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Corpo-mente: 8 tecniche psico-corporee per migliorare le performance

Da Genna78
Corpo-mente: 8 tecniche psico-corporee per migliorare le performance
Ciao,
ti piacerebbe diventare più assertivo, più creativo
ed anche più bravo a gestire la tua forma fisica?
Oggi parleremo di queste tematiche tirando ancora
una volta in ballo l'incredibile interconnessione che
esiste fra mente e corpo. E lo faremo descrivendo
8 posizioni fisiche che ti aiutano a migliorare le
tue performance in diversi campi... esatto il tema
è ancora una sorta di “come se” come nella
puntata 26 del podcast...
Sei riuscito ad ascoltarlo? Si tratta dell'ennesima
carrellata di consigli per mettere sotto i riflettori la
connessione fra mente e corpo. Ciò che desidero
non è avere una valigia sterminata di strumenti che
attivino determinate risorse (anche se non farebbe
male;)) ma che tu diventi sempre più consapevole
di questa interazione. E quando dico “consapevole”
non intendo “cosciente” ma semplicemente
riuscire a notare questo collegamento.
Si ok, adesso dovrei parlarti per mezz'ora di questa
differenza fra cosciente e consapevole, ma ormai
credo che tu la conosca ;) Una delle piaghe del
nostro tempo moderno è quella collegata al nostro
concetto di corpo. Immagina di essere in aula con
me, e che io chieda al pubblico se qualcuno ha una
penna da prestarmi. Magari ti alzi proprio tu e mi
porgi la tua penna. Allora potrei chiederti:
“La penna è tua?” e la risposta sarebbe ovvia...”si
certo che è mia”. Bene, allora il tuo corpo? “anche
quello è mio”, la maggior parte della gente mi ha
risposto così. Allora continuerei dicendo “bene,
allora fammi un piacere, lascia anche la tua testa
qui sul tavolo”. Ovviamente mi guarderesti come
se fossi un pazzo e mi diresti che “non puoi
lasciarmi la tua testa e tornare al posto”.
Qualche simpaticone prova a staccarsela ma per
fortuna nessuno ci riesce ;) Allora ti chiederei “ok,
perché non puoi lasciare qui la tua testa?” e di
nuovo la risposta sarebbe ovvia: “perché non
posso staccarla dal corpo e se lo facessi molto
probabilmente morirei”. “Allora perché non mi
lasci la tua mano?”...ecco questo sarebbe già
un po' più fattibile, dopotutto se ti stacchi una
mano non muori, sempre se hai accanto un po'
di personale medico che fermi l'emorragia.
La vera risposta a questa domanda nasce da una
attenta analisi del linguaggio. Non puoi lasciare
qui la tua testa perché tu non HAI una testa o una
mano tu SEI la tua testa e la tua mano. Bello vero?
Sembra così scontato quando lo dico ma pochi si
mettono realmente a pensare alle implicazioni di
questo modo di vedere il corpo. Come qualcosa
che possiedi, come un oggetto, che potrebbe
anche non andarti bene...
...e allora giù con tutte le problematiche che oggi
questo modo di vedere il corpo sta creando. Così
anche lo stesso concetto di proprietà, in un mondo
fatto di consumatori, ci trasforma in oggetti con
tutte le sue ripercussioni sulla nostra psicologia
e sul nostro modo di vederci e percepirci. La tua
testa sei tu, le tue mani sei tu, il tuo corpo sei tu,
insomma è una questione di “essere” e non
di “avere”.
Ormai da decenni si parla di coscienza incarnata
di emboided cognition, di “simulazioni incarnate”.
Sempre con questo termine che fa riferimento al
corpo e alla carne, ma che nulla hanno a che
vedere con concetti religiosi. Incarnato significa
“dentro la carne”, che a noi sembra così lontana
tanto che quando vediamo come siamo fatti
dentro inorridiamo...e purtroppo a volte anche
come siamo fatti fuori...
...prendere coscienza del tuo corpo e di questo
silenzioso ma inevitabile incorporamento della
mente è una delle sfide del “conosci te stesso”
moderno. Di quella esplorazione che da secoli
con ogni tipo di modalità cerchiamo di fare,
mi riferisco alla esplorazione del continente
più misterioso, la nostra coscienza, il nostro
modo di “vederci” e quindi di “vedere”.
Dalle antiche discipline corporee come lo Yoga
passando per la meditazione e arrivando alle
metodologie psico-corporee più moderne, da
sempre il corpo entra a far parte del processo
di crescita personale. Se ricordi, da poco ti
ho mostrato il risultato di uno studio sulla
mappa somatica delle emozioni e quanto
questa fosse pressoché universale.
Si è vero, non ti ho parlato quasi del podcast
perché credo che tu possa ascoltarlo ogni
volta che vuoi. Invece, sono certo, che poche
persone arriveranno a leggere tutte queste
riflessioni (apparentemente) poco pertinenti.
Se non vogliamo far diventare il frutto di
queste ricerche delle “tecniche superficiali”
e poco “importanti”...
...dobbiamo (secondo me) dargli un substrato
concettuale “per renderlo più profondo”. Senza
questo sostegno, quello di vedere ognuno degli
esercizi descritti nell'audio come un'opportunità
per diventare maggiormente consapevoli della
interazione fra mente e corpo, questi consigli
servirebbero davvero a poco... se non a far
crescere le schiere di saputelli sul linguaggio
non verbale.
Piccola nota per i curiosi: spesso mi chiedono
se questi concetti hanno a che fare con le teorie
psico-corporee di Reich e Lowen, la risposta è
si e no. Nel senso che Reich è stato di certo il
pioniere del collegamento mente-corpo di ciò
che chiamiamo anche psico-somatica ma non
amo moltissimo l'approccio pratico. Compresi
anche concetti più interessanti come l'
“armatura caratteriale”...
...per quanto affascinanti credo che anche puntare
il dito sul “corpo” sia una specie di materialismo
psichico. Nel senso di dare un substrato organico
a tutti i costi al nostro psichismo...si ci sta perché
noi siamo anche corpo ma forse siamo anche
cuore e cervello. A questo link troverai l'articolo
originale di Jeremy Dean e ad ogni punti ci
trovi i link agli studi citati nel podcast.
Come sempre fammi sapere che cosa ne pensi
lasciando un commento qui sotto e se ti è
piaciuto il post clicca su mi piace ed aiutami
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A presto
Genna  


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