico sono solo funzioni apparentemente indipendenti ma di fatto strettamente connesse alla funzione energetica globale.

Gli interventi in Analisi Bioenergetica riguardano l’analisi del profondo secondo un approccio innovativo che può procedere partendo sia dal versante psichico, sia da quello corporeo. Questa complessa combinazione di lavoro sul corpo e lavoro analitico costituisce l’essenza di questa impostazione che si riconosce, in generale, nella teoria psicoanalitica freudiana anche se la differenza essenziale con la psicoanalisi è da ricercare nel metodo di trattamento.

L’Analisi Bioenergetica di A. Lowen è capace di focalizzare la sua attenzione sull’integrazione dei processi organici con i fenomeni psichici pervenendo ad una comprensione profonda dei disturbi e allo sviluppo di una metodica analitica elaborata ed efficace. Essere in contatto con il proprio corpo è il principio guida dell’Analisi Bioenergetica.

corpo e depressionePiù una persona è emozionalmente disturbata, più è lontana dal contatto con il proprio corpo. Il lavoro sul corpo diventa, in Analisi Bioenergetica, così un mezzo per accedere ai materiali inconsci profondi sedimentati nel corso dello sviluppo della personalità.

Uno dei vantaggi del lavoro con queste metodiche è che il paziente può fare molto per aiutare se stesso. Prendere contatto con il proprio corpo non è un’attività che si esaurisce in un’ora o in una settimana. Ogni momento della giornata ed ogni movimento danno al paziente l’opportunità di aumentare la propria consapevolezza psicocorporea.

Durante il lavoro analitico, mentre le emozioni represse emergono, i pazienti cominciano a rendersi conto che i loro modelli di comportamento inibiscono la loro spontaneità e agiscono in modo negativo sulla loro creatività e sulla loro auto-espressione. Cominciano a capire che le loro difese sono diventate croniche e, proprio per questo, tendono a sfuggire alla loro consapevolezza. Le difese somatiche, sotto forma di tensioni e inibizioni, agiscono sull’energia disponibile dell’individuo abbassando il suo livello e limitando la capacità di auto espressione genuina nei rapporti.

Per descrivere la personalità dei pazienti depressi, A. Lowen riferisce su alcune difficoltà, tipiche e facilmente riscontrabili. Queste difficoltà riguarderebbero la mancanza di “grounding”, la fatica attraverso la quale esse si rapporterebbero con il loro corpo, la perdita della fede nel Sé. Secondo questo caposcuola, essere in “grounding” significa possedere le basi per essere radicato nella vita reale, cosa che mancherebbe nelle persone depresse.

Il termine inglese “nobody” per indicare “nessuno”, “nessuna persona” o “non sei nessuno”, “non esisti se non sei o se non hai un corpo”, oppure, alla lettera, “nessun corpo” o “senza corpo”, illustra bene il concetto secondo il quale le persone affette da depressione avrebbero perduto il contatto con il corpo, non abiterebbero più il loro corpo.

Quando Lowen afferma, invece, che il paziente depresso ha perso la fede nel sé intende dire che egli non ha più fiducia nella vita e presenta difficoltà di apertura verso di essa e verso il futuro. La fede, per Lowen, è in tal modo configurabile come quel ponte capace di collegare passato e futuro transitando per il presente ed è essenzialmente fede nel Sé. Questo ponte nel depresso sembra essere seriamente danneggiato o, quantomeno, compromesso. E’ il ponte dell’esperienza presente sul quale dovranno essere orientati, allora, gli interventi di psicoterapia. La fede, secondo Lowen, non è solamente fede in Dio o in una religione; per lui

la fede “è anche caratteristica dell’essere: dell’essere in contatto con se stesso, con la vita e con l’universo. È senso di appartenenza alla propria comunità, al proprio paese e alla terra. Soprattutto è il senso di avere “grounding” nel proprio corpo, nella propria umanità e nella propria natura animale. Può essere tutte queste cose insieme perché è una manifestazione della vita, un’espressione della forza vitale che unisce tutti gli esseri (A. Lowen 1980, p.162).

La terapia ha successo quando fa riacquistare all’individuo la fede in se stesso e lo fa divenire una persona autodiretta, diretta dall’interno, dal suo centro.

Negli interventi analitici di bioenergetica partendo dalle sensazioni che provengono dal corpo, dalle emozioni e dai sentimenti in esso depositati, è possibile ristabilirne il contatto perduto e riorientare il soggetto in direzione del Sé, nel fluire esperienziale del tempo.

Viktor Frankl, psichiatra austriaco, sopravvissuto agli orrori dei campi di concentramento della Germania nazista, arrivò alla conclusione che solo gli individui per i quali la vita ancora, nonostante la barbarie, continuava ad avere un senso poterono sopravvivere. Morì chi non ebbe più fede nella vita e nel continuare a lottare di fronte alla tortura, alla crudeltà, al tradimento, alle privazioni e alla degradazione, la vita in questi uomini aveva perso ogni significato.

Antoine de Saint-Exupéry nel suo “Volo di notte”, ha descritto molto bene la situazione di crisi personale nella quale si era venuto a trovare e che poté essere superata grazie alla sua fede nella vita.

Freud si era reso conto che le convinzioni interiori delle persone potevano influenzarne le attività biologiche. Né lui, però, né altri psicoanalisti seguirono questa traccia e restò a W. Reich il compito di mostrare la connessione diretta fra le funzioni corporee e i vissuti emozionali.

Fu questo studioso il primo ad introdurre, nella descrizione della depressione, il termine di “atrofia biopatica” per indicare l’indebolimento dell’apparato vivente fino ad arrivare ad una situazione di collasso energetico. Ogni conflitto psichico avrebbe avuto, secondo questo modello, la sua controparte in un corrispondente disturbo fisico senza esserci separazione tra la sfera psichica e quella somatica; il corpo e la mente venivano ad essere considerati in tal modo due aspetti di un’unica realtà.

corpoedepressione1Se si osserva il corpo di una persona depressa colpisce il fatto della sua scarsa vitalità. Il suo atteggiamento è caratterizzato da difficoltà nel consapevolizzare le limitazioni imposte dalle proprie rigidità muscolari, la motilità e la respirazione sono fortemente ridotte. Queste persone tendono ad identificarsi nel proprio Io piuttosto che nel loro corpo; si identificano più nella volontà e nella immaginazione che nel vivere pulsante del presente.

La vita del corpo che è vita nel presente, è respinta ed è avvertita come irrilevante o come dolorosa e piena di sofferenze. Lowen, per esplicitare il problema depressivo, paragona la depressione alla perdita di aria che può verificarsi in un pallone che sia gonfio. Di fatto, riferisce, è la carica energetica che si muove all’interno di un corpo che conferisce a quel corpo energia e motilità. Un organismo dotato di poca energia possiede un minor livello di eccitazione interna, si muove con fatica, è meno desto e meno pronto nel rispondere alle richieste dell’ambiente.

Nelle persone depresse questa carica è presente in maniera limitata e si assiste ad un impoverimento nella capacità del loro sentire interiore e ad una corrispondente perdita di motilità. Esse hanno imparato a reprimere i sentimenti allo scopo di eliminare il dolore. Possiamo parlare pertanto di depressione come di un collasso interno.

La depressione è “morire dentro”, emotivamente e psicologicamente, e questo spiega perché essa è spesso accompagnata da pensieri, azioni o sentimenti suicidi.

Il suicidio secondo Lowen, è l’atto consapevole dell’Io che si rivolta contro il corpo per non essere stato all’altezza dell’immagine che l’Io stesso si era fatta di lui, è l’ultimo atto di aggressione di un Io alterato e onnipotente che non è riuscito ad esprimere i suoi sentimenti veri.

Freud in “Lutto e melanconia” riferisce che vi è una relazione significativa tra depressione, suicidio e repressione dell’ostilità e che questa relazione non deve essere trascurata se si vogliono comprendere in modo approfondito le dinamiche interne dell’individuo depresso.

Secondo Freud, nel lutto è il mondo a diventare povero e vuoto, mentre nella melanconia è l’Io stesso ad essere povero e vuoto. Più tardi, la figlia Anna ebbe modo di verificare come gravi privazioni affettive subite durante la prima infanzia, riattivate durante l’adolescenza, potessero portare perfino al rischio di suicidio che è sempre da intendersi come rinuncia dell’Io alla conservazione di sé. Da sottolineare che in questi ultimi anni il suicidio è in aumento ed è la seconda causa di morte fra gli adolescenti.

Se inoltre possiamo considerare le attuali piaghe sociali rappresentate dall’alcolismo e dalla tossicodipendenza quali comportamenti reattivi al senso di disperazione a cui la depressione espone, siamo anche in grado di comprendere l’alto valore di patogenicità presente nella depressione.

Secondo Luigi Pavan, psichiatra italiano, intervistato recentemente da Stefano Lorenzetto (“Il Giornale” 21.07.02), i suicidi oggi non aumenterebbero per un rapporto conflittuale con i genitori, bensì, ancora più grave, per colpa di relazioni estremamente povere di comunicazione.

Karl Abraham, dopo anni di studi psicoanalitici, ritenne che la depressione fosse dovuta alla contemporanea presenza di sentimenti ambivalenti di amore e di odio; in particolare, l’odio non ammesso e rimosso, non elaborato e metabolizzato, poteva essere rivolto, come il sentimento di colpa, all’interno, contro il Sé determinando la depressione.

Secondo il modello loweniano, l’espressione del disappunto, dell’ostilità, della rabbia per una perdita avvenuta è utile all’individuo per elaborare in modo appropriato la sua condizione interiore di sofferenza e di lutto. Nei pazienti depressi spesso troviamo che essa viene razionalizzata. “A cosa serve protestare se nulla potrà cambiare?”, riferiscono questi pazienti nelle sedute.

Come ben sappiamo l’elaborazione del lutto non ha questo scopo, essa non può cambiare una condizione esterna reale. Elaborare un lutto o una condizione di sofferenza estrema è concedersi l’espressione di un sentimento che potrà consentire alla vita di procedere.

Se l’espressione di questi sentimenti viene trattenuta, il flusso della vita subirà tensioni e limitazioni che potranno portare l’individuo alla depressione. Attraverso metodiche psicocorporee sarà possibile rendere consapevole il paziente di come il suo vissuto depressivo influenzi la personalità nella sua totalità.

Questa operazione di “contatto con se stessi”, molto delicata dal farsi, può essere non esente da dolore psichico poiché suscita sentimenti e sensazioni che erano state represse perché diventate insopportabili.

Il problema terapeutico nella relazione con questi pazienti sta nel ristabilire in loro la progettualità esistenziale e far sviluppare la capacità di provare piacere, compito non facile dato che queste persone sono sì affamate di piacere ma non in grado, spesso, di percepire tale fame.

Lavorare sul corpo facilita il ricordo delle memorie rimosse e dei sentimenti repressi.

Caso clinico di Antonietta

di Alfredo Ferrajoli

Psicologo-Psicoterapeuta Specialista in Medicina Psicosomatica Specialista in Analisi Bioenergetica Diploma di Alta Formazione in Psicoterapia Psicoanalitica Responsabile del Settore di Psicologia dello sviluppo e di Psicologia scolastica A.P. S.I.M.P. (Associazione Psicoterapeuti della Società Italiana di Medicina Psicosomatica)

RIASSUNTO

Questo lavoro riferisce sul tema “depressione” in un’ottica di interpretazione psicodinamica secondo il modello di riferimento analitico bioenergetico messo a punto da Alexander Lowen recentemente scomparso all’età di novantotto anni. Tale approccio considera la mente e il corpo una unità funzionale tanto che il suo intervento è costituito da una complessa combinazione di lavoro sul corpo e lavoro psicoanalitico. In questo articolo vengono riferiti i nuclei fondamentali di questa metodica analitica anche in riferimento alla sua storia e al suo sviluppo, viene presentato, inoltre, un caso clinico di mia osservazione trattato con alcune procedure proprie dell’analisi bioenergetica.

SUMMARY

This work deals with “depression”, based on Alexander Lowen’s method on bio-energetic analysis. This approach considers the mind and body as a whole functional unit, in fact there is a dual treatment: body treatment and psychoanalytic treatment. The article reports the fundamental elements of this method, its history and development. It also presents one of my clinical cases, treated according to bio-energetic analysis.

KEY WORDS

Depression, bio-energetic analysis, body treatment and psychoanalytic treatment, grounding, bio-pathic atrophy, breathing and psychic pain, to surrender to the body.

BIBLIOGRAFIA

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Gestire Risorse Umane - Le Persone che fanno la Differenza


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