Che poi, alla fine, se c'è un'altra cosa che mi ha salvato la vita, a parte Valeria e a parte la Musica, quella è stata la corsa. Non l'idea di sport come socializzazione, di sport come maturazione, di sport come gioco... Tutte cazzate un po' "scoutiste" che vanno di moda oggi. No.
Parlo di quando sei un adolescente incazzato col mondo. Di quando, se c'hai il fisico, metti i guantoni e ti metti a picchiare qualcuno su di un ring, se non per strada.
Io il fisico non ce l'avevo. Tutt'al più potevo mettere un paio di scarpette e correre all'infinito, sino a quando le gambe diventavano pesantissime ed i polmoni mi scoppiavano, consumando le ginocchia sul pavé e l'asfalto di una città grigia ed inquinata.
Correre senza sapere dove, correre più forte che potevo.
Che quando corri non c'è nessuno a passarti una palla. Nessuno a dirti quello che devi fare.
Nessuno corre per guardarsi intorno ed ammirare il paesaggio. Hai sempre un cazzo di cronometro in testa, perché devi sempre far meglio di ieri, meglio che puoi. Non ne puoi fare a meno: corri perché stai scappando da qualcuno o stai inseguendo qualcosa. Qualcuno o qualcosa che non sai.
Ecco perché non potrò mai essere buddista. Perché sotto ad una montagna non mi ci viene proprio di mettermi a meditare. Mi viene da salirci in cima più velocemente possibile.
La vita come una corsa contro il tempo.
Non riesco a far diversamente.