Corre, corre la locomotiva: produrre per consumare o consumare per produrre?

Creato il 05 luglio 2012 da Federbernardini53 @FedeBernardini

Molti anni fa, Domenico Parisi, allora docente di Psicolinguistica alla Sapienza, rispondendo a una mia domanda provocatoria, mi disse che l’Economia no, non è una scienza. Ha troppe varianti imprevedibili. Basta un evento naturale (indotto magari dalla nostra dissennata gestione dell’ambiente) o un repentino cambiamento di regime in un punto “sensibile” del Globo, per produrre un “Effetto farfalla” le cui conseguenze vanno a ricadere su tutti.

Eppure non si può dire che l’Economia non abbia le sue leggi; le ha eccome e sono leggi tiranniche, al cospetto delle quali anche la politica si deve inchinare.

In un’epoca di “Globalizzazione” è quasi impensabile che un singolo paese, anche animato dalle migliori intenzioni, possa rifiutarle, per seguire una via autonoma e alternativa che lo porterebbe rapidamente alla rovina.

Ormai viaggiamo trainati da una locomotiva senza più conducente, col pilota automatico, ed è molto probabile che, se non noi, i nostri figli o i nostri nipoti siano destinati ad essere vittime di uno degli schianti più rovinosi della storia.

I presupposti ci sono tutti: lo sfruttamento dissennato delle risorse, lo scarso impegno nella ricerca di fonti energetiche alternative e sicure, il degrado ambientale, il virus della speculazione finanziaria, il perseguimento di una crescita produttiva fine a se stessa e non più rispondente alle reali esigenze della collettività ( altra cosa sono le esigenze del “mercato“).

Insomma, contrariamente a quanto è sempre avvenuto nel passato, oggi non si produce più per consumare ma si consuma per produrre. Una logica perversa che ci rende non più padroni ma schiavi.

E’ evidente che questa crescita esponenziale, indispensabile al mantenimento del sistema, dovrà prima o poi arrestarsi e non per una libera scelta ma per necessità, per esaurimento. E saranno guai, perché non ci arresteremo con una progressiva frenata ma, appunto, con uno schianto.

Se esistano rimedi io non lo so. Qualcuno, come Massimo Fini, ci indica la via dell’utopia. Basta andare avanti! Per salvarci dobbiamo tornare indietro e rinunciare a tutti quei beni e a tutti quegli agi che non rispondono alle nostre reali esigenze ma a bisogni fittizi e indotti da questo inesorabile sistema.

Insomma, ritiriamoci in campagna, con qualche acro di terra da coltivare e due caprette da mungere, pronti a esultare ogni qualvolta ci verrà annunciato il calo di un punto del P.I.L.

Sarebbe auspicabile, anche dal mio punto di vista, ma è un’utopia, appunto. A chi l’andiamo a chiedere di rinunciare all’ultimo modello di automobile, all’ultimissimo modello di cellulare o di computer che ti fa anche il caffè e ti gratta la schiena in caso di prurito?

Ci riderebbero in faccia. Rassegniamoci, non c’è niente da fare! Fa parte della natura umana e chi, com’è avvenuto in passato, non sapesse o volesse tenerne conto, proponendoci la ricetta di un mondo perfetto, non farebbe altro che riportare l’inferno sulla terra, come sanno bene coloro che hanno vissuto sotto i regimi comunisti.

Finirà un ciclo e ne comincerà un altro e non c’è da sperare che l‘Umanità possa far tesoro delle esperienze passate, se non a causa di mutazioni antropologiche imprevedibili, tali da incidere profondamente sulla nostra natura.

Del resto se, nonostante tutto, Iddio non si è ancora deciso a punirci con un secondo Diluvio Universale è proprio perché il primo non è servito a nulla.

Federico Bernardini

Illustrazioni: La locomotiva Salamanca di John Blenkinsop, fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Loko_Salamanca.png

Pecore, fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Flock_of_sheep.jpg



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