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Corsi del Cazzo e fulmini Gioviali.

Creato il 23 novembre 2013 da Vilipendio
Corsi del Cazzo e fulmini Gioviali.
1.
“Il problema è quando il maschio non sa liberarsi dalla schiavitù dei pornelli”, disse Special Guest mentre guidava la sua utilitaria.
Stava argomentato per l'ennesima volta la sua Idea. Quella che doveva salvarlo da una vita di vuoto funzionamento meccanico. A scoltarlo, anche questa volta, Kitty. La donna per cui da sempre spasimava.
Kitty si era maledetta appena partiti, a bordo di quel rottame di cui si vergognava.
Fuori, il potenziale osservatore. Col suo carico di sottostima per una, pure notevole, che doveva avere qualche rogna, se si faceva scarrozzare da uno così, dentro una macchina così.
Dentro, il solito interminabile discorso.
Tanto per farti un quadro. Special era uno che da piccolo era convinto che la sua era la lingua universale. Andava pure bene, che a scuola gliene facessero studiare altre. Doveva essere una specie di gioco. Tipo i messaggi cifrati, o i codici segreti.
Solo una volta, stupito dal suo stesso dubbio, chiese alla maestra “Ma la nostra lingua è la più importante di tutte, non è vero?”. E alla sua risposta perplessa (“Beh, è molto importante, se pensi solo a tutti quei poeti, quei musicisti, quei grandi uomini che abbiamo avuto nel passato...”) si annoiò subito pensando che quella manco aveva capito cosa le avesse chiesto. Se la gente che aveva intorno era tanto rimbambita certo non poteva sbagliarsi lui.
Quindi, era da una mezz'ora che Special parlava e parlava.
La sua idea riguardava il successo. Il benessere economico. L'indipendenza dai fastidi quotidiani. Il poter smettere finalmente di fare un lavoro in cui riusciva piuttosto bene; ma che a suo dire non gli dava una voglia sufficiente ad alzarsi dal letto la mattina.
Special era uno psicologo, uno psicologo del lavoro. Lavorava per una multinazionale, ed era il migliore dei suoi colleghi nelle valutazioni attitudinali dei candidati per un'assunzione.
Non gli sfuggiva nulla. Tensioni dietro i sorrisi di facciata, irritabilità latenti, sfiducia di sé, incapacità relazionali. Il suo forte era cogliere il giusto equilibrio tra una sana voglia di emergere, foriera di produttività, e il non essere capace di tirare colpi bassi, cosa buona e giusta a prescindere, e particolarmente apprezzata dai suoi capi.
I neoassunti approvati da lui s'infilavano nei tasselli vuoti del personale. Lo facevano così: normalmente. Come ingranaggi da sempre esistiti. Special era stimato dai suoi superiori, ammirato e imitato dai suoi colleghi, e adorato dai suoi nuovi assunti.
Lui lo sapeva, e ne era contento. Aveva un buono stipendio, poteva permettersi ciò che desiderava (non un'auto migliore, evidentemente). E quando ai party gli chiedevano cosa facesse, aveva una risposta dignitosa pronta per l'uso.
Ma la sua vita era quella? dare buone risposte? e buone per chi?
Certo non per lui.
Lui erano anni, forse era da sempre, da quando era ragazzo, che aveva un sogno da realizzare.
Parlarne, era il suo modo di realizzarlo. Parlarne a Kitty e cercare di coinvolgerla nel suo progetto era poi il massimo del divertimento.
Ogni tanto, lei provava a cambiare discorso. Ma Special non deviava mai. “Ho un tumore”, a un certo punto faceva lei, stizzita. “Molti ne hanno uno”, rispondeva lui, sicuro del suo umorismo.
“Ma che cazzo dici”, rispondeva Kitty 'Sync' Hulah.
2.
Corsi del Cazzo e fulmini Gioviali.Kitty 'Sync'. Il soprannome se l'era guadagnato col suo lavoro in sala doppiaggio. Sincronizzazioni audio/video, turni interminabili.
Quel 'Sync' aveva fatto presa subito, e non solo per questioni professionali. Kitty era una sincronizzata con la realtà in generale. Una coi piedi per terra. Capiva al volo le situazioni, riconosceva a naso i millantatori. Sentiva a pelle se la si voleva fregare, o se le situazioni in cui poteva ficcarsi erano più grandi di lei.
Per questo aveva colto le incongruenze di Special fin dall'inizio. Che invece era un dissociato, colla vita quotidiana da una parte e le aspirazioni oniriche dall'altra. Uno così, Kitty non se lo sarebbe cagato mai. Ma in qualche modo, con l'intensità dei suoi entusiasmi, Special la stupiva sempre. Precari e innumerevoli, ma sempre tutti veri. Non lo fossero stati, Kitty lo avrebbe colto subito. Lei di solito ne provava pochi, di veri entusiasmi.
Quindi non riusciva a tagliare completamente i contatti.
Special Guest d'altra parte vedeva in Kitty una ragazza bellissima – incredibile quant'era bella – ma troppo appiattita sulla realtà. Questo lo faceva dubitare che avesse la fantasia che invece pretendeva in una donna da desiderare. Però era affascinato dalle sue capacità sincroniche.
Lei vedeva e ascoltava, e infallibilmente valutava. Lui si rendeva conto delle cose solo molto dopo che erano successe, e continuava a rimuginarci su per anni, a volte. Perdendone altre nel quotidiano, e alimentando la sua incapacità di vivere il presente.
'Se avessi quella sua dote, quella concretezza ottusa ma indispensabile e geniale, in qualche modo. Potrei risparmiare un mucchio di tempo. Allora davvero non mi fermerebbe nessuno'.
Era consapevole del suo problema. Aveva letto un mucchio di quei libri motivazionali (era un lettore compulsivo e distratto). Biasimava quel ripetervi slogan, tecniche di autolavaggio del cervello buone solo per i ciccioni americani. Ma di tanto in tanto vi trovava spunti interessanti. Una volta aveva letto che per abituarsi a saper scegliere e decidere bisogna iniziare a farlo fin dalle piccole cose quotidiane. Uno dovrebbe allenarsi a chiedersi ogni volta: 'cosa mi va di fare, adesso?', oppure: 'cosa mi va di cucinarmi?'. Oppure, su un altro rilevavano che anche gli animali più piccoli e meno dotati si mettono da parte le provviste per l'inverno, non appena l'istinto gli dice di farlo. Si sotterrano il cibo in avanzo quando non ne hanno più bisogno, invece di rimpinzarsene subito come tende a fare l'uomo. Così; senza dubitarne o farsi prendere dalla pigrizia.
Ciononostante, egli era atterrito dalle cose concrete. Non puliva mai casa, perché la lotta contro le molteplici insidie dello sporco gli sembrava vana. Lo sporco ritornava. Ogni volta. Solo quando la situazione stava per sfuggirgli di mano veramente, si rassegnava e si metteva al lavoro. E in più giorni la sua casa diventava effettivamente uno specchio ineccepibile. Per poi tornare inesorabile nelle condizioni di prima. Non sapeva pianificare niente, di sé. Anche per questa qualità, Kitty lo affascinava da sempre.
Quindi a distanza si attiravano, respingendosi da vicino. Poli opposti, ma del tutto fuori da ogni magnetismo. A Kitty non mancavano gli uomini. A Special le donne non sarebbero mancate, se non si fosse sempre ficcato in attrazioni per storie inconciliabili con le sigenze altrui e sue, per distrazione o calcolo.
Come la storia che cercava da un pezzo con Kitty.
3.
Intanto il monotergicristallo ballava avanti e indietro. Conoscendoti, ti eri prefigurato scenari assolati di certo. Rettilinei americani sabbia e cactus. Roba della Motown, dalla radio.
Invece pioveva, anche se poco. E, lasciata in pace dalla tua concentrazione petulante, Kitty si era lasciata addormentare.
Accortosene, Special aveva ceduto al moto ipnotico della spazzola sul vetro. Sinistra, destra - pausa. Sinistra, destra - pausa. Velocità al minimo, perché non pioveva molto. Le oscillazioni erano sonore, oltre che visibili, perché producevano un rumore. Regolare e costante. Era curioso come producevano una nota che si acuiva all'andata, e scendeva al ritorno.
Quindi Special, cedendo a uno dei suoi vizi, aveva iniziato a nagrammare le targhe delle automobili. Deprimendosi se non contenevano vocali, esaltandosi se ne avevano. Quando poi ce n'erano addirittura un paio, allora tutto allegro iniziava a trarne fruttuosi anagrammi. Una volta, da due vocali e due consonanti, era riuscito a riscontrare un senso compiuto in dodici delle sedici combinazioni che il calcolo combinatorio c'insegna essere possibili in una parola di quattro lettere: 'due alla quarta'.
Altre volte, contava le linee che dividevano l'asfalto in due corsie. A gruppi di cinque. Ogni cento premeva più forte una delle sue dieci dita contro il volante. Ogni decina di dita, fischiettava uno dei dodici semitoni della scala cromatica. Ogni ottava portata a termine, aveva diritto di accendersi una sigaretta. O che so, scendere a sgranchirsi le gambe. Farsi un caffè.
Poi diventava triste, e pensava a quanto tutto quel tempo fosse stato improduttivo. Se solo avesse pensato a pianificare meglio la sua Idea, invece. Ma il clima era sempre così brutto. Tutte quelle pioggerelline. Special era sicuro che se ci fosse stato il sole, allora sarebbe stato abbastanza allegro per farlo. O se solo avesse piovuto più forte! le spazzole non sarebbero state al minimo, con tutte quelle pause maledette, e a velocità maggiori avrebbero esercitato meno suggestioni ipnotiche, lasciandogli intatta la coscienza.
Inutile dire quanto, una volta a casa, perdesse tempo in solitari al computer. Che ricominciava ogni volta in cerca di quello perfetto, non riuscendo mai a portarne a termine uno. E buttando così pomeriggi interi, la maggior parte di quei rari momenti in cui non era al lavoro o alle prese con le incombenze della vita quotidiana.
4.
Corsi del Cazzo e fulmini Gioviali.
“Siamo arrivati?”
“Ancora no. Ben alzata! Ti metto su il caffè? o vuoi girarti dall'altra parte e dormire un altro po'? Ehi! Finalmente capita che mi ti svegli accanto! Era ora che succedesse, arf arf”.
“Cretino. Non posso credere di stare a ccompagnarti. Non mi sono fatta nemmeno promettere niente, in cambio. Non riesco a ricostruire la catena di eventi che mi ha portato a una decisione così scellerata”.
“Niente catena, baby. Eri libera di decidere. È che tu sai che la mia Idea vince. Anche se non lo ammetti. Non puoi chiamarti fuori del tutto, o quantomeno vuoi esserci per vedere come va a finire. Non saresti qui, se fossi certa che la mia Idea non vince”.
“Io non posso chiamarmi fuori perché sono fuori. E lo sono in tutti i sensi, fuori. Dovevo essere davvero fuori di testa per prometterti di venire con te su questa macchina scassata, a parlare con quel tipo. Un Corso di Sesso. Una Scuola di Sesso. E allora, perché no un corso di Sonno? o di Sfamarsi? o di Pisciare?
In un paese bigotto come questo, poi.”
“Uau baby, ottime idee anche queste. Chi dorme più, di questi tempi? chi riesce a mangiare senza ingozzarsi, solo per sfamarsi? C'è abbastanza roba da aprirci un franchising. Ma prima, il Sesso.”
“Questa è l'unica cosa su cui siamo d'accordo, io e te. Il sesso prima. Ma facendolo, e non rincorrendolo. Sperando pure di farcisi pagare. L'idea che credi di avere solo tu, ce l'ha avuta prima di te quella puttana di Eva, maledetta! Quanto vorrei essere rimasta a casa.”
“Ti sbagli. Se fosse come dici, nessuno avrebbe problemi sessuali dalla notte dei tempi, visto che lo chiamano il mestiere più antico del mondo non a caso. Uno non si rivolge a una prostituta per migliorare, ma per sfogarsi. E appena finito, se ne va tutto vergognoso senza elaborare, e senza aver imparato niente. E come potrebbe? nella vita reale uno non copre le proprie ignoranze sessuali con un compenso”.
“Non parlarmi di vita reale, tu. Proprio tu! Di vita Reale non ne sapresti un cazzo neanche se tua madre fosse la regina Elisabetta. La gente nella realtà scopa, scopa quando e quanto tu non arriveresti mai a immaginare, e non si masturba il pene e le cervella come fai tu dalla mattina alla sera”.
“Ah, sì? Allora sembrerei avere una clientela a dir poco cospicua. Cara mia, se tu fossi un imprenditore non mi metteresti alla porta tanto precipitosamente, in questo caso.
Ma devi ammettere che questa è la seconda cosa su cui io e te siamo d'accordo oggi. Tutti sono interessati al sesso. Tutti sono ossessionati dal sesso. Ma quanti lo sanno fare, veramente? quanti se lo vivono con naturalezza, che poi è questo il saperlo fare?”
Kitty alzò gli occhi al cielo e sospirò. Special nel frattempo continuava.
“Guarda quel cartellone pubblicitario. E quell'altro. Se non c'è una modella mezza nuda, c'è la chiave per ottenerla. Una macchina di lusso. Dei gioielli. Centri estetici. La gente è in balìa della pornografia. Molti vanno a mignotte, sempre più a transessuali. Tutti hanno in mente il sesso, e quasi solo questo. Guarda quel tizio della macchina di fianco. Crede che quel suo nuovo taglio di capelli gli aumenti le probabilità di fare del sesso, ah ah! Poverino. Guarda quella cicciona coi leggins che attraversa la strada! Crede che strizzarsi i lardi gli attiri qualcuno, e magari andrà pure a finire così. Ma nessuno dei due ha negli occhi quello che realmente pensa. Hanno imparato fin da piccoli a darsi un contegno. A nascondere più di ogni altra cosa la ferocia con cui vorrebbero procacciarsi gli orgasmi, prima del cibo. Ma nessuno lo fa. Nessuno salta addosso a nessuno, perché non si può. Proprio in un paese bigotto come questo, l'Idea funzionerebbe.
Non se ne parla. Mai. Questo è un indice per valutare quanto sia un problema grave. Tutti parlano di qualsiasi sciocchezza, la vena del proibito ha esaurito il suo oro da tempo. Il futuro è nel taciuto. Non si sa più toccare, non si sa più manipolare un seno, non ci si sa più concedere il proprio tempo. Le gambe della donna stanno lì a ostacolare l'azione, e nessuno osa spostarle. Ci si bacia meccanici. Ci si lecca distratti. Finché non è ora dell'Atto. Che diventa la sublimazione dei problemi. Con questo corso noi intercettiamo l'esigenza primaria del secolo. Nessuno più dovrà spaventarsi della propria erezione”.
5.
“L'ufficio marketing dovrà badare a ciò che fa. Il prodotto venderà da sé, la campagna dovrà ricalcare il silenzio che sugella l'argomento. Basta un accenno, tutti capiranno. Questa è l'unica cosa rimasta colpevolmente segreta. Qualsiasi parola esplicita al riguardo sarebbe bandita dall'attenzione. Pills, viagra, penis. Siamo allenati a cestinare l'interlocutore, qualora ne faccia menzione. Un firewall mentale, che gira e va da sé. No. Parte la pubblicità, e stavolta al terzo secondo di silenzio tutti capiranno. Tutto è stato detto, tranne l'innominabile.
Pensaci su, solo per un attimo. Guarda dal finestrino, guarda la gente. Tutta. Molta di quella che vedi ha in questo momento un'erezione. Blanda, magari. Oppure, se è una donna, di certo nel quotidiano coglie spunti che le irrorano l'intercoscia. Basta uno stimolo minimo per pensare al Sesso, ammesso che non ci si stia già pensando.
Eppure, quando si arriva al dunque, quegli umori, quelle erezioni si bloccano. Una volta espletabili, si sorprendono di esse stesse e s'imbarazzano. Non sanno, o non ricordano più come si prosegue.
Quando il Problema capita a te, non puoi credere che riguardi qualcun altro. Non riesci a crederci, quando il tuo vicino non sembra badare mai alla qualità della sua erezione, nel quotidiano.
Pensa a questo spot.
Siamo in ufficio, e tu sei il Direttore.
Osservi quel tecnico alle prese col distributore di caffè. Guardi la sua espressione. Si concentra sull'ugello, bada alla consonante, non equivocare. Guarda! ora invece è rivolto alla tua segretaria. Le parla. Sorridono. Vedi forse ombre sul suo volto? Credi che riuscirebbe così disinvolto se avesse fatto cilecca, ieri notte? No-no: egli funziona. Beve quando ha sete, si copre quando ha freddo. Scopa - pardon - quando deve. Hai mai visto quanti preservativi lasciati sull'asfalto? gente che non sta tanto a creare condizioni, che non si cura di atmosfere. Parte e arriva.
Ma sai qual è il trucco? Lo sai?
Io lo so. Io l'ho capito. Ci sono riuscito, perché ho avuto coraggio, e sono andato fino in fondo. Andare fino in fondo, da soli senza alcuna costrizione, fa paura. Io l'ho fatto, e adesso sarò ricco, com'è giusto. Vuoi farmi compagnia?
Torna a guardare quel torello che fa forza sul suo cacciavite. Guardalo, guardalo portare quei baffoni da divo del porno anni '70. Sai in questo momento cosa gli frulla per la testa? Te lo dico io, perché io l'ho capito. Lui guarda la tua segretaria, la vede andar via. Poi si gira verso la parete a vetri del tuo ufficio e guarda te. Che sei in maniche di camicia, la cravatta allentata. Hai in mano un foglio, lo leggi da sopra gli occhiali. Ti soffi via dalla fronte un ciuffo di capelli. Premi un pulsante, ecco che arriva lei, la tua segretaria. Sorride professionale, ti ascolta. Annota quello che hai detto. Si congeda, e nel girarsi infila per te la sua camminata migliore. Si chiude alle spalle la porta.
Sai cos'ha in testa quel poveraccio manutentore dei caffé? vorrebbe avere il tuo potere. La tua sicurezza. Le tue possibilità. Guardalo, sei il suo dio. Di certo ritiene giusto che il fortunato sia tu. Tu, che hai i mezzi per portarla chissà dove. Tu, che le farai sentire raffinate selezioni musicali, amplificate allo stato dell'arte dal lettore della tua fuoriserie.
Sai cos'hai invece in testa tu? Solo invidia per quell'ottuso montatore, che non si farebbe i tuoi problemi.
Tu invece approfitti del tuo carisma per non sbattertela sulla scrivania, e scopartela a sangue. Perché non sai se riusciresti. Se verresti dopo pochi secondi. O se magari, dopo troppi minuti inizieresti a sudare incontrollato, e a deconcentrarti. E non potresti accettare di perdertelo così, il tuo carisma. Con le risatine nei corridoi che ne conseguirebbero, e che spesso sentiresti solo tu.
E così via, tutti si invidiano, nessuno riesce. Nessuno che rompa la catena dei silenzi che ho scoperto io. Io l'ho scoperta, e ora te la porgo. Vuoi essere tu a sfruttarla con me? Un Corso di Erezione. Docenti scelti. Personale qualificato. Manuali accessibili, esercizi progressivi. Per tenere a bada l'Ignoto ci vuole un metodo.
6.
Corsi del Cazzo e fulmini Gioviali.Arrivati a questo punto, ammettiamolo, ti sei perso.
Addentrato in tecnicismi, in ragionamenti di marketing, presto è sopraggiunta la noia. Ed è un peccato. Perché ti sei perso le espressioni e il gesticolare di Special. Che sarà tenero e buffo, ma quando s'infervora riesce a fare breccia e addirittura a ffascinare perfino una dura come Kitty.
Ma tu non c'eri, e ormai sei distratto. E adesso ti frulla in mente solo un idea.
'Ma questi due hanno mai scopato, oppure no?'
Il che dimostra, se necessario, la bontà dell'intuizione di Special. Tu pensi sempre al sesso. Tutti pensano solo al sesso.
Quanto a quei due, solo uno sprovveduto come te poteva immaginare che tra Kitty e Special qualcosa fosse successo mai. Una volta si erano baciati. Sulle labbra. Era capitato che Kitty avesse una disillusione. L'ennesimo tizio che l'aveva ottenuta, sparendo subito dopo. Il che dimostra ancora che perfino una dura come Kitty, che si ritiene al di sopra di facili lusinghe, di fronte alle proprie debolezze è nel sesso che ha i suoi punti più deboli.
Baciandosi, immediatamente avevano avuto entrambi la sensazione di una cosa strana. Colla velocità delle comunicazioni elettriche. Special aveva ricordato quel primo bacio in bocca che una diciannovenne gli aveva somministrato, esasperata dai suoi titubamenti di ventiquattrenne imberbe.
In quel frangente, la cosa che più lo aveva impressionato era stata lo stupore che le loro bocche, le labbra e le lingue, avessero praticamente la stessa temperatura.
Lei aveva provato quel vago turbamento, soporifero e innaturale, di quando appena adolescente s'era baciata con un cugino più grande.
Nessuno dei due ci aveva mai riprovato, né alcuno dei due desiderava davvero riprovarci. Ciò non toglie che Special nutrisse una gelosia inconsapevole ma intensa, per le storie di letto di Kitty. E che Kitty lo stesse accompagnando al primo appuntamento con il ricco proprietario di una struttura didattica, interessato a lanciare nuovi corsi alternativi. Protestava su tutto, ma era in quella macchina e lo stava accompagnando.
Ma tu scuotiti; e torniamo alle arringhe di Special, che tanto stanno per finire.
7.
“Ho già la campagna pubblicitaria pronta. Stampiamo flyer, compriamo spazi sui giornali, secondi preziosi nell'etere. Su sfondo nero, o dal silenzio, una sola voce, una sola scritta.
eRection day.
Poi, la data e il luogo dell'incontro. Hostess all'accoglienza, docenti tra i 40-50. Giovanili, ma rassicuranti nella loro competenza. Niente camici bianchi, il nostro non è un problema idraulico. La medicina viene bandita, qui s'insegna Socialità. Il corpo femminile, o maschile, da boia che era, si fa complice. Ci si sorride, si ritrovano spazi. Ci si interrompe per giocare. Si riprende sintonizzandosi. La ricezione migliora di volta in volta. Ecco che lo stato della propria erezione preoccupa quanto la pieghevolezza del proprio gomito. Si reimpara il Gesto. Ci si accorge che andare in bicicletta o imparare a nuotare era stato di gran lunga più difficile. Si assegnano compiti per casa, alla portata di tutti. Il traguardo finale, la completa scioltezza, viene procrastinato a un lungo apprendistato. Il tempo dell'Erezione è posposto. Adesso, nell'immediato, non c'è pericolo.
All'iscrizione si riceve un tesserino. Sopra, i simboli della segretezza massonica. Un profumo al posto dell'astrolabio. Una guêpière in luogo del compasso. Mostrato, esso dimostra la propria appartenenza al Progresso. Ispira affidabilità. Apre le porte della socialità, del piacere. In una parola: rassicura. Chi lo esibisce, tiene al suo benessere e a quello altrui. S'impegna a fondo per conseguire la Piacevolezza. Offre prospettive. Non può ricevere dinieghi. Non se si ha classe. In breve, si crea un'appartenenza, previo esborso di una ragionevole quota sociale. Noi dobbiamo solo essere lì a raccoglierla.
È l'Idea del secolo. Cos'altro dovrebbe finanziare, un imprenditore? Corsi di Chitarra?
Chitarra. Non è assurdo? come se uno adesso avesse altrettanta urgenza di, che ridere, 'Studiare Chitarra'. Oppure, perché no, 'Aguzzare Triangoli'. O magari, 'Dipanare Tendopoli'.
Improbabile. Torniamo pure a scuola, ma facciamolo con la maturità e, aggiungerei, la leggerezza dell'età adulta. Senza pagelle, quadri, promozioni o bocciature, ricevimenti dei genitori.”
Kitty è posseduta da due emozioni, lancinanti nella loro contraddizione.
Da un lato, ritrovarsi affascinata dalle argomentazioni e dalla dialettica di Special.
Dall'altro, conoscerne le pigrizie, e le inconcludenze conseguenti.
Decide di sbloccarsi, nel seguente modo.
“Comunque, ammesso che tu abbia ragione, non sei il solo che mediti sciocchezze tanto spettacolari.
Shangai per esempio è già in trattative con un tizio, pieno di soldi, che gli sarebbe socio alla pari; e per lo stesso scopo.
Me lo ha detto ieri sera.”
8.
Corsi del Cazzo e fulmini Gioviali.“Ma – come?
Quando l'hai visto, Shangai?”
Questo ribattè Special, completamente reciso dalla sua dialettica, ammesso che ne avesse mai avuta una, ora che si sentiva staccato dallo spazio-tempo come mai gli era capitato.
Giusto per temporeggiare dinanzi alla disfatta professionale con una domanda che non c'entra niente. O almeno così credeva, per adesso.
Special era più che sicuro che, del suo progetto, non si era mai fatto sfuggire nulla. Se non con Kitty.
Come pure, era abbastanza certo che lei non ne avesse parlato in giro. Non era tipa da dire qualcosa a qualcuno, Kitty. Mica per lealtà nei suoi confronti. Quanto piuttosto perché si sarebbe molto stupita dinanzi all'opzione di non farsi gli affari suoi. Tanto meno l'avrebbe detto a uno come Shangai. Insieme non ne avevano mai parlato, ma era sicuro che Kitty non avesse alcuna considerazione delle capacità intellettive di Shangai; mentre sentiva che, per quanto deridesse lui ogni volta che poteva, lei ne stimasse l'acume e le intuizioni, pur non perdendo occasione per deriderne le inadempienze.
Questo Shangai. Non puoi avere un quadro, se non sai chi era Shangai.
Shangai era uno. Grosso e lento, brutto e in genere non molto pulito. Spesso insieme a Special e Kitty, non si poteva dire di quale dei due fosse davvero amico. D'altronde, erano amici Kitty e Special?
Amici. Che grossa parola.
Fatto sta che Shangai spesso era lì, ai loro convegni. Si andava a un concerto, e Shangai era lì. A cena fuori, e Shangai era presente. Faceva freddo o pioveva o si era stanchi, quindi non andava di uscire e si optava per un filmetto. C'era anche Shangai.
Il quale Shangai spesso si addormentava, a riprova di quanto con loro si divertisse. Si addormentava proprio di brutto, iniziando sonoramente a russare.
Sulle prime, Special e Kitty si giravano verso quel russare. Poi si guardavano, e si sorridevano. Quei due erano quasi carini, quando si sorridevano così. Sembravano complici, quasi. Poi capirono che dovevano fare un passo.
Special si alzò, e mise con cautela la sua sigaretta fra le dita di Shangai, che nel frattempo russavano ignare sul bracciolo della poltrona.
Kitty, che non era tipo da non raccogliere una sfida, prese il largo cappello da diva eccessiva di Hollywood con cui era arrivata, e con delicatezza glielo adagiò sulla testa.
Special, eccitato, andò all'armadio. Ne trasse un mazzo di carte da poker e ne scelse tre jack, che posizionò a ventaglio tra le dita della mano senza sigarette.
Kitty si guardò intorno e poi corse in bagno. Ne tornò con vecchia rivista femminile, e gliela aprì con prudenza sulle gambe.
Quello che da quel giorno in avanti fu Shangai, non si svegliava. Il gioco era procedere un pezzo alla volta. Perde chi causa il risveglio del tabellone.
Da quel giorno, non si usci più. Si era sempre stanchi, o fuori minacciava sempre di piovere, o c'era sempre un film che ancora non si era visto. Anche quando era un brutto film – anzi, soprattutto se era un film brutto, immancabilmente dopo la prima mezz'ora iniziava una nuova partita.
La prima, nessuno si ricorda chi la perse. L'avevano vinta entrambi. Poco importava chi dei due ne avesse causato la fine – coincidente con una pupilla che si muoveva nell'occhio appena aperto, e dalla bocca un infastidito “Porcodio”.
9.
Corsi del Cazzo e fulmini Gioviali.“Ieri sera, ci siamo visti”.
“Non può essere! Ieri m'ha detto che si doveva vedere con una che aveva puntato da un sacco di tempo, e che pareva che finalmente gliela stesse per dare, e che era inutile che mi diceva come si chiamava perché tanto non la conoscevo”.
A questo punto, Kitty era esasperata. Più che da Special, dall'evidenza oramai conclamata della sua debolezza.
“E invece la conoscevi, a quanto pare! E comunque quello è cretino pure più di te, ma almeno è concreto, e quando decide di fare una cosa la fa; e quando quella cosa la vuole da una, ci va e glielo fa capire.
Tu parli la tua vita, e non la vivi. Preferisci astrarre perfezioni, piuttosto che rischiare di vivertele sul serio. Il pensiero di qualcosa in meno di ciò che solo riesci a immaginare ti paralizza. E quindi, torno a chiedermi: perché sto in questa macchina ad accompagnare a fare una cosa inutile un inconcludente come te?!”
Special a questo punto è morto. Inutile andare avanti nella narrazione, perché quando uno muore, muore. Così, di botto: Zot. Come un fulmine Gioviale. Così piace al Fato, quando decide di recidere uno di quei fili lì. Come si chiamavano, quelle vecchie orribili che si studiavano al Ginnasio. Le Porche.
Un interruttore spento, che apre il circuito e blocca le correnti. Un rubinetto chiuso, che le acque le spezza più naturale e comprovabile di mille divinità polverose e vendicative.
La morte è l'improvviso nulla. Lo Zero al denominatore rende infinita ogni infima vita che di stargli a numeratore abbia disgrazia.
Muore Special e muore il racconto. Muore il lettore e muore il narrante.
Perché quello che sembri non aver pienamente afferrato è che Special Guest ero io.E Kitty 'Sync' Hulah, invece eri tu.

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