Magazine Diario personale

Corsi e ricorsi, pericoli e rimorsi _ Meditazione n.9

Da Icalamari @frperinelli

Corsi e ricorsi, pericoli e rimorsi _ Meditazione n.9Daryl Hannah manifesta contro il fracking

Prologo

E, prima di Daryl Hannah, attivista contro il fracking (la modalità estrattiva di shale gas e oil che galvanizza l’America), nella consueta orgia di immagini televisive (anche fossero orge vere dopo un po’ mi appisolerei), e dunque quasi indistinguibile dal rumore di fondo, avevo sentito la viva voce di una qualche nostra esimia rappresentante istituzionale (con la carica di sotto-reggi-qualche-cosa-ministeriale) esclamare, entusiasta: “la vera novità consiste nel raggiungimento dell’indipendenza energetica degli Stati Uniti!” Come se fosse una notizia certa, e soprattutto cosa di cui giorire.

Avevo verificato subito: non è (ancora) così.

Proprio qualche giorno fa ho scritto di getto questo post, notando una certa tendenza all’indirizzamento, attraverso i media, dell’opinione pubblica verso una particolare interpretazione dei fatti, su una questione sulla quale invece bisognerebbe stare bene all’erta.

Prefazione

Prima di proseguire, mi piacerebbe tediarvi quel tanto che consenta ai vostri nervi di surriscaldarsi alla temperatura giusta. Facciamo un salto indietro di qualche secolo.

Senza nemmeno scomodare Wikipedia, il comodo volume Classi-Dahl dell’enciclopedia rossa de La Repubblica*, più a portata di mano, riporta:

(il colonialismo) nell’arco degli ultimi quattro secoli di storia è [...] un unico fenomeno di lunga durata [...] La continuità è rappresentata dalla tendenza espansionistica e dominatrice dell’Europa e la rottura dalla novità che la rivoluzione industriale comporta anche in campo coloniale, oltre che dall’emergere, tra il sec. XIX e il XX, di altre potenze extraeuropee come gli stati Uniti d’America e il Giappone (venuto in contrasto con la Russia zarista che si espandeva in Asia). La caratteristica principale [...] è che esso ha adesso come suo raggio d’azione tutto il mondo e agli inizi in modo particolare le Americhe, il sub-continente indiano, l’Indonesia e la costa occidentale dell’Africa e come centro propulsore l’Europa occidentale.

Insomma, la storia spostava il baricentro dalla vecchia Europa alle propaggini più estreme del mondo, avendo come caratteristiche principali

[...] uno sfruttamento meramente parassitario delle terre conquistate [...] (o anche) più attivi comportamenti connessi al mercantilismo. [...] Il passaggio dalla prima alla seconda fase della colonizzazione corre tra la fine del sec. XVIII e l’inizio del XIX. Si può dire che la rivoluzione industriale sorge anche grazie alle risorse e alle ricchezze accumulate con le attività coloniali [...] ed è condizione di una nuova lotta per l’organizzazione, il possesso e il controllo dei territori non ancora sotto pieno dominio coloniale.

Sorvolo su quella che ottimisticamente viene descritta come “fine del colonialismo”, la voce si chiude individuando nella “globalizzazione” il logico propagatore del virus colonialista. Amen e così sia, non c’è limite ai corsi e ai ricorsi, come insegnava Giambattista Vico.

Dissertazione

Questa sarà una delle mie ultime meditazioni agostane (o forse l’ultima), e ne sono piuttosto felice. Per quanto utili a sostenere i momenti di maggiore empasse, non sopporto a lungo la monotonia e la ripetizione. Per questo motivo amo l’avvicendarsi delle stagioni, ma non il fatto che di quattro in quattro continuino a ripetersi. Perché mai non si trova il modo di rendere meno prevedibile questo rotolamento a valle, estate dopo primavera, dopo inverno, dopo autunno, dopo estate ancora? Gli astronomi, dipartita la Hack,  battono la fiacca? Si mettano in moto i rivoluzionari, ohé!
Guardate che dal rumore di fondo riesco a distinguere le vostre voci, o voi che tramate nell’ombra digrignando i denti. So che ci siete, però non combinate niente. Allora fateci questo favore: di quando in quando, come i rivoluzionari francesi del Settecento, datevi da fare per cambiare perlomeno date e nomi, se non all’intero calendario, quantomeno alle stagioni.
Alternatele a gruppi di sei, ad esempio.
Vi costa tanta fatica immaginare di prendere le redini del paese, se non per instaurare la vostra dittatura, alta o bassa che sia, almeno per sferzare col vento di una nuova primavera le sfortunate masse, e istituire, chessò, per una durata massima di sei o sette anni, o fino a nuova rivoluzione, un’alternanza che suoni come questa:

Freddata (gennaio e febbraio),
Sbrinata (marzo e aprile),
Tiepidina (maggio e giugno),
Calorosa (luglio e agosto),
Caduca (settembre e ottobre)
Letargica (novembre e dicembre)?

Io prenderei subito sottobraccio il moschetto dell’avo per sostenere i vostri assalti al Palazzo d’inverno (che andrà ribattezzato Palazzo Letargico), di sicuro.

Perché non riesco a leggere un libro o guardare dall’inizio alla fine un film che non sia meno che anticonvenzionale, non sopporto quelli di genere (quali che siano la trama e l’intreccio), i sequel, i porno (letterari o cinematografici) e i telegiornali. Non per snobismo, sia chiaro, ma per autentica insofferenza, di quelle che fanno venire le bolle.
Dunque, è con una confezione di cortisone sottobraccio, che mi accingo a completare questa meditazione, un autentico atto di autolesionismo, sia perché voi non leggerete mai tutto fino in fondo, sia per il fatto che devo riprendere un argomento già affrontato per smentirmi da sola. Poi deploro gli onanismi mentali.

Ecco il post

Il punto è che ho incontrato un amico, incidentalmente studioso delle tendenze energetiche a scala globale. Sono sempre stata affascinata dagli imperscrutabili disegni sottesi all’apparente estraneità  tra loro di temi come la fame nel mondo e la compravendita di armi, per dirne una, e la conversazione mi è apparsa appena appena più sostenibile di una vertente sulla situazione politica italiana.

Ha domandato (al vento) il mio amico:
- Per quale motivo grazie agli enormi sacrifici degli strati già vessati della popolazione, ci raccontano che la crisi sta finendo, anzi, per alcuni stiamo per risalire la china, ma intanto il debito pubblico è aumentato spropositatamente? Ci stanno forse prendendo per il chiulo?
- Immagino di sì, amico mio-, ho risposto, perché non riesco a credere alle teorie sul complottismo di matrice estera fino in fondo. Le nostre questioni sono piccolezze, se si solleva lo sguardo di qualche migliaio di chilometri.

Parlando parlando, si è proseguito, poi, così:
Altro che complottismo, più adatto a spiegare la situazione in Siria. L’Italia, come tutto il vecchio continente, regione indebolita e avviata alla senilità, storicamente è sempre stato il vaso di Pandora, dunque meglio restarne fuori, in un atteggiamento di osservazione vigile. Al colonizzatore conviene non intervenire, o tutt’al più dare una mano per tenerci frammentati.

Intanto il baricentro del pianeta sembra che veramente rischi di spostarsi nell’Oceano Pacifico, a metà strada tra Stati Uniti e Canada (che vantano riserve ingenenti di shale gas e shale oil e sono del tutto intenzionate a sfruttarlo, in barba ai rischi ambientali et similia e con buona pace degli amici di Daryl Hannah, e potrebbero ritrovarsi, entro poche decine d’anni, monopolisti indisturbati) e Cina, che della loro energia sarebbe la principale acquirente (previa predisposizione di vie adeguate per il trasporto sottomarino, but… where there’s a will, there’s a way).

L’amico mio mi ha detto che già alcune aziende riportano la produzione in patria statunitense, profilando futuri danni per il Medio Oriente che ha, sì, ancora dalla sua scorte di greggio di tutto rispetto, ma non per molto. Avrebbe da temere perfino l’Arabia Saudita, che pure vanta un buon grado di gemellaggio con gli USA, che rischia di trovarsi prima o poi alla porta una pressione demografica insostenibile per gli attuali equilibri socioeconomici del paese.
Per non parlare della Russia, che soffrirebbe non poco della concorrenza dei giacimenti presenti in Polonia e Ucraina (in Francia sembra che, per ora, l’attenzione alle questioni ambientali sia più forte delle prospettive di sfruttamento economico dei suoli).
In definitiva, gli scenari sembrano prossimi a cambiare radicalmente, e non saranno cambiamenti da poco.

E dunque, dato che dalle nostre parti resteremmo ulteriormente defilati rispetto al resto del mondo, perché non cogliere l’occasione, in perfetta autocrazia, non dico per dare una raddrizzata al Sistema, che quella è una chimera, ma almeno per mettere mano alla monotonia delle stagioni?
Voi, rivoluzionari carbonari, non considerereste l’ipotesi di sollevare allora, non dico una Primavera, ma almeno una Tiepidina Italica?
Oppure temete che avreste dei rimorsi?


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