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Massimo Fini: la Terribile Esistenza di Friedrich Nietzsche

Creato il 27 marzo 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Massimo Fini: la Terribile Esistenza di Friedrich Nietzsche

Quando fanciullo rubavo tempo ai professori che a loro volta rubavano soldi allo Stato, mi incartavo sempre nel ripetere pappagallescamente le biografie degli scrittori. Non era la memoria a darmi problemi (mai fatto confusione con avvenimenti e date storiche, in compenso non ricordo un compleanno dal glorioso 1985), quanto la floscia didattica scolastica che impone agli studenti delle superiori di apprendere la vita di un autore alla stregua dell'annalistica greca. Un po' per reazione, un po' per indole, una volta terminata l'obbligatorietà accademica mai più nelle mie frequenti escursioni nel mondo della narrativa mi sono interessato a resoconti biografici. Per non correre il rischio che questa posizione scivolasse in un fascinoso dogmatismo da esibire in serate ricche di chiacchiere e birra, mi sono recentemente imposto la lettura di Nietzsche - L'apolide dell'esistenza (Marsilio Editori).

Il libro è stato scritto da Massimo Fini, giornalista autodefinitosi ribelle, attivo polemista e primo estensore di un Manifesto dell'antimodernità poco moderno a partire già dalla scelta della modalità novecentesca di presentazione. La biografia in questione analizza nello specifico la vita di uno dei più importanti pensatori di tutti i tempi: Friedrich Wilhelm Nietzsche. Fini elenca nell' Introduzione motivi e finalità di questa scelta apparentemente ostica: da un lato la volontà di divulgare al grande pubblico la prima vera biografia del filosofo tedesco (quelle esistenti le derubrica a sorpassati documenti d'epoca lutulenti d'esegesi), dall'altro smitizzare il pensatore dalla sua aura di divinità dionisiaca e narrare il suo lato umano, troppo umano. Come scrive egli stesso: "In fondo per sapere chi fosse l'uomo Nietzsche basterebbe leggere in controluce la sua opera: è tutto il contrario di ciò che scrive, di quello che vorrebbe essere e non è". Questa chiave di lettura è ripetuta con insistenza più volte all'interno della narrazione, come a voler rimarcare a tutti i costi il distacco critico dalla figura che ha generato orde di discepoli equivoci.

Fini naturalmente smonta l'assurdità della lettura nazista ma riserva altrettanto se non maggiore acrimonia al tentativo di fare del filosofo tedesco un passe-partout buono per sistemi di pensiero alla ricerca di una legittimazione alta. Questa freddezza entomologa sfocia però a tratti in un bullismo psicologico con cui il moderno e smaliziato giornalista d'assalto guarda all'oggetto d'interesse. Nietzsche viene infatti ritratto con termini e locuzioni spesso aggressive, denigratorie, alla maniera di un nerd ante litteram da sbeffeggiare al bar con gli amici mentre si guardano le donne che un "posapiano" come lui non conobbe mai carnalmente nella propria vita. Così, oltre alla tesi della sua impotenza sessuale viene anche ripresentata quella della sua presunta omosessualità. Tutto rigorosamente documentato, per carità (anche se l'approccio alle fonti è ambivalente: la sorella Elisabeth è affidabile quando si tratta di ricalcare la goffaggine amorosa di Nietzsche e al contempo nel capitolo finale viene sottolineata la sua pacchiana mistificazione biografica), ma questa continua voglia di disseppellire scheletri che la verità ufficiale nasconde porta a risultati più dicotomici del carattere nicciano.

La prosa di Fini alterna una sintassi cristallina e di simpatica comprensione a un lessico che non rinuncia a qualche trivialità gratuita. Così nella stessa frase, ad esempio, il giornalista lombardo riesce ad accostare il letterario aggettivo "onusta" al popolaresco "scalcagnato". Nel capitolo Nietzsche, Richard & Cosima lo scrittore svela le fortuite cause della reale apolidìa del filosofo tedesco. In questa sezione ampio spazio viene dato ai rapporti tra i coniugi Wagner e quello che al tempo di questa conoscenza era l'enfant prodige del mondo accademico tedesco. Anche qui Fini discetta con un po' di supponenza psicanalitica sull'opportunismo del "caciarone" musicista e dell'algida moglie nei confronti del troppo compiacente professore di filologia classica all'Università di Basilea. Di un borderline come Wagner vengono sottolineate anche tutte le nefandezze private, fattore che fa tracimare questa sezione nel sensazionalismo mondano. I toni restano volutamente provocatori: Nietzsche a volte veniva trattato come un galoppino, altre veniva umiliato pubblicamente a causa della sua incredibile ingenuità. Similari toni gossippari assumono certi stralci del capitolo E con le donne, niente dove nessuna delle avventure fallite del pensatore ci viene risparmiata, accompagnate dal solito corredo sprezzante di opinioni di chi invece le femmine sa conquistarle.


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