Chi è passato dal proprio edicolante di fiducia o chi ha aperto questa mattina il sito web l’ha già scoperto: il Corriere della Sera non sarà in edicola oggi, venerdì primo ottobre, e domani, sabato due ottobre, e nelle stesse due giornate Corriere.it non verrà aggiornato. L’assemblea dei giornalisti ha infatti votato due giorni di sciopero immediato e ha consegnato al Comitato di redazione una proposta di ulteriori cinque giorni di mobilitazione “per rispondere all’attacco che il direttore ha mosso contro le tutele e le regole che garantiscono la libertà del loro lavoro e, di conseguenza, l’indipendenza dell’informazione che il giornale fornisce“.
In realtà, come si evince dalla lettera del direttore stesso, pare che le cose vadano un po’ diversamente da quanto prospettato dalla redazione.
«Non è più accettabile – scrive Ferruccio de Bortoli – che parte della redazione non lavori per il web o che si pretenda per questo una speciale remunerazione. Non è più accettabile che perduri la norma che prevede il consenso dell’interessato a ogni spostamento, a parità di mansione [...] e non è più accettabile che i colleghi delle testate locali non possano scrivere per l’edizione nazionale, mentre lo possono tranquillamente fare professionisti con contratti magari per giornali concorrenti. Non è più accettabile l’atteggiamento, di sufficienza e sospetto, con cui parte della redazione ha accolto l’affermazione e il successo della web tv. Non è più accettabile, e nemmeno possibile, che l’edizione iPad non preveda il contributo di alcun giornalista professionista dell’edizione cartacea del Corriere della Sera. Non è più accettabile la riluttanza con la quale si accolgono programmi di formazione alle nuove tecnologie. Non è più accettabile, anzi è preoccupante, il muro che è stato eretto nei confronti del coinvolgimento di giovani colleghi. Non è più accettabile una visione così gretta e corporativa di una professione che ogni giorno fa le pulci, e giustamente, alle inefficienze e alle inadeguatezze di tutto il resto del mondo dell’impresa e del lavoro».
Il quadro che ne emerge è un tantino sconfortante: paura dell’innovazione, difesa degli interessi maturati nel tempo, coltivazione del proprio cortile, nessuna lungimiranza rispetto alle prospettive del giornalismo italiano e mondiale. Purtroppo il fumoso comunicato del CdR non spiega a dovere i nodi della questione e non permette di prendere in considerazione tutti i punti di vista sulla vicenda che – con le poche informazioni disponibili, provenienti per altro (va detto) dalla sola campana della direzione – appare come uno sciagurato suicidio e una strenua quanto inutile resistenza al cambiamento.
Non si sa quanti e quali interessi ci siano in ballo, da una parte e dall’altra, né si può al momento verificare se la presa in carico di lavoro orientato ai contenuti sul web (sito+applicazioni), che De Bortoli pretende d’ora in poi dal suo “parco giornalisti”, sia intesa come un extra (nel qual caso la protesta della redazione potrebbe avere un giusto fondamento) o come una parziale modifica delle mansioni attuali: in quest’ultimo caso, però, il rifiuto di confrontarsi con le nuove tecnologie appare come un preannuncio di sventura per quello che è ancora oggi il maggior quotidiano italiano in circolazione.